Il Fatto 7.11.16
La vera incognita sarà far coesistere l’America di Donald e quella di Hillary
di Antonio Padellaro
C’è
un complotto mondiale degli indecisi. Non bastasse l’alto numero di
incerti che nelle urne referendarie potrebbero minare l’affermazione del
No a favore del Sì, sembra che la perplessa categoria dello spirito
che manda in vacca i sondaggi potrebbe perfino determinare, sul filo di
lana, la vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton. Sostiene Massimo
D’Alema che se proprio dovesse scegliere preferirebbe un disastro
nazionale (l’approvazione della costituzione renziana) alla catastrofe
globale provocata dall’arrivo alla Casa Bianca dell’incubo dalla
capigliatura arancione. Che comunque, sia che vinca sia che perda,
rappresenta come in certi western un masso sui binari del mainstream su
cui il sistema Usa viaggia da tempo immemorabile. Bisognerà infatti
chiedersi in che modo dal 9 novembre potranno mai coesistere l’America
profonda che ci descrivono impoverita e dunque frustrata e dunque
rabbiosa fino al punto di fidarsi di un demagogo che mescola le idee di
un talk show con quelle del Klu Klux Klan con l’altra America, quella
che semplicemente aborre tutto ciò. Ma soprattutto: come ha fatto il
mondo di Trump a crescere senza che a Washington o al New York Times
nessuno ci facesse caso? La Clinton ha nell’armadio una notevole
antipatia, oltre ai vari scheletri, ma resta incomprensibile la
possibilità che alle masse elettorali che sembrano uscite da Un
tranquillo weekend di paura possano unirsi molti altri americani
“normali” stufi delle solite facce e magari desiderosi di vedere (con
Donald) l’effetto che fa. Una cosa è certa: chiamarli populisti non
basterà a farli scomparire.