La Stampa 17.10.16
“Ecco gli oppositori di Francesco. Nostalgici e contrari al cambiamento”
L’arcivescovo Forte: esaltano Putin solo per cecità ideologica
di Giacomo Galeazzi
«Chi
ha paura del rinnovamento, non crede al Vangelo». Agli oppositori di
Francesco che individuano in Putin il difensore della cristianità,
l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte applica le categorie della
«cecità ideologica» e della «nostalgia strumentale». Nell’inchiesta
pubblicata ieri sul La Stampa viene ricostruita la galassia
anti-Bergoglio e il presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e
il dialogo interreligioso individua le «storture teologiche» del
dissenso al Pontefice della misericordia.
Lefebvriani,
ultraconservatori che evocano crociate contro l’invasione islamica,
nemici del Concilio e avversari delle aperture pastorali del Papa
argentino sulla comunione ai divorziati risposati e sul dialogo con il
governo cinese. Lei è stato segretario speciale al recente Sinodo dei
vescovi sulla Famiglia, cosa tiene insieme un’opposizione al Pontefice
così diversificata?
«L’interesse unificante è il mantenimento
dello status quo. Il Vangelo è libertà, rinnovamento, docilità allo
Spirito Santo. Non credere al Vangelo induce a scambiare per pericoloso
sovversivo chi predica la parola di Gesù. La paura del rinnovamento
nasconde la paura dello Spirito Santo che guida la Chiesa. Ma è un
fenomeno da ricondurre nelle sue reali dimensioni. E proprio la lezione
del Sinodo è utile al riguardo».
Si riferisce alle resistenze interne alle gerarchie ecclesiastiche?
«All’inizio
sembrava che la Chiesa fosse spaccata in due e invece alla fine c’è
stata una grande maggioranza al Sinodo. La collegialità episcopale ha
sconfessato le posizioni estreme di chiusura e di opposizione a un
libero confronto».
Al Papa viene addebitata anche l’accoglienza verso i migranti?
«Di
fronte a un cambiamento epocale come il fenomeno migratorio, un conto è
un atteggiamento di comprensibile preoccupazione, un altro è la
negazione ideologica, pregiudiziale e anti-evangelica di qualunque forma
di accoglienza. Le migrazioni non sono solo questione di trasferimento
di persone. È giusto interrogarsi su come garantire buona integrazione».
Perché Francesco provoca reazioni accese di dissenso?
«Contro
il Papa si coalizzano chiusura culturale, nostalgie, staticità di
atteggiamenti ideologici e politici. Invece di abbandonarsi al Dio,
frange minoritarie si arroccano. È un’operazione, però, senza
prospettive».
La stupisce l’esaltazione del presidente russo Vladimir Putin da parte degli ultratradizionalisti che attaccano papa Bergoglio?
«No.
È la dimostrazione che quando prevale la cecità ideologica tutto
diventa strumentale e ci si arrampica sugli specchi pur di sostenere le
proprie ragioni fino a raggiungere scenari impensabili. Gesù stende le
braccia sulla croce ad abbracciare tutti, quindi preghiamo perché gli
oppositori del Papa ritrovino serenità e lucidità per discernere.
Soltanto così vedranno quale dono provvidenziale sia questo
pontificato».