venerdì 21 ottobre 2016

La Stampa 21.10.16
Respinto il ricorso di M5S e sinistra
Il Tar: non siamo competenti. E tra i No c’è chi applaude
Passo indietro dei giudici romani ma ora tocca a Milano
Il 27 ottobre il Tribunale di Milano si pronuncia sull’istanza di Onida
di Marcello Sorgi

I giudici amministrativi del Tar non se la sono sentita di fermare la macchina del referendum ormai in piena corsa. Dopo tre giorni di camera di consiglio hanno respinto il ricorso di 5 stelle e Sel contro il quesito stampato sulla scheda del 4 dicembre, semplicemente dichiarandosi incompetenti a riceverlo, e precisando che la procedura per la consultazione rispecchia perfettamente le norme su questo tipo di consultazioni. Se vorranno, i promotori del ricorso potranno chiedere che sia dichiarata incostituzionale la legge istitutiva dei referendum: sottinteso, in un’altro momento.
Soddisfazione, ovvia, di Pd e fronte del “Si” e amarezza, altrettanto logica, di Movimento 5 stelle e Sel, che continueranno la campagna sull’ambiguità del quesito, aspettando l’esito dell’altro ricorso pendente davanti al Tribunale di Milano e proposto dall’ex-presidente della Corte costituzionale Onida. L’incognita milanese, che dovrebbe essere sciolta entro la prossima settimana, tecnicamente sarebbe ancora in grado di bloccare tutto. Il tribunale potrebbe decidere di rivolgersi alla Corte costituzionale, per esaminare il merito del ricorso e stabilire se non sia il caso di spacchettare il quesito, consentendo agli elettori di pronunciarsi su parti diverse della riforma e soprattutto di trovare sulla scheda, dove attualmente si chiede di dire “Si” o “No” al titolo della riforma, informazioni più dettagliate sui singoli aspetti.
Il comportamento del TAR tuttavia lascia capire che i magistrati, prima di pronunciarsi, hanno valutato a fondo le implicazioni della loro sentenza. Un eventuale accoglimento del ricorso, con o senza il coinvolgimento della Corte costituzionale, e con l’affermazione della necessità di riscrivere e ristampare le schede elettorali, avrebbe portato a un rinvio della data del voto almeno fino alla primavera, con il risultato di allungare, sia i tempi della campagna referendaria che ha già battuto tutti i record di durata, sia lo stato di semiparalisi in cui versa qualsiasi decisione politica, non solo nazionale - si veda cosa sta accadendo in Europa -, in attesa dei risultati del 4 dicembre.
Dopo cinque mesi in cui il “No” era sempre apparso in vantaggio, sebbene via via meno consistente, un sondaggio dell’Istituto Demopolis, presentato a “Otto e mezzo”, ha visto per la prima volta avanti il “Si”, che avrebbe guadagnato due punti percentuali negli ultimi dieci giorni, passando dal 49 per cento del 10 ottobre al 51. Ma un quarto degli elettori non ha deciso: la situazione resta incerta.