sabato 5 novembre 2016

Corriere 5.11.16
La Leopolda
Referendum, Cuperlo pronto a dire Sì dopo le modifiche all'Italicum
Sinistra pd divisa, l’ex presidente potrebbe sottoscrivere la bozza di riforma della legge elettorale
di Monica Guerzoni

FIRENZE - Alla Leopolda il leader del Pd approda per «incrociare degli occhi amici», per sfuggire «alla politica dell’odio», per attingere alle sorgenti del renzismo la forza di affrontare l’ultimo miglio della campagna referendaria. «Questo è un luogo in cui si ritorna e dal quale si riparte», scandisce dal palco il premier alle 22.30, al fianco dell’amico ritrovato. Ed è la gag con Matteo Richetti, a suo agio nei panni sartoriali di alter ego di Renzi, a chiudere la prima serata di una tre-giorni in versione low cost e low profile.
La paura del flop e la «Leopolda pancia a terra»
Tornano i tavoli di lavoro e tra i leopoldini serpeggia, per la prima volta, la paura del flop. E se Renzi perdesse il referendum? E se la settima edizione fosse anche l’ultima? Tocca al capo del governo fugare le ombre, a colpi di battute. I poteri del premier? «Lascia stare... quelli non me li hanno dati». Il governo con Verdini e Alfano? «Vergogna! Mentre voi volete fare il NO con Casa Pound e Brunetta...». Ed è solo l’inizio, perché domani si toglierà «due o tre sassolini dalle scarpe». Fuori, la stazione è blindata dalle forze dell’ordine. Il comitato «Firenze dice NO» è furibondo per il divieto di manifestare a ridosso della Leopolda e minaccia di portare oggi tremila persone in piazza. Dentro va in scena quella che Richetti, chiamato ad aprire la kermesse dopo anni di freddo, battezza «Leopolda pancia a terra», che arruola ministri e parlamentari per sconfiggere il NO. Arriva Renzi e siede in prima fila accanto alla moglie Agnese. Lei è sommersa dai flash, lui si fa un selfie con la folla. Ecco Boschi, Delrio, De Vincenti, Bonafè. «E adesso il futuro» è lo slogan che svetta dal maxischermo sul palco, dove volano aquiloni e una lavagna evoca la «buona scuola».