sabato 29 ottobre 2016

Repubblica 29.10.16
Pd diviso in piazza e sull’Italicum “Il ballottaggio ora non si tocca”
Guerini stoppa l’eliminazione del secondo turno. “Solo un’idea di Orfini”
I bersaniani e Cuperlo disertano la manifestazione di Roma a favore del Sì
di Giovanna Casadio

ROMA. «Non c’è un accordo per cambiare l’Italicum abolendo il ballottaggio, si deve ancora lavorare. La commissione sulla legge elettorale si rivede la prossima settimana con Cuperlo. D’altra parte in Parlamento la discussione ripartirà solo dopo il referendum». Lorenzo Guerini, il vice di Renzi nel Pd, frena. Oggi si confonderà tra i militanti in piazza del Popolo. La scaletta della manifestazione per il Sì prevede che sul palco sfilino le storie di studenti, famiglie, operai, imprenditori, atleti. I politici, i ministri saranno sparpagliati in giro, giù dal palco. Uniche eccezioni per Giusy Nicolini, la sindaca di Lampedusa, e Beppe Sala, il primo cittadino di Milano dove il centrosinistra ha vinto unito. Entrambi parleranno. Interventi e musica con la Nuova compagnia di canto popolare, l’Orchestra di piazza Vittorio, i cantori e musici di Amatrice, la Taranta di Antonio Castrignanò. Alla fine il discorso di Renzi. Nella piazza del Popolo mancherà un pezzo di Pd. Per la prima volta. Non ci sarà la sinistra dem, Bersani, Speranza, i bersaniani tutti e neppure Gianni Cuperlo. Lo strappo si sta consumando. Cuperlo fino all’ultimo ha insistito perché si arrivasse a un’intesa possibile nella commissione sull’Italicum prima della manifestazione di oggi. Cambiare la legge elettorale è infatti la condizione posta dalla minoranza del Pd per votare Sì al referendum del 4 dicembre. Altrimenti la decisione è di ingrossare il fronte del No alla riforma costituzionale. Ma è stato Renzi stesso a stoppare accelerazioni giovedì scorso: «La legge elettorale si fa per il paese, non per tenere insieme il Pd». Non si corre quindi per ricompattare il partito. Guerini conferma: «Non c’è ragione per avere fretta». E precisa: «La cancellazione del ballottaggio è nel modello elettorale presentato da Orfini e dai “giovani turchi”». Orfini è il presidente del Pd e la sua corrente rappresenta un pezzo di renzismo, che fa pressing per evitare la frattura nel partito e acquistare maggior peso.
I Dem si presentano alla sfida delle piazze per il referendum da separati in casa. Guerini aggiunge di essere fiducioso sull’accordo interno al partito. Altrettanto fa Cuperlo: «Renzi alle parole faccia seguire i fatti, tenterò fino all’ultimo». Tuttavia la distanza tra il Pd del Sì e il Pd del No è sempre maggiore. Su Twitter i renziani fanno circolare il manifesto della manifestazione per il No al referendum a Siracusa lunedì 7 novembre a cui parteciperà Pierluigi Bersani: «E aveva detto che non avrebbe fatto propaganda per il No!». L’ex segretario spiega che va in Sicilia per parlare di lavoro e di Sud, della locandina non sapeva nulla. Oggi sarà a casa, a Piacenza. Lontano dalla manifestazione (inizio alle 14) dove sono attese fino a 50 mila persone, arrivate con 350 pullman, 6 treni, 4 voli charter dalle Isole. Uno sforzo anche economico per il Pd. D’altra parte è il rush finale e anche la Leopolda (4,5 e 6 novembre a Firenze), la Woodstock del renzismo, sarà dedicata al Sì e all’orgoglio delle riforme fatte dal governo. Si comincia ricordando gli “angeli del fango”, nell’anniversario dei 50 anni dall’alluvione di Firenze.
E il fronte del No si organizza in cento piazze in tutta Italia oggi. Flash mob degli studenti per il No vestiti da senatori in via dei Fori Imperiali a Roma, che avranno come slogan: «Il potere nelle mani di pochi è un’idea vecchia di duemila anni». Calendario fittissimo di appuntamenti nei prossimi giorni. Il 3 novembre all’Università di Pisa l’Anpi ha organizzato un confronto per il No con la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, e Carlo Smuraglia. Titolo provocatorio: «Se vince il No ci sarà l’invasione delle cavallette?».