La Stampa 27.10.16
Contro Poulet
Maledetto senza rimorsi
di Claudio Gallo
Meglio
affrettarsi a prendere le distanze: se non si può salvare l’autore,
almeno si metta al sicuro il recensore. Contro la plebe (Medusa, pp.
139, € 15), scritto da Robert Poulet nel 1967, è un libro votato al
rogo. Pieno di idee stantie di un secolo maledetto, improponibili oggi.
Finita qui, allora? No, a leggerlo quasi fosse una raccolta di aforismi,
si scopre, tra elucubrazioni confuse e infelici, qualche perla che
anacronisticamente ci sussurra qualcosa di oggi. Scatta così un corto
circuito ironico, o almeno sarcastico, che ci rammenta di non vivere il
presente come una religione.
Non ha una sola carta in regola
Poulet: giornalista collaborazionista nel Belgio occupato, monarchico,
ammiratore di Maurras, dadaista, ultracattolico, anticomunista
viscerale, amico di Céline («rincoglionito carissimo») e del
negazionista Faurisson. Condannato a morte e graziato, per un mese non
riuscirà a vedere la caduta del muro di Berlino. Se n’è andato lasciando
un’autobiografia dal titolo: Questa non è una vita. Contro la plebe fa
parte di una serie di pamphlet all’insegna dell’invettiva: contro
l’amore, la gioventù, l’automobile, completata nel 1978 da un J’accuse
la bourgeoisie.
Al di là del livore antiplebeo, Poulet sembra a
tratti riecheggiare posizioni della scuola di Francoforte, anche se le
sue idiosincrasie non gli permettono di cogliere chiaramente le
dinamiche della società dei consumi. Ma un po’ di fiuto bisogna
riconoscerglielo: «Quello che irrita, con la libertà astratta - scrive -
è che, quando la si possiede, si smette ben presto di praticare le
libertà concrete». Il problema di Poulet è che la sua critica rabbiosa
divora qualsiasi cosa, anche se stessa. L’élite che dovrebbe
contrapporsi alla plebe alla fine scompare in poche notazioni mitiche,
oppure nella serie infinita delle false élite. Gli manca l’equilibrio di
un Chesterton quando sentenzia: «La democrazia è il governo degli
ineducati, l’aristocrazia quello dei maleducati».
Nell’introduzione,
Armando Torno ci dà una chiave di lettura: «Ci sono libri che
sviluppano l’elasticità mentale, magari facendoci ragionare su cose che
rifiutiamo per istinto, che ci irritano, o che nemmeno riusciremmo a
immaginare».