La Stampa 28.10.16
Il collasso del territorio e il negoziato con Bruxelles
di Marcello Sorgi
La
 visita di Renzi nella zona terremotata, a poche ore dalle scosse e 
dall’inizio della seconda emergenza in due mesi, le cose dette davanti 
agli sfollati e alle macerie e ripetute in conferenza stampa hanno un 
senso chiarissimo. Anche stavolta il premier intende dare prova di 
efficienza nei soccorsi e di rapidità nell’approntare soluzioni 
provvisorie, per chi non può rientrare a casa. Ma richiamando 
l’attenzione sul fatto che il ripetuto attacco del sisma nel centro 
Italia non può essere affrontato solo in termini di pronto soccorso, 
piuttosto richiede un investimento per gli edifici mancanti delle 
caratteristiche per poter vivere tranquillamente in territorio sismico.
La
 richiesta del presidente del consiglio al Parlamento di accelerare 
l’approvazione del decreto con i fondi per il terremoto varato subito 
dopo il crollo di Amatrice e l’insistenza sulla necessità di un 
approccio sistematico ai problemi generati dalla doppia ondata di scosse
 vanno nella stessa direzione. E il discorso non è rivolto solo 
all’interno. Renzi ha fatto solo un fugace accenno all’Europa, per 
evitare strumentalizzazioni, ma è chiaro che la sua mente corre lì. Alla
 lettera della Commissione europea, a cui ieri il ministro dell’Economia
 Padoan ha cominciato a dare risposta, che tra i rilievi mossi 
all’impostazione della legge di stabilità italiana ha inserito anche il 
calcolo degli interventi per i terremotati e l’intenzione, annunciata 
dal governo, di volerli scorporare dal calcolo del deficit e dello 
sforamento dei parametri di Bruxelles. Un conto è la spesa per i 
soccorsi, indispensabile e sostenuta nell’immediato, un altro quella per
 la messa in sicurezza delle zone colpite, che richiede analisi 
approfondite e interventi che si prolungano nel tempo: questa in 
sostanza l’obiezione dei commissari della Ue.
Un’impostazione del 
genere, discutibile già dopo il primo terremoto del 24 agosto, non può 
reggere di fronte alla seconda ondata del sisma, che solo per caso non 
ha provocato molte vittime, ma ha riproposto tutte le conseguenze a cui 
si stava cercando di porre rimedio da settimane. L’idea che una tenda, 
in un primo momento, e poi magari un prefabbricato, possano far 
rassegnare i terremotati, e convincerli ad aspettare il tempo 
necessario, è inaccettabile per il premier. E su questo, anche se ieri 
ha evitato di riprendere la polemica con Bruxelles, è inevitabile che 
nei prossimi giorni il negoziato si riapra, nella convinzione che la 
Commissione debba aprire gli occhi davanti a quel che è accaduto.
 
