Corriere 29.11.16
Il viaggio degli ovuli dalla Spagna «Ho 60 contratti con cliniche italiane»
di Simona Ravizza
Marbella (Spagna) . A Marbella col team della prima banca di ovociti d’Europa. La donatrice: felice di aiutare
Il
viaggio degli ovuli che permette alle coppie italiane di avere un
figlio con la fecondazione eterologa inizia in avenida Severo Ochoa, un
viale di Marbella a due passi dal mare, tra i tavolini all’aperto dei
bar che vendono tapas e i ristoranti che servono gazpacho e salmorejo.
Sulla facciata di un palazzo bianco, di fianco alle gigantografie di
donne incinte e neonati, svetta un cartellone: «Hazte donante de óvulos.
Tu generosidad será compensada». Diventa donatrice di ovociti. La tua
generosità sarà ricompensata. Dal 2012 a oggi all’appello hanno risposto
milletrecento donne spagnole, tra i 18 e i 30 anni: «Ho ricevuto un
compenso economico di mille euro — racconta una studentessa di
psicologia, 21 anni, in arrivo da Malaga —. Ma i soldi non sono stati
una delle motivazioni. Il fatto è che una mia familiare stretta ha avuto
problemi ad avere un bimbo...». Sono giovani come lei che forniscono
gli ovuli a un’Italia dove, a due anni e mezzo dalla sentenza della
Corte costituzionale che fa cadere ogni divieto, non ci sono donatrici.
In
avenida Severo Ochoa si trova Ovobank, la prima banca di ovociti in
Europa, il principale punto di riferimento degli ospedali e delle
cliniche italiane. La sua avanzata (e il suo business) nel nostro Paese
sta crescendo a un ritmo sorprendente: sulla scrivania del proprietario
di Ovobank, Enrique Criado Scholz, ci sono 20 contratti in attesa di
firma che vanno ad aggiungersi ai 40 già attivi (tra cui il Careggi di
Firenze e Pordenone). È un venerdì mattina di novembre e a Marbella è
una giornata come qualsiasi altra: sui computer del Dipartimento
internazionale compaiono una dopo l’altra richieste da Milano, Bologna,
Padova e Roma. Nelle email in arrivo vengono specificate le
caratteristiche delle donne che vogliono provare ad avere un bimbo con
il seme del partner ma l’ovocita di una donatrice: età, gruppo
sanguigno, altezza, tipo di pelle, colore dei capelli e degli occhi.
«Riceviamo tra le 100 e le 150 richieste dall’Italia ogni mese — spiega
Adelaida Gonzales Vazques —. Il nostro programma informatico seleziona
automaticamente la donatrice più compatibile dal punto di vista
immunologico e fisico». Così sui 600-700 ovuli prelevati e congelati
mensilmente nei laboratori, oltre il 60% è diretto nel nostro Paese. Ci
arrivano con un viaggio in auto di due giorni o un volo aereo. Ogni
consegna, sei-sette ovociti per paziente, vale tremila euro. «Non è una
vendita di materiale biologico (vietata per legge, ndr ) — chiarisce
Criado Scholz —. È un compenso per il processo di ricerca della
donatrice, stimolazione, prelievo e vetrificazione degli ovociti».
Il
lavoro più difficile è trovare le mujeres donantes che vengono
sottoposte a visita psicologica, ginecologica e analisi del sangue. Una
volta selezionate, come la studentessa di Malaga, non resta che
aspettare. Solo quando il matching viene portato a termine, ossia va a
segno l’abbinamento tra chi è disposta a donare e chi vuole ricevere,
s’inizia il procedimento vero e proprio: «La donatrice si sottopone a un
trattamento ormonale di 10-15 giorni, con punture nella pancia che si
farà lei stessa a casa — spiega Ana Yus Castán, coordinatrice della
Banca —. La giovane viene contemporaneamente una decina di volte alla
clinica per i controlli ecografici». Di qui il rimborso spese: «Non è
una cosa semplice, bisogna perdere giorni di lavoro o di studio —
ammette Criado Scholz —. Noi diamo la somma prevista dalla Società
spagnola di fertilità: dai 600 ai mille euro».
I minuti che
precedono l’ingresso in sala operatoria per il prelievo degli ovuli sono
il momento più delicato. Ginecologa e infermiere fanno sentire tutto il
loro calore umano alla chica prima che venga addormentata: l’intervento
dura una quindicina minuti (il risveglio avviene subito dopo e le
dimissioni sono in giornata). Gli ovociti sono passati al laboratorio,
collegato alla Chirurgia, dove gli embriologi li congelano nel giro di
poche ore e li ripongono in crio-contenitori ad azoto liquido a -196
gradi.
Tutto è pronto per il viaggio in Italia. Il sabato mattina,
il giorno della settimana scelto per le partenze, quattro al mese,
speciali casse rosa con la scritta Ovobank vengono sistemate in auto. A
bordo stavolta ci sono 180 ovociti, per 30 pazienti italiane. È un
carico da 90 mila euro. L’alternativa è un volo aereo (evitando il
passaggio sotto i raggi X). «In ogni caso la consegna è fatta a mano —
rimarca Criado Scholz —. Lunedì mattina arriveremo a Milano, poi a
Padova, Bologna e Roma». Un’app installata sul cellulare permette di
monitorare la posizione Gps dei contenitori lungo tutto il tragitto. La
studentessa di Malaga, il cui anonimato è obbligatorio per legge, sembra
davvero felice: «Ero molto nervosa, ma ho sentito una grande emozione.
Penso che non potere essere madre sia una sofferenza. Per questo è stato
un piacere aiutare donne che prima non riuscivano ad avere un figlio e
ora ci potranno provare».