Il Sole 1.10.16
Il secondo tempo della Raggi
di Lina Palmerini
Da
oggi comincia il «secondo tempo» della Raggi. Una ripartenza che si
fonda su due scommesse: da un lato la capacità dei due nuovi assessori -
Bilancio e Partecipate - scelti soprattutto secondo il criterio di
“fedeltà” e dall’altra che l’inchiesta sulla Muraro non travolga tutto.
Le
reazioni alla nomina dei due assessori di Roma, Andrea Mazzillo al
Bilancio e Massimo Colomban alle Partecipate, assomigliano a quelle già
sentite per Renzi. Per il premier e i suoi fedelissimi c’è il “giglio
magico” e adesso anche per la sindaca di Roma si parla di “raggio
magico” visto che ha scelto il primo prendendolo direttamente dal suo
staff e il secondo su sollecitazione di Casaleggio. Persone che hanno un
profilo professionale – commercialista e imprenditore - ma che
garantiscono fedeltà, quella che nelle ultime settimane è mancata alla
Raggi sotto assedio soprattutto da parte dei suoi compagni del
Movimento. Il segnale, quindi, non è tanto quello che diceva ieri Di
Maio - cioè l’aver scelto un veneto per gestire le Partecipate della
Capitale - ma un’altra correzione di rotta del Movimento.
Chi
predicava il reclutamento trasparente e per merito attraverso curriculum
mandati in rete, oggi pratica quello che hanno sempre praticato tutti
gli altri partiti: la prevalenza dell’appartenenza sulla competenza. E
pure la militanza dei due nuovi assessori sembra piuttosto recente. Si
fa notare che Mazzillo ha vissuto in altre case politiche, quelle del
Pd, che si è candidato con Veltroni e Zingaretti, che quindi ha un
passato che non nasce nei 5 Stelle. Così come Colomban che nel 2010 fu
candidato con Zaia e più di recente – da dichiarazioni del 2014 –
diventò perfino estimatore del premier Renzi. È vero che tutto passa e
che le delusioni portano al nomadismo politico ma di certo quello che
presentano i due neo assessori non è un biglietto da visita in stile
grillino.
Ma questa è solo la premessa che vale poco. La sostanza è
che con i due assessori in carica comincia il secondo tempo della
Raggi, quello del governo. Finora l’amministrazione di Roma è rimasta in
stand by scavalcata da altri problemi con cui si è misurata la sindaca e
lo stesso Grillo. Adesso il nuovo fischio d’inizio c’è stato e nelle
prossime settimane non si parlerà di come sono stati scelti ma di cosa
sono capaci di fare. A oggi questa prova non c’è stata perché la
Capitale vuol dire soprattutto gestione del debito – circa 13 miliardi –
e delle società che gestiscono i servizi fondamentali. La prima sfida è
quindi dimostrare di aver scelto gli uomini giusti per due poltrone
nevralgiche.
Ma Roma vuol dire anche “mafia capitale”. E questa è
la seconda sfida della Raggi che porta il nome di Paola Muraro.
L’assessore è coinvolta nell’inchiesta che riguarda la gestione dei
rifiuti e finora è stata blindata dalla sindaca. Una difesa a oltranza
che ha vinto le resistenze e le divisioni dentro il Movimento romano e
nazionale ma proprio per questo espone la Raggi e la sua giunta al
rischio di un secondo stop. Se davvero c’è anche il reato di abuso
d’ufficio per la Muraro, se le carte dei magistrati dovessero raccontare
una storia diversa da quella che ripete l’assessore, si rischia un
altro stand by. Con tutto quello che comporterà non solo per il
Movimento ma soprattutto per Roma.