giovedì 13 ottobre 2016

La Stampa 13.10.16
Renzi attacca l’Europa sui migranti
“Reagisce con frenetico immobilismo”
Ma Bruxelles non ci sta e bacchetta l’Italia
“Le risorse ci sono, Roma inefficace”
Il direttore di Frontex: procedure di rimpatrio troppo lente
di Marco Bresolin

Da Bruxelles, l’accusa di immobilismo che arriva dal governo italiano viene rispedita al mittente. Per alcuni aspetti proprio con le stesse argomentazioni. Prendiamo la questione immigrazione, che oggi vede l’Italia in prima linea. Si compone di diversi capitoli e uno dei più delicati riguarda i rimpatri dei migranti irregolari. Roma accusa Bruxelles di averla lasciata da sola e chiede più sostegno. Ma è Fabrice Leggeri, direttore della neonata Guardia Costiera e di Frontiera della Ue (vale a dire Frontex con più poteri), a ributtare la palla nel campo opposto. 
Proprio ieri Leggeri ha detto che in questo momento l’Italia è «la priorità assoluta» sul fronte immigrazione e ha assicurato che c’è il massimo supporto sui rimpatri. Perché «le risorse economiche per gestire i viaggi non mancano». E dunque dove sta il problema? «Il problema sono le decisioni nazionali», che non arrivano. Leggeri si riferisce alle procedure di espulsione e di rimpatrio, oltre che agli scarsi accordi di riammissione con i Paesi di origine. «Questa è la mia vera preoccupazione», ha ammesso. Sottolineando però che la lentezza e l’inefficacia dei provvedimenti non sono un problema solo italiano: «In Europa soltanto il 40% delle espulsioni viene eseguito». L’immobilismo – questo è il ragionamento – è di chi gestisce le procedure di espulsione, non di chi fornisce la propria assistenza per il rimpatrio dei cosiddetti «irregolari». Per avere un’idea dell’entità del fenomeno: nel 2015 sono arrivati in Italia 154 mila migranti e solo 30 mila hanno ottenuto la protezione internazionale. Ma i rimpatri si sono fermati a quota 3.688, circa il 2,4% degli arrivi. 
Durante l’estate l’Italia ha spinto molto per creare una cabina di regia europea a cui affidare la gestione dei rimpatri. Dopo Ventotene sembrava un obiettivo alla portata, visto l’apparente appoggio di Francia e Germania. Ma se Renzi spera di trovare il tema sul tavolo del prossimo Consiglio europeo (20-21 ottobre) rischia di avere una bella delusione. Nella bozza delle conclusioni preparata dalla Presidenza non c’è la minima traccia. Anzi, il Consiglio «invita i Paesi a rafforzare le procedure amministrative per portare effettivamente a termine i rimpatri». Ossia quello che dice Frontex: sono gli Stati, Italia in primis, a doversi dare una mossa.
Oggi i ministri degli Interni si riuniranno a Lussemburgo e discuteranno anche della riforma del Trattato di Dublino che regola il diritto d’asilo, ma i tempi per un accordo si preannunciano biblici. A inizio estate, la Commissione ha proposto regole e procedure comuni per il riconoscimento del diritto, oltre che una lista unica dei Paesi sicuri. Siamo ancora lontani. La bozza con le conclusioni del Consiglio annuncia che la questione verrà rinviata a dicembre, quando ci sarà una valutazione per avviare un lavoro che permetterà di «stipulare accordi-quadro con i Paesi di transito e di origini per rendere più veloci e operativi i rimpatri». Con tutti questi verbi al futuro, parlare di velocità fa quasi sorridere.
Gli accordi di riammissione con i Paesi d’origine sono indispensabili. L’idea di Bruxelles è di stipularne una serie a livello comunitario, per rendere poi il lavoro più facile agli Stati membri e avere una situazione omogenea. L’esempio che verrà indicato come virtuoso al prossimo Consiglio è quello dell’intesa con l’Afghanistan, anche se è il più contestato da associazioni umanitarie e Ong per l’instabilità del Paese.