La Stampa 5.10.16
Mossa autonoma della Raggi
Vuole come capo di gabinetto l’indipendente Marco Agostini
di Jacopo Iacoboni
Virginia
Raggi vuole Marco Agostini capo di gabinetto; per quanto il Campidoglio
lo smentisca. Ci riuscirà? Militante storico del M5S a Roma, uomo non
legato ai poteri, chi è Agostini?
Nasce come piccolo imprenditore
(aveva delle cartolibrerie). È vicepresidente di una cooperativa no
profit, Sintesi, che tra Roma e Palermo dà lavoro a 400 disabili (in
particolare nei call center). Ha studiato i processi di democrazia
partecipata, barcamp, Occupy. Nel Movimento si è occupato della
comunicazione a Roma, ruolo nel quale ha svolto una figura di cerniera
tra il meet up romano e Gianroberto Casaleggio. Era sua, piccola
curiosità, la macchina di cui Beppe Grillo schiacciò il tetto facendoci
un comizio sopra, nella discesa in piazza Santi Apostoli nel 2013
(Agostini ci ha rimesso per lo meno la macchina, nel Movimento; altri ci
hanno guadagnato). Il meet up romano è un mondo a parte, e per certi
aspetti un buco nero; compresa la sua costola organizzativa originaria,
la Task Force Eventi. In questo magma, percorso da rivalità forti e una
lotta feroce tra il mondo di Roberta Lombardi e quello dei suoi
avversari (dei quali, per vie talvolta casuali, la Raggi è ormai
divenuta quasi l’emblema), Agostini si è mosso con una sua coerenza. E
ovviamente ha molti nemici.
Gianroberto Casaleggio lo stimava;
naturale che Agostini presto si sia trovato odiatissimo dalla Lombardi,
che ha fatto di tutto per tagliargli ogni ponte. Nel settembre 2013
stava per essere assunto dal gruppo M5S alla Camera: l’idea era di
affidargli la cura dei rapporti tra la comunicazione nazionale e gli
eventi del Movimento. Un ruolo organizzativo importante che andava a
toccare prerogative di cui la Lombardi è gelosissima, e che
rappresentano la polpa viva delle sue postazioni di potere. Casaleggio
disse «di Agostini mi fido». Ottima ragione, per i suoi nemici, per
stroncarlo.
Per farla breve: ci fu una sollevazione. Alessandro Di
Battista - in quel momento assai sotto l’ala della Lombardi (ora molto
meno) - fece un’arringa in assemblea che produsse una spaccatura a metà
del gruppo parlamentare. Morale: Agostini non fu più preso. E fu una
perdita, perché si tratta di un militante molto distante dal tipo
dell’arrivista da talk show che poi ha prevalso. Ce la farà, stavolta, o
finirà di nuovo vittima della consolidatissima tecnica della calunnia?
Pochi
mesi dopo questa rottura, Agostini si allontanò dal Movimento, pur
rimanendone iscritto. Era assai deluso per la piega degli eventi. Lo
schema con cui la Raggi prova a ripescarlo è astuto: occupare il campo
del movimento romano, dando un segnale chiaro alla Lombardi, e anche ai
commissariatori della sindaca. Ci riuscirà, Virginia?