lunedì 24 ottobre 2016

Repubblica 24.10.16
“Padoan pensi al debito troppo alto e trovi risorse senza nuovo disavanzo”
Il presidente dell’Ifo, istituto tedesco di ricerca economica, boccia le richieste di maggiore flessibilità
“L’Italia può restare nell’euro, perché è un Paese ricco, ma deve fare riforme e tassare di più i patrimoni”
Clemens Fuest è il presidente dell’Ifo di Monaco
intervista di Tonia Mastrobuoni

BERLINO. Classe 1968, dopo una carriera fulminante che lo ha proiettato da Oxford e dall’istituto di studi europei Zew fino alla presidenza del prestigioso Ifo di Monaco, dove ha preso lo scettro dell’ultra-falco Hans-Werner Sinn, Clemens Fuest è su posizioni meno radicali. Ma spiega in quest’intervista perché respinge con forza le motivazioni con cui Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan vogliono conquistare a Bruxelles maggiori margini sul disavanzo.
Fuest, l’Italia sta trattando a Bruxelles per ottenere più flessibilità. In un’intervista con Repubblica il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan ha ricordato che quei soldi servono per finanziare due emergenze: terremoto e migranti, su cui l’Italia è piuttosto sola.
«Guardi, ci sono sempre delle ragioni per chiedere più soldi. L’Italia ha un debito molto alto, deve trovare il modo di reperire quelle risorse in un altro modo, senza fare nuovi deficit. Nell’eurozona il problema è che a causa della politica monetaria e dei meccanismi comuni di salvataggio, i rischi sono condivisi. E questo vuol dire che se Matteo Renzi fa più debiti, sono tutti i partner europei a rischiare di più. Ecco perché è importante attenersi alle regole comuni sui disavanzi. Non ci si può indebitare sulle spalle degli altri. Se potessimo sospendere i meccanismi di tutela comune, nessuno protesterebbe per l’alto debito italiano. Ma né gli italiani né gli investitori internazionali darebbero più un centesimo al vostro Stato».
Lei è d’accordo con alcuni economisti e opinionisti tedeschi, secondo i quali l’Italia non può rimanere nell’euro?
«No. L’Italia è un Paese ricco, pieno di talenti e di patrimonio culturale, e i privati hanno un patrimonio molto più ampio, in media, dei tedeschi. L’Italia dovrebbe abbassare il debito chiedendo maggiori tasse sul patrimonio e creare migliori condizioni per gli investitori e più posti di lavoro sburocratizzando e facendo riforme. Allora la sua permanenza dell’euro sarà garantita. Se non cambierà, diventerà difficile».
Come giudica le riforme degli ultimi anni, aiuteranno l’Italia a crescere?
«La riforma del mercato del lavoro va nella giusta direzione. Ma non basta. Uno degli ostacoli maggiori alla crescita sono i nodi irrisolti del settore bancario. Inoltre servono altre riforme strutturali. I tempi delle dispute legali sono troppo lunghi; lo sviluppo professionale dei giovani e l’integrazione nel mercato del lavoro vanno migliorati. L’accesso a molti mercati è ancora troppo difficile; il sistema fiscale è troppo complicato. Anche la Germania ha problemi simili ma in Italia il bisogno di agire è maggiore».
Cosa pensa della politica monetaria di Mario Draghi?
«Ritengo l’attuale politica monetaria espansiva adeguata alla situazione economica. Ma sta anche toccando i propri limiti. I tassi negativi indeboliscono le banche, anche in Germania, e molte persone sono preoccupate per i fondi pensione. Reagiscono ai tassi bassi risparmiando, e ciò frena la congiuntura. Allo stesso tempo nascono bolle nei mercati finanziari e in quello immobiliare».
Come sta l’eurozona?
«L’eurozona è in una situazione pericolosa. L’attuale ripresa è molto fragile. La politica in Europa è stata troppo titubante nel risanamento del sistema bancario e sta cercando di aiutare Paesi indebitati, famiglie e imprese inondandoli di liquidità a rendimenti azzerati. Così si scongiura il crollo, ma non la stagnazione. E si erode la disponibilità a mettere a posto i conti, distruggendo la fiducia reciproca e rendendo più difficile future integrazioni. Non possiamo permettere che questo processo si aggravi. L’eurozona va profondamente riformata».