Il Sole Domenica 16.10.16
Londra
Caravaggio, che fortuna!
Spettacolare rassegna alla National Gallery dedicata al Merisi e alla sua influenza nella pittura italiana ed europea del ’600
di Marco Carminati
Ci
troviamo di fronte a una superba sequenza di bellissimi dipinti del
primo Seicento europeo. Questa è la prima impressione che si ha
visitando la mostra Beyond Caravaggio allestita alla National Gallery di
Londra fino al 15 gennaio 2017. La seconda constatazione è che la
mostra si possa godere e comprendere semplicemente osservando i quadri,
senza quasi leggere pannelli e cartellini, tanto è chiaro il tema e
netto il percorso: la rassegna racconta la fortuna di Michelangelo
Merisi detto il Caravaggio nell’Europa della prima metà del Seicento e
il successo della sua “invenzione”, quel mix formidabile di naturalismo
intenso e luminismo drammatico che lasciò estasiati (ma talvota
scandalizzò) pittori e collezionisti del suo tempo.
Curata da
Letizia Treves e sostenuta dal contribuito di Credit Suisse, la mostra
londinese vanta alcuni singolari primati. Se noi italiani siamo
leggermente sazi di rassegne su Caravaggio, questa della National
Gallery è invece la prima grande mostra dedicata al maestro italiano e
alla sua fortuna allestita nel Regno Unito. Quindi, vista la fama
universale del pittore, si prevede un notevolissimo afflusso di
pubblico. Di contro, se gli inglesi verranno qui a cercare un
“caravaggesco” nato nella loro isola resteranno a bocca asciutta.
Italiani, francesi, fiamminghi, olandesi e spagnoli vennero investiti e
irradiati dalla luce di Caravaggio. Gli inglesi no. Eppure, prima ancora
del recupero critico e storico artistico del grande maestro lombardo
(che come è noto venne riportato in auge ai primi del Novecento dopo tre
secoli di totale oblio) furono proprio i grandi collezionisti inglesi
dell’Ottocento ad acquisire per primi alcuni superbi capolavori di
Caravaggio e del caravaggismo europeo. Ne consegue che oggi musei,
chiese, dimore, castelli e collezioni private del Regno Unito si trovano
a essere particolarmente ricchi di capolavori di questa scuola. E la
mostra di Londra ne fa davvero uno sfoggio spettacolare.
La
National Gallery (oggi diretta da Gabriele Finaldi) ha la fortuna di
possedere ben tre opere di Caravaggio in grado di documentare tutte le
fasi creative del maestro: il Ragazzo morso dal ramarro dipinto agli
esordi del soggiorno romano (1594 circa), la Cena in Emmaus risalente al
periodo d’oro dell’affermazione del maestro a Roma (1601), e la Salomè
con la testa del Battista dipinta a Napoli nell’ultima drammatica fase
della vita del pittore (1609-1610). Accanto ai capolavori “di casa”, la
National Gallery ha ottenuto in prestito il Fanciullo che monda un
frutto dalla regina Elisabetta II, la spettacolare Cattura di Cristo
dalla Galleria Nazionale di Dublino e la grande tela con il San Giovanni
Battista in meditazione dal Museo Nelson-Atkins di Kansas City. Attorno
agli originali caravaggeschi è stato costruito un percorso in sette
tappe che racconta con lineare semplicità l’irradiazione in Europa del
naturalismo e della luce di Caravaggio.
La prima tappa è Roma,
dove Caravaggio approda ventenne attorno al 1592 e dove si mette a
dipingere quadri di natura e scene di genere. Sono giovanetti di strada
(come il Ragazzo che monda un frutto e il Ragazzo morso dal ramarro),
musicisti, giocatori di carte e zingare cartomanti, soggetti che
verranno imitati e riproposti da pittori coetanei come Cecco del
Caravaggio, Bartolomeo Manfredi e Antiveduto Gramatica, e che ispirarono
anche maestri di generazioni più giovani come il lorenese Georges de la
Tour.
Entrando nella seconda sala letteralmente si barcolla: la
sezione è quella dedicata agli anni del successo e delle grandi
committenze di Caravaggio. Sulla parete di destra sono appese in
sequenza quattro tele mozzafiato facenti parte tutte della collezione
romana di Ciriaco e Asdrubal e Mattei, famiglia di grandi patroni di
Caravaggio. Al centro si stagliano le superbe tele del Merisi con la
Cattura di Cristo di Dublino e la Cena in Emmaus di Londra; ai lati ci
sono Il tributo della moneta di Giovanni Serodine (prestato dalla
Galleria di Edimburgo) e il Cristo tra i dottori di Antiveduto Gramatica
(anch’esso proveniente da Edimburgo): francamente questo “quartetto”
varrebbe da solo il viaggio a Londra.
Ma altre emozioni ci
aspettano nelle sale a seguire. La terza e la quarta sezione sono
dedicate all’irradiamento del caravaggismo in Italia, offrendoci una
sequenza di autentici capolavori di Cecco del Caravaggio, Bartolomeo
Manfredi, Carlo Saraceni, Pensionante del Saraceni, Giovanni Antonio
Galli detto Lo Spadarino, Orazio e Artemisia Gentileschi, Guido Reni,
Rutilio Manetti e Jusepe de Ribera. Qui si comprende bene che per molti
di questi artisti il caravaggismo non fu solo un modello da imitare ma
un’ispirazione di partenza per sviluppare stili nuovi e individuali.
Anche in questo caso, se non fossero enormi, si vorrebbe uscire dalle
sale con alcune tele sottobraccio: una fra tutte è l’impressionante
Riposo dalla fuga in Egitto di Orazio Gentileschi, proveniente da
Birmingham.
Ai soggiorni di Caravaggio a Napoli è dedicata la
sezione successiva, con la presenza della Salomè con la testa del
Battista del Merisi circondata da capolavori di Jusepe de Ribera, Mattia
Preti e del misterioso (e sublime) Maestro dell’Annuncio di Pastori.
Alla
fortuna europea del maestro sono invece dedicate le ultime due sale
della rassegna: attorno al San Giovanni Battista in meditazione di
Caravaggio proveniente da Kansas City si dispiegano le tele degli
olandesi (Dirck van Baburen, Gerrit van Honthorst, Hendrick ter
Brugghen, Matthias Stom) e dei francesi (George de la Tour, Nicolas
Regnier, Valentine de Boulogne e Nicolas Tournier) che si “abbeverarono”
avidamente alla luce di Caravaggio.
Beyond Caravaggio , Londra,
National Gallery, fino al 15 gennaio 2017. Poi a Dublino, National
Gallery of Ireland (11 febbraio- 14 maggio 2017) e Edimbungo, Scottish
National Gallery (17 giugno-24 settembre 2017). Catalogo National
Gallery Company