il manifesto 18.11.16
Buona scuola e referendum, 70mila No scendono in piazza in tutta Italia
Scuola. Più di 50 le città coinvolte dalle manifestazioni studentesche. E il 27 si replica
di Roberto Ciccarelli
Settantamila
studenti ieri hanno manifestato in più di 50 città contro
l’alternanza-lavoro, resa obbligatoria dalla «Buona Scuola» e per il No
al referendum costituzionale del 4 dicembre. «Non saremo schiavi» era lo
striscione di apertura del corteo di Torino dove, in piazza Castello,
alcuni manifestanti hanno scaricato sacchi di letame davanti a una
filiale di McDonald’s, una delle multinazionali che hanno sottoscritto
con il ministero dell’Istruzione un protocollo sui tirocini obbligatori
degli studenti in azienda.
«È un regalo fatto alle imprese, a noi
studenti resta soltanto la fregatura di lavorare gratuitamente e senza
alcuna tutela» sostiene Silvia Basano (Fronte gioventù comunista). A
Roma in migliaia sono arrivati al ministero in viale Trastevere e hanno
chiesto «il ritiro dell’accordo tra Miur e grandi aziende perché gli
studenti andranno a lavorare gratis per imprese come McDonald’s, Zara,
Eni e Poste Italiane senza rimborsi né garanzie». Azioni di protesta e
flash-mob sono stati organizzati in tutto il paese già l’11 novembre
dalla Rete della Conoscenza e, il 15 novembre, dalle Camere del lavoro
autonomo e precario.
Per il ministro del lavoro Giuliano Poletti
«la protesta è assolutamente sbagliata, l’alternanza scuola-lavoro – che
non è un anno, ma degli ultimi tre anni della secondaria superiore – è
la possibilità di costruire delle conoscenze e di fare esperienze». Tra
le «opportunità» e le «competenze» da sviluppare – così si esprimono i
protocolli firmati – rientra il saper friggere patatine o assemblare
panini con ketchup o maionese. Secondo un monitoraggio del Miur 630 mila
studenti sono stati già coinvolti nei tirocini in azienda. Entro tre
anni, sarà obbligatorio per tutti gli studenti italiani: 1,5 milioni.
Una
ricerca Cgil, Flc Cgil e Rete degli Studenti Medi, realizzato dalla
Fondazione Di Vittorio, ha accertato l’occasionalità dell’alternanza
scuola-lavoro e la mancanza di un progetto complessivo.
La
stragrande maggioranza è nata in modo occasionale e non risponde a una
progettazione pluriennale. Scarso è il controllo sul valore formativo
dell’esperienza. Non sono stati definiti criteri e procedure di
accreditamento delle capacità formative delle strutture ospitanti.
Critiche anche alla legge di stabilità che stanzia qualche spicciolo in
più per scuola e università. Per l’Udu la no tax area per studenti
universitari è troppo poco inclusiva per essere efficace. Critiche anche
ai criteri con i quali saranno attribuite le «superborse» ai 400
studenti delle superiori, il bonus ai 18enni, e alle 500 «cattedre
Natta».
Ieri a Valle Giulia, alla facoltà di architettura della
Sapienza di Roma, il sottosegretario Tommaso Nannicini ha partecipato a
un incontro organizzato dalla Rete 29 aprile dove ha risposto alle
obiezioni contro il criticatissimo provvedimento con il quale Palazzo
Chigi nominerà i commissari che esamineranno i «super-prof». In un
question-time durato oltre due ore Nannicini ha ribattuto alle serrate
argomentazioni dei sindacati (Flc-Cgil, Uil, Cisl tra gli altri), della
rivista Roars, dei dottorandi dell’Adi, degli studenti di Link e Udu.
Per loro le «cattedre Natta» sono una sospensione del principio
costituzionale dell’autonomia universitaria e una misura che delegittima
i criteri del reclutamento. Invece di misure straordinarie,
l’università ha bisogno di fondi per il funzionamento ordinario. Per
Nannicini, invece, si tratta di un «programma sperimentale di premio al
merito basato sulle chiamate dirette dei docenti». Il governo andrà
avanti su questa strada.
Quelle di ieri sono state anche
manifestazioni contro la riforma costituzionale definita
«antidemocratica» da Francesca Picci, (Unione degli Studenti): «La Buona
Scuola è stata una riforma fortemente autoritaria, non lasceremo che
Renzi introduca nella Costituzione lo stesso principio». Domenica 27
novembre, insieme a molte altre sigle e movimenti sociali, gli studenti
torneranno a Roma in un corteo nazionale per il «No sociale».