Repubblica 25.10.16
Virginia Raggi
“Non sono perfetta in tutto ma riuscirò a cambiare Roma”
La
sindaca fa il bilancio dei primi quattro mesi. “No alla logica dei 100
giorni, serve solo a dare una mano di bianco . Noi seminiamo”
Cannabis. L’Appendino ha firmato per la legalizzazione?
Non è un tema decisivo, io mi occupo d’altro
Non do retta ai giornali
Continuo a salire sul tetto del Campidoglio perché è bellissimo, a volte bisogna stare soli
intervista di Mario Calabresi
ROMA
SULLA SUA scrivania ci sono due cartelline, su una c’è scritto a mano
“documenti per la sindaca”, sull’altra “documenti per il sindaco”. La
prima domanda viene spontanea: «Come la dobbiamo chiamare? ». Virginia
Raggi risponde alzando le spalle: «Sindaco o sindaca è indifferente,
visti i problemi di Roma non mi sembra così importante e la cosa
francamente non mi appassiona ».
Alla guida di Roma da 4 mesi
sostiene di non aver niente di cui rimproverarsi ed è convinta di aver
imboccato la strada giusta: «Ho sempre rifiutato la logica dei 100
giorni perché questo ti spinge a dare solo una bella mano di bianco. Noi
abbiamo arato un terreno e cominciato a seminare, le prime piantine si
vedono già nascere».
Dai suoi risultati a Roma dipende molto del
futuro politico di M5S anche nella prospettiva di un prossimo voto
nazionale. Che obiettivo minimo si è data?
«Ne ho tre su cui mi sono
concentrata: trasporti, rifiuti e trasparenza. La situazione dei
trasporti a Roma è disastrosa e la prima urgenza è cominciare a
garantire un servizio degno: mezzi così vecchi e usurati che non si
possono riparare, per questo abbiamo preso 150 autobus nuovi in leasing.
La Metro C, la più nuova, ha un problema di disallineamento dei binari
che distrugge subito le ruote, qui bisogna fare lavori e manutenzione. I
mini autobus elettrici per il centro acquistati e mai usati, per
problemi alle batterie e al telaio, non sono utilizzabili e vanno
sostituiti, ma bisogna anche trovare chi ha sbagliato, colpire chi è
responsabile di questo sfascio».
L’altro tema caldo è quello dei rifiuti, qual è la sua ricetta?
«Ho
trovato una società che sembrava portata volutamente al collasso, l’Ama
era completamente paralizzata e dopo la chiusura di Malagrotta nessuno
ha mai pensato a delle alternative. Oggi Ama si occupa solo della parte
più onerosa, quella della raccolta dei rifiuti, e paga dei privati per
lavorazione, smaltimento e rivendita. Vogliamo chiudere il ciclo dei
rifiuti, far sì che Ama si occupi di tutta la filiera anche nelle parti
che possono essere remunerative. E poi rimettere in funzione i due
impianti di Salario e Rocca Cencia. Abbiamo bloccato tutto, ripulito le
vasche e stiamo facendo manutenzione. A breve si ripartirà».
È fiduciosa di farcela in fretta?
«Noi
ora ci troviamo a smuovere una montagna, ma lo faremo, non è un
problema. Certo ci vuole un po’ di tempo. Poi devo dire che non ho mai
visto tanti rifiuti pesanti, divani, frigoriferi abbandonati per strada.
Non so se vengono fatti dei traslochi, se tanta gente sta rinnovando
casa, ma è strano… ».
Ma sta dicendo che lo fanno apposta? Forse ci sono sempre stati ma lei non li notava?
«No,
eh no. È un po’ strano, ci sono frigoriferi che invece di essere
portati all’isola ecologica vengono buttati vicino ai cassonetti e non è
mica un lavoro semplice portarli lì, non so neanche come facciano. Però
il frigorifero è già tutto sfondato e graffitato. Mi sembra strano».
E chi pensa che li metta?
«E
questo io non lo so. Le isole ecologiche ci sono e ora finalmente
funzionano ma adesso abbiamo bisogno della collaborazione dei cittadini,
si vedono ancora cassonetti vuoti e troppi rifiuti appoggiati fuori».
Ci sta dicendo che vede un disegno più grande dietro tutto questo?
«Noi
vogliamo ricostruire un sistema che era stato abbandonato. Le faccio un
esempio: quando eravamo all’opposizione sentivamo che si voleva
svendere Atac a Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) poi abbiamo cominciato a
intuire un disegno per andare alla privatizzazione, ora al Senato c’è
una mozione di Pd e Forza Italia per commissariare Atac e farla gestire a
Rfi. C’è un disegno fatto sulla testa dei cittadini: il pubblico
funziona male se viene messo in condizione di funzionare male. Quando si
smette di far manutenzione agli autobus ad un certo punto il servizio
si blocca, ma bisognerebbe chiedersi come mai nel tempo Ama e Atac, che
dovevano essere due società modello, sono state abbandonate. Forse
perché c’era la volontà di far vedere che il pubblico non era in grado
di gestire per poi far subentrare i privati. E quello che stanno facendo
in Parlamento per Atac ne è la prova provata».
Ma come pensa di riuscire a gestire la raccolta dei rifiuti a Roma nel futuro prossimo senza ricorrere agli inceneritori?
«Dobbiamo
incidere molto sulla raccolta differenziata, che in alcuni quartieri
non è mai partita. Oggi ci sono troppi rifiuti indifferenziati che
finiscono in discarica o negli inceneritori. Il Parlamento ha una
responsabilità gravissima, perché incentiva gli inceneritori e non
sostiene per nulla le imprese che invece potrebbero fare ricerca per un
diverso utilizzo del materiale indifferenziato».
Una sindaca cosa può fare?
«Vogliamo
mettere incentivi fiscali per tassare meno quegli esercizi che offrono
prodotti alla spina e producono meno imballaggi. Per i grandi eventi
daremo la priorità a chi ha punti ristoro con stoviglie lavabili o
riutilizzabili. E poi lavoreremo a un cambio culturale».
Di che tipo?
«A
partire dai progetti nelle scuole, per far capire ai bambini come sia
importante smaltire correttamente i rifiuti. Vogliamo avviare progetti
per sostenere l’utilizzo delle biciclette. Realizzare nuove piste
ciclabili. I bambini devono sapere che ci sarà una piccola corsia per
andare a scuola a piedi o in bicicletta: dobbiamo fornire delle
alternative agli ingorghi che paralizzano la città ogni mattina».
Sono piani necessariamente di lungo periodo, ma nel breve dovrete usare gli inceneritori delle altre città.
«Sì, nel frattempo è inevitabile mandare i rifiuti fuori. Ma lavoriamo a cambiare il sistema ».
Lei ha continuato a difendere Paola Muraro, assessora all’Ambiente, nonostante le inchieste che la coinvolgono, perché?
«Mah,
innanzitutto mi sembra che già adesso una delle ipotetiche accuse,
quella di abuso d’ufficio, stia cadendo. Se io dovessi dare retta ai
giornali e rimuovere le persone a seconda di quello che scrivete, allora
non so che fine avremmo fatto…».
È indagata per reati ambientali.
«Per
quanto ne so dell’inchiesta sui presunti reati ambientali, perché nella
fase dell’indagine sono sempre presunti, ma in realtà lo sono anche se
si andasse a processo finché non si arrivasse a una condanna, io so solo
che c’è questa presunta contestazione. Vorrei capire di cosa si tratta e
poi all’esito di questa disclosure, se e quando ci sarà, prenderemo una
decisione».
E quando sarebbe il momento di questa disclosure?
«Per esempio se ci fosse un avviso di garanzia. Ad oggi io non so nulla».
Era
rimasto il terzo obiettivo: la trasparenza «Trasparenza e stop agli
sprechi. Penso a una trasparenza sostanziale, perché possiamo pubblicare
tutti i documenti di Roma capitale nel sito, ma se non sono indicizzati
allora non serve a nulla».
Lei aveva annunciato in campagna
elettorale che la prima mossa da eletta sarebbe stata un audit sul
mostruoso debito che grava sulla Capitale. Perché non è stato ancora
fatto?
«Lo stiamo facendo con il nuovo assessore, il vecchio non l’aveva fatto».
Come mai Minenna non l’aveva fatto?
«Si
stava concentrando su altri aspetti, per esempio ha trovato i 18
milioni per evitare la paralisi della metro A. Con Tronca erano stati
stanziati 58 milioni per Atac ma ad un certo punto questi soldi sono
spariti dal bilancio. Devono essere stati dirottati da altre parti ma
non abbiamo ancora capito dove, li stiamo cercando».
La cosa migliore fatta fino adesso?
«Aver sbloccato le assunzioni delle precarie, abbiamo dato attuazione a una possibilità della legge Madia».
C’è qualcosa che invece farebbe diversamente?
Prima
di rispondere ci pensa a lungo e poi riparte decisa: «No, forse no.
Perché anche se non sono stata perfetta in tutto, qualche sbavatura è
stata necessaria per capire e migliorare. Vorrei avere più tempo per
uscire e andare in giro per la città invece che stare riunita qui tutto
il giorno».
A che ora arriva la mattina?
«Al mattino non vengo
prestissimo, verso le 9,30-10. Prima devo portare mio figlio a scuola e
poi c’è il traffico. Però resto fino a tardi, una notte ho dormito qui
sul divanetto, ma ho chiesto che me ne trovino uno un po’ più lungo».
Sente costantemente Grillo?
«No,
non costantemente, lo sento di tanto in tanto. Magari lui mi segnala
qualcosa che viene fatto in qualche altra città. Ci aiuta dal punto di
vista della comunicazione, rilancia i nostri contenuti. Noi non abbiamo
un house organ e lui e Casaleggio ci aiutano molto».
Grillo il mese scorso ha parlato di un “tagliando” per la sua giunta a gennaio, si sente sotto osservazione?
«No,
non mi sento sotto esame. Non sapevo di questa storia del tagliando,
non l’avevo notata, a me lo fanno tutti i giorni i cittadini ».
Lei
ha detto in campagna elettorale: «Sono onesta, preparata e competente».
Poi ha omesso di mettere nel curriculum alcuni particolari che potevano
gettare ombre sul suo cammino: il tirocinio nello studio Previti e i
legami con l’avvocato Pieremilio Sammarco. Perché?
«Non ho nemmeno
detto per quali ristoranti ho fatto la cuoca o famiglie in cui ho
lavorato come babysitter. Io ho studiato con il professor Sammarco, poi
gli ho chiesto un colloquio per lavorare con lui ma allora si appoggiava
allo studio Previti e quindi sono finita lì. Non direi che è una colpa,
è stato un evento».
Se tornasse indietro si comporterebbe nello stesso modo?
«Nessun avvocato inserisce mai nel curriculum lo studio nel quale ha fatto la pratica ».
La Lombardi, e non solo lei, le fa la guerra, la cosa la preoccupa?
«Diciamo
che Roma ha talmente tanti aspetti da curare... i giornali spesso
ingigantiscono situazioni che sono in realtà più piccole. Tutte queste
lotte intestine non le sento ».
Lei era presidente della Holding
Giuseppe Rojo, la settimana scorsa Repubblica ha rivelato come lo stesso
Giuseppe Rojo abbia ottenuto un incarico importante e remunerativo
dall’Ente Eur, società partecipata dal Comune. Non la imbarazza la cosa?
«La
cosa non mi crea nessun problema nel momento in cui è un’attività che
fa lui. Non posso essere accostata ad ogni cosa che fa. Io non faccio
l’investigatore, io facevo l’avvocato e lui era l’amministratore e un
cliente di studio, così l’ho conosciuto. Se mi si vuole imputare la
colpa di non aver scandagliato nel suo passato, perché forse aveva
rapporti con Eur… non ero tenuta a sapere».
Ma i rapporti con Eur arrivano dopo che lei diventa sindaco.
«Non ho neanche letto bene cosa faccia lui oggi in Eur».
Fa il mediatore per la vendita dell’albergo del centro congressi dove c’è la Nuvola.
«In bocca al lupo…».
Dopo il no alle Olimpiadi, si farà lo stadio della Roma?
«Noi
abbiamo sempre dato la massima disponibilità, per lo stadio della Roma
come per lo stadio della Lazio, ma nel rispetto delle leggi prima di
tutto».
Vede un rischio di cementificazione come per le Olimpiadi?
«In
quel caso non era un rischio ma una certezza, piuttosto il problema
delle Olimpiadi era il debito mostruoso che avrebbe lasciato e non la
cementificazione».
La sindaca di Torino Chiara Appendino ha firmato
la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis, lei no anche
se in passato si era espressa a favore. Perché?
«Non lo so. Non è un tema che ritengo fondamentale per un sindaco. Io mi sto occupando di tutt’altro».
Porterebbe ancora suo figlio in Campidoglio il giorno dell’insediamento?
«Mio
figlio ha partecipato da lontano a tutta la campagna, ma non l’ho mai
utilizzato. Diceva “la mamma sta facendo una gara”, poi però mi
chiedeva: “Mamma ma quanto dura questa gara?” Voleva venire perché
sapeva che era un giorno importante ed è importante portarli sul posto
di lavoro per far capire dove sono i genitori e perché arrivano tardi la
sera. Sì, lo riporterei».
Per chi votava prima della nascita di M5S?
«Più
o meno sempre a sinistra, mi hanno detto che il Pd è nato nel 2006 o
2007, posso dire che ho votato a sinistra e credo di aver votato una
volta anche per i Verdi e una per Di Pietro».
La fotografia di lei sui tetti del Campidoglio ha trasmesso una immagine di solitudine.
«Ogni
tanto bisogna essere soli per fare il punto, continuo a salire sul
tetto e ci vado sempre perché è bellissimo. Comunque l’unico momento in
cui ho pianto è quando mi sono affacciata per la prima volta al famoso
balconcino che guarda i Fori, ho pianto perché ho realizzato che si
cominciava davvero ».