La Stampa 28.10.16
Migranti, l’Ungheria contrattacca
“L’Italia non rispetta le regole”
La
replica di Budapest alla proposta avanzata da Renzi sul taglio ai fondi
europei per i Paesi che non partecipano alla ridistribuzione.
Gentiloni: non diano lezioni
di Marco Bresolin
Prendiamo
il Paese europeo che più di tutti, in questo momento, è al centro dei
flussi migratori. Poi prendiamo quello che, più di altri, rifiuta in
modo categorico di accogliere la quota di rifugiati che gli spetta
secondo le regole. La distanza è siderale, eppure entrambi fanno parte
di quell’Unione Europea che – per ragioni diverse e opposte – un giorno
sì e l’altro pure è oggetto delle loro critiche e lamentale. Italia e
Ungheria sono l’Alfa e l’Omega dell’Unione. L’acceso botta e risposta di
ieri tra Budapest e Roma, con tanto di velenose accuse reciproche, ne è
la dimostrazione. Lo scontro non è nuovo ed è destinato a proseguire.
Almeno finché non ci sarà l’intervento di un arbitro in grado di
risolvere la situazione.
Da settimane Matteo Renzi dice che è
pronto a portare avanti una battaglia per far pagare un prezzo ai Paesi
che si rifiutano di partecipare alla redistribuzione dei migranti (in
primis i quattro Paesi del Visegrad: Repubblica Ceca, Slovacchia,
Polonia e Ungheria). Nel 2017 inizierà la discussione sul prossimo
bilancio pluriennale europeo, quello per il post 2020, e il premier
italiano ritiene che l’Ue debba ridurre i fondi a quei Paesi che
rifiutano le politiche di solidarietà. In Polonia è iniziata a montare
una certa preoccupazione. Il quotidiano “Rzeczpospolita” ieri ha scritto
che Varsavia potrebbe essere costretta a pagare un «alto prezzo» per la
sua politica di rifiuto dei profughi.
Ma l’Ungheria, che
all’inizio del mese ha chiesto ai propri cittadini di esprimersi sulla
questione con un referendum (mancando però il quorum) e che è pronta a
costruire un secondo muro anti-migranti, resta sulle barricate. «Renzi
fraintende la situazione – ha attaccato il ministro degli Esteri Peter
Szijjarto -, è l’Italia che non adempie ai propri obblighi derivanti
dall’appartenenza alla zona Schengen. Se rispettasse meglio norme e
regole comuni, la pressione dell’immigrazione sull’Ue sarebbe molto
minore». L’accusa è di inefficienza nei controlli. Ma il ministro sposta
l’attenzione anche su un altro campo, sostenendo che l’allargamento a
Est dell’Ue avrebbe favorito l’Italia: «L’apertura dei mercati dei
nostri Paesi alle imprese dell’Europa occidentale, fra cui anche quelle
italiane, ha permesso loro di realizzare profitti notevoli». Da Roma la
replica arriva dallo stesso livello di governo: «Con muri e referendum –
ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni -,
l’Ungheria ha sempre rivendicato di violare le regole europee sulle
migrazioni. Ora almeno eviti di dare lezioni all’Italia». Lo scontro
continua. Ma l’arbitro di Bruxelles, per ora, non vuol sentir parlare di
sanzioni per i Paesi che rifiutano di rispettare i loro obblighi.