Corriere 22.11.16
«Il dolore accolto»
Il Papa, spiega Lucetta Scaraffia, pronuncia parole durissime sul peccato, ma salva il peccatore
di Paolo Conti
ROMA
Lucetta Scaraffia, storica e coordinatrice del mensile «Chiesa Donne
Mondo» de L’Osservatore Romano diretto da Gian Maria Vian. Cosa pensa
della decisione di Papa Francesco? L’aborto era o non era uno dei più
gravi peccati secondo la Chiesa cattolica?
«Attenzione. Chiariamo
subito un punto. Il peccato resta. Papa Francesco ne ha parlato
continuamente, in termini molto severi, e in diverse occasioni. Ma il
Pontefice distingue tra il peccato, verso il quale resta durissimo, e il
peccatore, che ha la possibilità di cambiare vita. La nuova norma
contiene un riconoscimento implicito alla sofferenza che ogni donna
prova dopo l’esperienza di un aborto. L’espiazione, fa capire Francesco,
è già cominciata in loro stesse col dolore che provano».
Ma
questa decisione di concedere a tutti i sacerdoti di assolvere il
peccato dell’aborto non rischia di «svilirlo» agli occhi dei fedeli?
«Assolutamente
no. Qualsiasi donna abbia abortito, sa quanto sia drammatico il peso
che si porta dentro: la ferita resta sempre, profonda e grave. Ora si
assicura la possibilità di entrare in una chiesa, magari in un impeto
improvviso e in base a una forte spinta interiore, e potersi confessare
ricorrendo al perdono e alla misericordia. Si cancella quel meccanismo
forse molto burocratico che affidava solo ai vescovi, e a taluni
sacerdoti autorizzati, la facoltà di assolvere il peccato dell’aborto. E
poi, come ha spiegato papa Francesco all’inizio del Giubileo
straordinario, molte donne hanno scelto di abortire ingannate da una
cultura diffusa che ha trasformato quel gesto in un semplice diritto, in
un gesto quasi normale. Papa Francesco ha deciso di non chiudere altre
porte, di non alzare altre barriere ma di aprire alla possibilità di un
perdono, di una riconciliazione».
Pensa che questo gesto contenga una «consapevolezza speciale» del Papa nei confronti del dolore delle donne che hanno abortito?
«Sicuramente
sì. La decisione del Pontefice è una forte dimostrazione della
conoscenza di un dramma che riguarda non solo le donne ma anche molti
medici, che a loro volta hanno problemi molto gravi. Un altro aspetto va
sottolineato: la donna smette di essere considerata la “grande
peccatrice” secondo una certa tradizione».
La decisione di papa Bergoglio può cambiare la percezione della fede cattolica?
«Non
c’è dubbio. Così come sta accadendo per i separati e i divorziati
risposati, la Chiesa si pone come una istituzione materna che accoglie i
peccatori reduci da tante sofferenze, piuttosto che come agenzia
dispensatrice di norme».
Ma il clero italiano, spesso molto
anziano e non sempre pronto ai cambiamenti, sarà capace di elaborare una
novità così rilevante?
«Mi auguro di sì. Dovrà affrontare questa nuova realtà. Non si può andare contro una decisione del Papa».