La Stampa TuttoLibri 29.10.16 
Sulle tracce dei Medici come un cacciatore siberiano
L’appassionante trilogia sugli intrighi della signoria fiorentina galante e peccaminosa, tra ambizioni, congiure e avvelenamenti
di Nicolai Lilin
Con
 la stesura della sua nuova trilogia dedicata alla famiglia Medici, 
Matteo Strukul ha intrapreso un viaggio molto ambizioso e interessante, 
un’impresa che potrebbe essere paragonata alla caccia a una bestia 
feroce, che nel primo volume, intitolato
I Medici. Una dinastia al potere
,
 esegue in modo esemplare, se mi perdonate l’espressione, da cacciatore 
siberiano: «Rovescia la preda» e - in una narrazione arricchita da un 
lessico colto e ricercato, da dialoghi vivi, da descrizioni 
riuscitissime, che trasportano immediatamente il lettore nei luoghi dove
 si snoda la trama - affonda con estrema eleganza quell’affilatissima 
lama che non è altro se non l’allegoria della sua intenzione letteraria,
 fermando il cuore della creatura sottomessa e assorbendone la vita, il 
potere, versando a terra e regalando a noi, con la generosità di un 
filibustiere, il suo prezioso, inebriante sangue.
Come fanno i 
grandi romanzieri storici, Strukul nella sua opera riserva un posto 
importante alla sottile ed eterna questione della scelta. A ogni 
passaggio l’attenzione del lettore viene catturata in una rete di 
variopinti particolari che conducono ai momenti più importanti della 
narrazione, quando i protagonisti devono prendere decisioni 
apparentemente di carattere personale, ma che allo stesso tempo hanno 
delle risonanze di carattere epocale, che plasmano la Storia stessa. La 
morte del patriarca della dinastia dei bancari, Cosimo de’ Medici, 
suscita un complesso vortice che coinvolge tutti, costringendoli a 
intraprendere strade mai aspettate. I protagonisti de I Medici. Una 
dinastia al potere sono i personaggi della storia reale ai quali lo 
scrittore ha donato una nuova vita, nuovi volti, nuovi cuori che 
abbondano di sentimenti, rendendoli immediatamente vicini al lettore, 
che può immedesimarsi senza fare alcuno sforzo, in modo naturale, usando
 solo la propria sensibilità.
Il romanzo di Strukul ha buone 
fondamenta, poggia su una grande quantità di basi storico-narrative che 
metaforicamente richiamano quelle architettoniche del duomo di Firenze, 
una costruzione possente, quasi una scommessa con il destino, una sfida 
all’eterno che sorge tra le pagine del libro dalla polvere dei secoli, 
circondata dalla miriade di vite rimaste sconosciute alla Storia, 
reggendo, tra gli ammassi di marmo incastrati in un folle e azzardato 
calcolo, che risulta essere di perfezione, i nomi del grande 
Brunelleschi e dei Medici, coloro che hanno reso possibile la 
materializzazione delle idee del grande maestro.
Assoluta 
protagonista di questo romanzo storico è la Signoria fiorentina 
nell’epoca in cui la formazione del comportamento galante andava a 
braccetto con le peggiori espressioni umane, in cui la Storia si 
forgiava nella fornace bollente dei peccati mortali. Il motore 
dell’evoluzione in quegli anni, il propulsore della società, erano le 
ambizioni personali rafforzate dall’invidia, dalla lussuria e 
dall’avarizia.
Il filo narrativo del romanzo passa dagli intrighi 
nei palazzi dei nobili alle congiure delle famiglie più influenti, dalle
 strade ricoperte di sangue durante gli agguati ai letti di morte dei 
potenti dell’epoca, avvelenati da abili traditori. La ragnatela di 
cospirazione che Strukul ha ricostruito con minuziosa precisione appare 
sorprendentemente grottesca e magnifica nella sua maleficenza. Persino 
gli antagonisti del romanzo non son privi di un certo fascino e in 
qualche modo rivelano dei lati umani, rendendo la scrittura vera, viva e
 pulsante, come la carne che si intravede in una ferita aperta.
Matteo
 Strukul, già distintosi nelle sue opere precedenti come un maestro di 
suspense e abile costruttore di trappole narrative thriller, applica con
 invidiabile abilità e una naturalezza che sconfina con la 
spensieratezza di un cuore puro e non estraneo a quella sacra risorsa di
 ogni bravo scrittore che è l’ingenuità ricercata, questi elementi 
fondamentali che rendono la sua scrittura unica, distinguibile come 
l’arma su cui è inciso il nome del proprietario.
 
