giovedì 24 novembre 2016

Corriere 24.11.16
Gillo Dorfles, o l’arte di invecchiare
A 106 anni il grande critico ironizza sulla sua età: il segreto? Lo svelerò dopo la morte
di Giangiacomo Schiavi
Ha appena inaugurato una mostra, finito una biografia, presentato un libro, scritto una recensione. A 106 anni Gillo Dorfles, critico d’arte, medico, pittore, pianista, scultore, poeta, si concede un’ironia lieve sul suo essere un grande vecchio. «Come mi sento con i miei 106 anni? Sono obbligato a tenermeli — scherza —. Se cè un modo per invecchiare bene io non l’ho ancora trovato». L’intervista è un’anteprima del libro «Non ho l’età» di Giangiacomo Schiavi e Carlo Vergani da oggi in libreria per Guru .
G illo Dorfles, critico d’arte, medico, pittore, pianista, scultore, poeta. È arrivato a 106 anni e ha appena inaugurato una mostra, finito una biografia, presentato un libro, scritto una recensione. È un grande vecchio. Abitudinario. Ogni giorno, stessa ora, caffè, giornali, casa.
C’è un modo per invecchiare bene?
«Io non l’ho ancora trovato».
Come si sente con i suoi 106 anni?
«Sono obbligato a tenerli».
Com’è la giornata di un grande vecchio?
«Mi sveglio, lavoro, mangio, vado a dormire».
Che cosa pensa degli anziani che vogliono nascondere l’età?
«Sbagliano. L’uomo è stato creato per essere bambino, adolescente, adulto e anziano».
Le stagioni della vita...
«È bene che ogni persona si ricordi dell’età in cui si trova. Non serve mascherare gli anni».
A volte è difficile essere accettati.
«Da adolescenti si vorrebbe essere grandi, da anziani si vorrebbe essere giovani. Ma capovolgere il rapporto con la propria età è dannoso».
In che senso?
«Da giovani non si è ancora maturi, da vecchi non c’è più la freschezza di prima. Bisogna convivere e accettarsi».
È più difficile essere giovani o essere vecchi?
«Sono difficili entrambe le età. Una perché non si raggiunge quel che si vorrebbe raggiungere. L’altra perché non si può aggiungere altro a quel che è già stato raggiunto».
Si smette di sognare?
«Il fatto di sapere che non si vedrà un domani toglie molte intuizioni e curiosità. A una certa età le speranze di vedere il futuro diminuiscono».
È così per tutti? Non si può essere vecchi e sognatori?
«Dipende da persona a persona. Alla mia età ci sono pause di silenzio e di assenza».
Lo scrittore Philip Roth dice che la vecchiaia è un massacro...
«Questo è ovvio. La vecchiaia è un indebolimento delle varie facoltà, anche quelle mentali. I più fortunati, quelli che arrivano in tarda età ancora lucidi e con una fantasia vivace, sono una rarità».
Che cosa è stato importante per lei?
«La curiosità per l’ambiente».
C’è un segreto da rivelare?
«Non lo so, potrei dirglielo dopo la morte».
C’è qualcosa che le fa più paura di altro?
«Dipende dal grado di salute. Avvicinandosi alla fine ci si preoccupa di più».
Si cambia modo di vivere?
«Non è facile cambiare il proprio modo di esistere e pensare. Affiora una nuova personalità a seconda dell’età e dell’esigenza».
È un traguardo la vecchiaia?
«Bisogna vedere se si è raggiunto questo traguardo. Per molti non c’è nessun raggiungimento e allora la vecchiaia non può che dispiacere. Tanto più che il raggiungimento è quasi sempre illusorio».
Gli esperti dicono che usare il cervello è un modo per evitare il decadimento.
«Non è un merito usare il cervello, è una facoltà naturale. Ci sono quelli che a 40 o 50 anni ne hanno già abbastanza...»
E lei che cosa ha fatto?
«Io mi interesso alle varie mie aspirazioni, con ovvia diminuzione delle capacità di memoria».
L’arte, la musica, la pittura…
«Sono una buona compagnia, certamente. È importante avere interesse per quel che è nuovo. A una certa età c’è l’abbandono dei coetanei: ci si avvicina più ai giovani».
Tornerebbe indietro, se potesse, con gli anni?
«Sarebbe bello aggiustarsi. Ma non tutti pensano che siano migliori le età che precedono l’anzianità: per qualcuno certi anni sono stati i più brutti. Non è detto che la felicità sia tornare all’infanzia. Io non ci tornerei, meglio l’adolescenza matura».
Quando ha compiuto 100 anni, che cosa ha pensato?
«Non ero il primo caso, per cui non ho pensato niente. Il traguardo era stato già superato».
Il vissuto è un aiuto per una buona vecchiaia?
«Se il passato è stato gradevole, ci può essere una speranza in più per il futuro».
Gli anziani erano considerati meglio in passato?
«Non credo che nel passato gli anziani fossero considerati meglio. In superficie, forse. Ma nella realtà il vecchio saggio è sempre stato un finto idolo».
Perché?
«Fino ai 50-60 anni facoltà e conoscenze sono in progresso. Dopo c’è un inevitabile declino».
Si cristallizza l’intelligenza.
«Quando ci si accorge che è cristallizzata è troppo tardi per fare qualcosa».
Un desiderio particolare?
«Impossibile dirlo».
Molti cadono nella depressione.
«Tutta la vita viviamo con la depressione accanto. Sono poche le zone in cui non vince. Forse quelli che sono ottimisti o felici per carattere. Ma sono una minoranza. Io ho insegnato tutta la vita. Questo è stato importante, mi ha tenuto a contatto con i giovani».
Considera un privilegio invecchiare?
«Per la maggior parte è il contrario del privilegio».
Lei vive nel centro di Milano. Per un grande vecchio è meglio la città o la campagna?
«Apprezzo l’uno e l’altro. È bello vivere l’alternativa».
Legge ancora?
«Sono obbligato a farlo».
I demografi dicono che vivremo 120 anni...
«Poveretti».
Si è chiesto perché le donne vivono più a lungo degli uomini?
«Credo che sia un fatto ormonale. Ma c’è dell’altro: il desiderio di piacere. Questo rende più giovani. Aver perduto la voglia di piacere è un segno di invecchiamento».
C’è qualcosa di cui va orgoglioso?
«Non mi pare di aver fatto niente di particolare, che uscisse dalla norma».
Ha scoperto il kitsch...
«L’ho introdotto in Italia, sì, è stata una scoperta. Averlo definito forse è un punto di merito».
Lei crede, si è avvicinato alla religione?
«È un argomento che non mi riguarda».
Il tempo vola?
«Tutti i momenti della nostra vita o sono troppo veloci o troppo lenti».
Si diventa più buoni?
«Io credo che non sia vero».
Non le piace parlare del tempo. È vero?
«Il nostro tempo dipende da noi. Vuole sapere che cosa penso della noia? È un aspetto positivo. Favorisce i pensieri latenti».
Che cosa non le piace della società oggi?
«Dovrei scrivere un manuale».
Guarda la televisione?
«Certo. È uno dei mezzi di comunicazione più formidabili del nostro tempo, non possiamo farne a meno».
Montanelli ha detto: la vita più la svuoti e più diventa pesante. Condivide?
«È una bella immagine. È difficile mantenere a galla le proprie sensazioni e i propri ricordi senza che questi perdano con il tempo la loro intensità».
Che cosa pensa della rottamazione?
«Togliere cose inutili non è sbagliato. Ma a volte si elimina il meglio e si lascia il peggio».
Alla sua età si contano ancora i premi?
«Detesto i premi».
Si concede ancora qualche piacere a tavola?
«Amo il vino. Nero d’Avola e Cannonau. Gradisce?»