Repubblica 19.10.16
Frena l’occupazione giù i posti stabili boom dei licenziati per motivi disciplinari
L’Osservatorio dell’Inps: nei primi otto mesi dell’anno manca l’effetto degli incentivi. Crescono i voucher
di R. M.
ROMA.
Indietro tutta. Diminuiscono le assunzioni, in particolare quelle a
tempo indeterminato, e aumentano i licenziamenti. Tra gennaio e agosto,
registra l’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, i licenziamenti sui
contratti a tempo indeterminato sono passati dai 290.656 del 2015 a
304.437, con un aumento del 4,7 per cento. In particolare quelli per
giusta causa e giustificato motivo soggettivo passano da 36.048 a
46.255, con un aumento del 28 per cento: potrebbe aver giocato un ruolo
importante l’attenuazione dell’art.18 e la quasi impossibilità di
ottenere il reintegro del posto di lavoro nel caso di licenziamento
ingiusto.
Dopo il picco del dicembre 2015, quando il 67 per cento
delle nuove assunzioni era a tempo indeterminato, ad agosto la
percentuale è scesa al 24,9 per cento, molto più bassa del 30 per cento
“preincentivi”. Nei primi 8 mesi del 2016 le assunzioni a tempo
indeterminato sono state 805.168, con un calo del 32,9 per cento
rispetto allo stesso periodo del 2015. Ma si registra un calo del 7 per
cento anche rispetto al 2014, quando ancora non erano in vigore gli
incentivi. A conferma dell’inversione di tendenza, tornano a crescere le
assunzioni a termine: nei primi otto mesi del 2016, si registrano
2.385.000 assunzioni, in aumento sia sul 2015 (più 2,5%), che sul 2014
(più 5,5%). E si conferma anche lo straripamento dei voucher, quelli da
10 euro venduti fino ad agosto arrivano a 96,6 milioni, con un aumento
del 35,9% rispetto allo stesso periodo del 2015.
Il risultato
complessivo è quello di un arretramento: le assunzioni totali effettuate
nei primi otto mesi del 2016 (comprese quelle a termine) nel settore
privato sono state 3.782.043, con un calo dell’8,5 per cento sullo
stesso periodo del 2015. Più che di fallimento del Jobs Act sembra il
retroeffetto degli incentivi sul lavoro, che quest’anno si limitano al
40% con un tetto di 3.250 euro.
Gli esponenti politici
dell’opposizione accusano il governo di aver sbagliato tutte le
politiche del lavoro, qualcuno parla di “Flops Act”. «Molti ci avevano
accusato di essere gufi. Le nostre preoccupazioni si stanno però
concretizzando. In assenza di investimenti, diritti e ammortizzatori si
sta verificando un picco di licenziamenti», accusa la leader della Cgil
Susanna Camusso, che osserva anche come «si inizino a vedere gli effetti
concreti dell’aver abolito la tutela nei confronti del licenziamento,
con particolare riferimento a quelli individuali o disciplinari».
Il
governo difende il Jobs Act e prova a dare una lettura diversa dei
dati: «È una buona legge, - dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti
- perché a fronte del meno 32% di oggi bisogna considerare che l’anno
scorso è stato registrato un più 100%». Mentre il responsabile Economia
del Pd Filippo Taddei invita alla consultazione dei dati Istat, che
mostrano l’aumento di occupazione stabile più alto dal 2009. E ricorda
che «non sappiamo come si distribuiscano i licenziamenti per giusta
causa o giustificato motivo soggettivo tra le imprese sotto e quelle
sopra i 15 addetti, quelle cioè in cui valeva l’articolo 18».