giovedì 6 ottobre 2016

La Stampa 5.10.16
Mossa autonoma della Raggi
Vuole come capo di gabinetto l’indipendente Marco Agostini
di Jacopo Iacoboni

Virginia Raggi vuole Marco Agostini capo di gabinetto; per quanto il Campidoglio lo smentisca. Ci riuscirà? Militante storico del M5S a Roma, uomo non legato ai poteri, chi è Agostini?
Nasce come piccolo imprenditore (aveva delle cartolibrerie). È vicepresidente di una cooperativa no profit, Sintesi, che tra Roma e Palermo dà lavoro a 400 disabili (in particolare nei call center). Ha studiato i processi di democrazia partecipata, barcamp, Occupy. Nel Movimento si è occupato della comunicazione a Roma, ruolo nel quale ha svolto una figura di cerniera tra il meet up romano e Gianroberto Casaleggio. Era sua, piccola curiosità, la macchina di cui Beppe Grillo schiacciò il tetto facendoci un comizio sopra, nella discesa in piazza Santi Apostoli nel 2013 (Agostini ci ha rimesso per lo meno la macchina, nel Movimento; altri ci hanno guadagnato). Il meet up romano è un mondo a parte, e per certi aspetti un buco nero; compresa la sua costola organizzativa originaria, la Task Force Eventi. In questo magma, percorso da rivalità forti e una lotta feroce tra il mondo di Roberta Lombardi e quello dei suoi avversari (dei quali, per vie talvolta casuali, la Raggi è ormai divenuta quasi l’emblema), Agostini si è mosso con una sua coerenza. E ovviamente ha molti nemici.
Gianroberto Casaleggio lo stimava; naturale che Agostini presto si sia trovato odiatissimo dalla Lombardi, che ha fatto di tutto per tagliargli ogni ponte. Nel settembre 2013 stava per essere assunto dal gruppo M5S alla Camera: l’idea era di affidargli la cura dei rapporti tra la comunicazione nazionale e gli eventi del Movimento. Un ruolo organizzativo importante che andava a toccare prerogative di cui la Lombardi è gelosissima, e che rappresentano la polpa viva delle sue postazioni di potere. Casaleggio disse «di Agostini mi fido». Ottima ragione, per i suoi nemici, per stroncarlo.
Per farla breve: ci fu una sollevazione. Alessandro Di Battista - in quel momento assai sotto l’ala della Lombardi (ora molto meno) - fece un’arringa in assemblea che produsse una spaccatura a metà del gruppo parlamentare. Morale: Agostini non fu più preso. E fu una perdita, perché si tratta di un militante molto distante dal tipo dell’arrivista da talk show che poi ha prevalso. Ce la farà, stavolta, o finirà di nuovo vittima della consolidatissima tecnica della calunnia?
Pochi mesi dopo questa rottura, Agostini si allontanò dal Movimento, pur rimanendone iscritto. Era assai deluso per la piega degli eventi. Lo schema con cui la Raggi prova a ripescarlo è astuto: occupare il campo del movimento romano, dando un segnale chiaro alla Lombardi, e anche ai commissariatori della sindaca. Ci riuscirà, Virginia?