sabato 1 ottobre 2016

La Stampa 1.10.16
“Il bimbo nato da due madri ha diritto al riconoscimento”
La Cassazione: non c’è alcun divieto nella Costituzione
di Paola Italiano

«Non c’è alcun divieto costituzionale» che preclude alle coppie dello stesso sesso «di accogliere e generare figli»: è il cardine attorno al quale ruota la sentenza della Cassazione che ieri ha definitivamente dato ragione a due madri di un figlio nato in Spagna da inseminazione eterologa che chiedevano il riconoscimento dell’atto di nascita del bimbo al Comune di Torino. È la parola fine di una storia giudiziaria che si trascinava da due anni e, allo stesso tempo, il punto di partenza di nuove polemiche.
Il piccolo oggi ha 5 anni. Una mamma spagnola, l’altra italiana, sposate dal 2009. In Italia, chiedono la trascrizione nello stato civile del bambino come figlio di entrambe. In Spagna, erano «genitore A» e «genitore B»: in Italia, semplicemente, il loro caso, due madri e nessun padre, non è contemplato dalla legge. Il tribunale di Torino, in un primo momento respinge la richiesta, perché trascrivere l’atto di nascita sarebbe contrario «all’ordine pubblico». La sentenza del 2014 viene ribaltata dai giudici d’appello all’inizio del 2015. La Corte obbliga gli uffici del Comune ad accogliere la richiesta: «Per non comprimere il diritto all’identità personale del minore», è uno dei motivi. Il Comune esita, chiede ancora un parere al ministero degli Interni, poi si adegua. Sembra finita, ma il contrasto con «l’ordine pubblico» viene nuovamente tirato in ballo dai magistrati torinesi: è l’ex procuratore generale Marcello Maddalena, oggi in pensione, a firmare il ricorso in Cassazione, e le sue parole creano un putiferio e reazioni indignate nel mondo Lgbt. «Non solo la maternità surrogata è vietata nel nostro ordinamento, ma anche l’applicazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita a persone dello stesso sesso è contro l’ordine pubblico».
In un anno, qualcosa è cambiato: altre sentenze hanno riconosciuto l’adozione del figlio del compagno o della compagna da parte di un genitore dello stesso sesso. Alcune sono diventate definitive, per un ragionamento analogo a quello del pronunciamento di ieri dei giudici: deve prevalere l’interesse del minore ad avere entrambi i genitori. Il caso di cui si parla ora è forse ancora più significativo: perché si parla di una coppia che ha divorziato. E che proprio per via della separazione ha voluto tutelare il bambino: non trascrivere l’atto di nascita avrebbe avuto anche conseguenze rilevanti sulla libera circolazione del minore, con due mamme in due paesi diversi che hanno però scelto la condivisione della responsabilità genitoriale.
Quello che non è cambiato è che continuano a pronunciarsi i giudici laddove mancano le leggi. «Vista l’evoluzione della giurisprudenza, immaginavo che sarebbe finita così», commenta oggi Maddalena. Le cose cambiano: a scagliarsi contro il procuratore c’era un anno fa Marco Giusta, allora presidente di Arcigay Torino. Oggi, è assessore alle Pari opportunità della giunta Cinquestelle. Esulta: «È stato chiarito il principio che non c’è alcun divieto costituzionale per le coppie omosessuali». «Non c’è perché é all’epoca era impensabile» è la lettura della deputata di Area Popolare Paola Binetti, in una delle reazioni più critiche con la sentenza, da registrare tra le resistenze che non accennano a cambiare.