Il Sole 9.10.16
Referendum. Nel Pd asse Marino-Bersani per il No
Nascono i comitati dei bersaniani contro il Sì
Boschi: «Non si riduce la democrazia ma la burocrazia»
di B.F.
Renzi tira dritto e punta sugli indecisi - Moscovici: «In Italia bisogno di forti riforme»
Il
fuoco “amico” cresce. Mentre l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino
all’indomani dell’assoluzione annuncia un tour contro la riforma
costituzionale, sempre nella Capitale, al circolo Pd di Testaccio,
nascono i comitati dei «Democratici per il No» promossi, tra gli altri,
dall’ex portavoce di Pier Luigi Bersani, Stefano Di Traglia, che si
sommano a quelli già in campo guidati da Massimo D’Alema. Una
mobilitazione che conferma la spaccatura all’interno del Pd sul
referendum del 4 dicembre.
Matteo Renzi ne è consapevole. Anzi, è
convinto di essere l’unico vero obiettivo dei suoi avversari . Per
questo l’attenzione del premier è rivolta soprattutto fuori dal partito,
sugli indecisi che sono ancora metà dell’elettorato, piuttosto che a
rincorrere possibili mediazioni con chi «comunque - è questo il
ragionamento - è intenzionato a votare contro la riforma costituzionale»
con l’obiettivo di buttarlo giù. Di qui la presenza quotidiana del
premier in giro per l’Italia, amplificata anche dal ritorno in
televisione: oggi parteciperà all’Arena di Massimo Giletti per
intercettare il pubblico della domenica pomeriggio mentre martedì sera
sarà protagonista di Politics, il programma condotto da Gianluca
Semprini, finito nel mirino delle critiche anche renziane per il flop di
ascolti.
Nel frattempo il premier incassa il sostegno del
commissario Pierre Moscovici, che dopo l’apertura al governo italiano
sulla flessibilità, dice la sua anche sul referendum. Nella
consapevolezza che «tocca agli italiani fare la loro scelta» Moscovici
ribadisce però che «in Italia c’è bisogno di forti riforme perché quando
le istituzioni funzionano bene il sistema funziona bene».
È
quanto ripete anche Maria Elena Boschi che ieri ha sottolineato gli
effetti positivi della riforma costituzionale per la semplificazione dei
rapporti tra Stato e Regioni: «Questa riforma non riduce la democrazia
ma la burocrazia», ha detto il ministro per le Riforme che -intervenendo
a Teramo a un dibattito dove erano presenti anche il ministro
all’Ambiente Gianluca Galletti, il segretario di Sc Enrico Zanetti e
l’ex presidente del Senato Marcello Pera - torna a definire «non serio»
chi sostiene che «se fallisce questa riforma tra sei mesi se ne farà
un’altra». Ecco perchè «la scelta - avverte Boschi - è oggi».
Un
appello che guarda con particolare attenzione all’elettorato moderato.
Lo stesso che - come ha detto nei giorni scorsi il presidente di
Mediaset Fedele Confalonieri - al momento non viene intercettato dai
sondaggi perché «fa fino» dire di essere per il «No» ma che potrebbe
invece rivelarsi nelle urne. Ragionamento che ieri ha riproposto anche
Zanetti, secondo cui «il No di una parte della sinistra ideologica e di
una parte dell’area “no euro” leghista e grillina è fisiologico tanto
quanto è fisiologico che l’area liberale e moderata si schieri
compattamente per il Sì a prescindere dal suo posizionamento rispetto al
governo attuale». Lo ripete anche Pera che, rivolgendosi idealmente a
Silvio Berlusconi, definisce il «No» di Fi una sorta di rinnegamento
della storia del partito azzurro
Fi però non ci sta. «Questo
referendum vuole confermare una riforma costituzionale che Renzi
considera un salto nel futuro, ma che io considero una frana nel
passato», ha detto il governatore della Liguria, Giovanni Toti,
intervenuto a una manifestazione in Sicilia. Anche il M5s attacca:
«Questa riforma darà l’immunità parlamentare a consiglieri comunali e
sindaci che hanno gestito la nostra sanità negli ultimi 15 anni. Questa
riforma rischia di far aumentare la corruzione in Italia, il Paese con
la più alta percezione di corruzione in Europa», ha detto ieri Luigi Di
Maio.