domenica 2 ottobre 2016

La Stampa 2.10.16
Zagrebelsky: “Confronto inutile perché siamo due mondi diversi”
Il costituzionalista dopo il faccia a faccia: “Sono arrabbiato”
di Carlo Gravina

«Arrabbiato». Il vero stato d’animo all’indomani del confronto con Matteo Renzi, Gustavo Zagrebelsky lo confida a uno dei tanti appassionati che ieri a Genova hanno deciso di andare ad ascoltare il suo intervento a Palazzo Ducale nell’ambito della rassegna «Occidente». L’accoglienza ricevuta, e il lungo applauso al termine del suo discorso, hanno poi contribuito a rendere meno amaro il ricordo della serata precedente in cui, per sua stessa ammissione, dice di essersi «sentito a disagio, come non mi era mai capitato». Ma ora, con chi lo ferma al termine della manifestazione, usa parole certamente più sfumate, ma non per questo meno taglienti.
Professore, quello di venerdì sera con il presidente del Consiglio è stato un confronto vero, serrato?
«Dal dibatto è emersa in maniera chiara non la diversità di idee, ma la distanza culturale che ci fa guardare gli stessi problemi da angolazioni diverse. Due mondi diversi che non si sono incontrati. Questo credo che la gente lo abbia capito».
Cosa risponde a chi dice che il premier l’ha messa in difficoltà utilizzando anche dei trucchetti di strategia comunicativa che lei forse non si aspettava?
«Trucchi? Sì, ma chissà a chi hanno giovato».
Crede, come già accaduto personalizzando troppo il voto sul referendum, in un effetto boomerang nei confronti del presidente del Consiglio?
«Guardi, al termine del dibattito mi sono sentito a disagio come non mi era mai capitato. Poi ho ricevuto diverse telefonate, ho parlato con molte persone e tutti mi hanno detto quasi la stessa cosa: di essere riuscito durante il dibattito a far emergere un altro mondo».
Al di là dei vincitori e degli sconfitti, crede che il confronto sia riuscito quantomeno a incrinare alcune convinzioni di Renzi sulla riforma costituzionale?
«Il confronto non è servito a nulla».
Però il presidente del Consiglio ha fatto un’apertura importante sull’Italicum parlando di preferenze e quindi dell’eventuale superamento dei capi lista bloccati. Ritiene che questa proposta di modifica renda ancora il combinato legge elettorale-riforma costituzionale «una svolta autoritaria»?
«Ma lei crede che cambieranno veramente l’attuale legge elettorale?».
Le dichiarazioni del presidente del Consiglio sembrano andare in quella direzione.
«Non dico che Renzi non sia sincero quando dice che intende modificare l’Italicum. Credo invece che attualmente non ci siano le condizioni per modificarlo».
Per quale motivo?
«Se c’è una legge per eccellenza che viene fatta con occhio attento all’interesse immediato, e quindi guardando ai sondaggi, è la legge elettorale. Per questo motivo non credo ci siano le condizioni politiche, i numeri in Parlamento, per trovare un accordo fra tutti gli attori in campo. Ognuno, ogni forza politica, si dice disponibile a effettuare modifiche ma fa una proposta diversa. Tutte le leggi elettorali, proporzionale a parte perché non danneggia nessuno, sono a favore di qualcuno e quindi a discapito di qualcun altro».
Professore, dopo il dibattito con il premier e le polemiche di queste ore, la sua battaglia per il No continua o si ferma?
«Noi andiamo avanti».