La Stampa 24.10.16
Esopianeti e stelle nane. gli astronomi d’Italia a caccia di una nuova Terra
In Valle d’Aosta inizia oggi il meeting dell’Istituto nazionale di astrofisica
di Francesca Soro
Sono
scienziati a caccia di una nuova Terra «nascosta» tra le pieghe della
nostra galassia, la Via Lattea. Una cinquantina di astronomi di
osservatori e università di tutta Italia si incontrano ad Aosta, alla
Cittadella dei giovani, per discutere da oggi fino al 26 ottobre di uno
dei temi più attuali e di punta di questo campo scientifico: lo studio
dei pianeti che orbitano attorno ad altre stelle, fuori dal Sistema
Solare.
L’evento, per la prima volta in Valle, è il nono meeting
del progetto Gaps (Global architecture of planetary systems)
dell’Istituto nazionale di astrofisica. «Dal punto di vista tecnologico -
spiega Alessandro Sozzetti, ricercatore all’Osservatorio astrofisico di
Torino e membro del consiglio direttivo del Gaps - presenteremo nuove
modalità osservative con strumenti di punta del Telescopio nazionale
Galileo, il maggiore telescopio ottico e infrarosso interamente italiano
con 3,58 metri di apertura, situato alle isole Canarie. Per quanto
riguarda la ricerca illustreremo le nostre prospettive per le prossime
grandi sfide nello studio degli esopianeti, cioè l’individuazione di
pianeti con la massa simile a quella della nostra Terra e la
caratterizzazione delle loro atmosfere, passaggio necessario per capire
se sono potenzialmente in grado di sostenere un ambiente adatto alla
vita come noi la conosciamo».
L’Osservatorio
Sozzetti è
anche il responsabile scientifico di Apache, in cui è coinvolto
l’Osservatorio astronomico della Valle d’Aosta (sito a quasi 2000 metri,
a Saint-Barthelémy), co-organizzatore del meeting con il supporto del
Convention Bureau regionale. «Apache è un progetto scientifico
finalizzato allo studio di un campione di stelle nane rosse vicine al
Sole con una batteria di cinque telescopi robotizzati da 40 centimetri
di apertura - dice Jean Marc Christille, neo direttore della Fondazione
Clément Fillietroz che gestisce l’osservatorio valdostano, nonché
responsabile del progetto scientifico internazionale per la costruzione
di un telescopio in Antartide, invitato a tenere una relazione a un
congresso scientifico in Cina a luglio e al Fermilab di Batavia,
Illinois, negli Usa (il Cern americano) in agosto - e anche se non siamo
inseriti in Gaps, siamo l’unico osservatorio astronomico regionale ad
avere un accordo di collaborazione con l’Inaf per attività di ricerca,
didattica e divulgazione».
Il futuro
Paolo Calcidese,
coordinatore della ricerca scientifica all’osservatorio valdostano,
spiega: «Quando un astronomo pensa di aver fatto una scoperta, per
esserne sicuro deve chiedere ai colleghi di osservare l’astro in
questione. Queste osservazioni sono dette di follow up. Per esempio, tra
la fine del 2013 e l’inizio del 2014 abbiamo dedicato sessanta notti
all’osservazione della stella XO-2S con i telescopi a Saint-Barthelémy. È
stato anche sulla base di questi dati che i ricercatori di Gaps hanno
potuto confermare di aver individuato due pianeti attorno a quella
stella: perciò siamo stati co-autori della pubblicazione scientifica che
annunciava la scoperta».
La sinergia tra scienziati e centri di
osservazione è la parola chiave che guida il progetto Gaps, che gioca
anche sul termine inglese «gap», ossia lacuna da colmare. «Negli ultimi
vent’anni - sottolinea Sozzetti - sono stati scoperti migliaia di
esopianeti, ma ancora non sappiamo bene come si formano e da che cosa
dipendono le caratteristiche del sistema composto da una stella e dai
suoi pianeti. Per comprendere questi meccanismi, dal 2012 i ricercatori
di vari istituti italiani hanno deciso di unire le proprie forze per
studiare in modo globale, dall’astronomia alla fisica alla chimica,
l’architettura dei sistemi planetari». E scoprire, forse, il nuovo
mondo.