La Stampa 24.10.16
Sigilli alle moschee abusive
L’Egitto attacca l’Italia: “Fomentate l’estremismo”
Dopo la preghiera di protesta dei musulmani al Colosseo, in campo una delle maggiori autorità religiose: un errore
di Rolla Scolari
Dall’Egitto
 è arrivata una dura condanna alla chiusura di cinque moschee non 
autorizzate a Roma. Dopo la preghiera di centinaia di musulmani venerdì 
davanti al Colosseo, in protesta contro la misura riguardante i luoghi 
di culto irregolari, a prendere posizione è una delle più importanti 
istituzioni religiose egiziane, legata direttamente al governo del 
Cairo: Dar al-Ifta. Il suo Osservatorio contro l’Islamofobia ha 
denunciato la mossa delle autorità italiane e parlato della possibilità 
che la chiusura di moschee possa fomentare i radicalismi e fornire agli 
estremisti giustificazioni per atti criminali.
La dichiarazione 
stupisce per diversi motivi. In primo luogo, perché Dar al-Ifta, 
istituzione religiosa incaricata di questioni legali e dell’emissione di
 pareri di diritto islamico - fatwe - è un organo governativo.
Rapporti tesi
La
 denuncia nei confronti di una decisione presa dalle autorità italiane 
arriva quindi direttamente da un’istituzione legata al governo del 
Cairo, in un momento in cui rapporti con l’Italia sono caratterizzati da
 importanti tensioni. «Una collaborazione assolutamente inadeguata», ha 
detto ad aprile il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, descrivendo 
l’impegno egiziano sul caso Regeni, il giovane ricercatore italiano 
trovato morto con segni di evidente tortura sul corpo nel febbraio 2015,
 al Cairo. A luglio, in seguito alla decisione del Parlamento di fermare
 la fornitura all’Egitto di pezzi di ricambio per i caccia F16, il Cairo
 ha parlato di «impatti negativi in tutti i campi della cooperazione tra
 i due Paesi: sul piano bilaterale, regionale e internazionale».
Stupisce
 anche il fatto che a condannare la chiusura di moschee abusive secondo 
la legge italiana sia un’istituzione che, in Egitto, negli ultimi tre 
anni è stata parte di una campagna governativa mirata ad arginare gli 
estremismi aumentando la stretta contro luoghi di culto e predicatori 
non ufficiali. Il testo pubblicato sull’account Facebook 
dell’Osservatorio non specifica che obiettivo del provvedimento italiano
 sono moschee irregolari.
12 mila imam sospesi
Nel 2013, 
poco dopo l’ascesa del presidente Abdel Fattah al-Sisi, in Egitto il 
ministero dei Beni religiosi ha imposto la chiusura di tutte le moschee 
di superficie inferiore agli 80 metri quadrati: ricadevano nella 
categoria oltre 27mila sale di preghiera, spesso luoghi di culto 
improvvisati e difficili da controllare per le autorità locali. Nel 
giugno 2014, oltre 12 mila imam considerati non ufficiali sono stati 
sospesi. Durante l’intero 2016, è andata avanti in Egitto la polemica 
sull’imposizione da parte del governo di sermoni pre-scritti da un 
comitato scelto di esperti, cui però si è opposta al-Azhar, una delle 
maggiori istituzioni religiose dell’islam sunnita, il cui grande imam è 
comunque nominato dal presidente egiziano. «La dichiarazione 
dell’Osservatorio suona strana - spiega Wael Farouq, studioso egiziano e
 docente all’università Cattolica di Milano e all’American University 
del Cairo - perché sia Dar al-Ifta sia al-Azhar hanno sempre chiesto a 
tutti i musulmani di avere uno status legale riconosciuto all’estero, 
ufficiale, e le moschee chiuse in Italia erano considerate irregolari: 
chiuderle significa essere in armonia con quello che hanno sempre detto 
dal Cairo e anche con la linea tenuta in questi mesi in Egitto».
 
