il manifesto 8.10.16
Debito, la Grecia in vendita
Nuova finanza pubblica. La rubrica settimanale
di Marco Bersani
Se
 qualcuno avesse ancora dubbi sull’uso ideologico del debito come 
«shock» per procedere all’espropriazione di diritti e beni comuni, è 
ancora una volta la drammatica esperienza della Grecia a diradarli.
Con
 152 voti a favore e 141 contrari, lo scorso 27 settembre il Parlamento 
greco ha approvato le nuove misure di austerità, proposte dal governo 
Tsipras per ottenere la nuova tranche di prestiti dalla Troika, 
finalizzata al pagamento del debito.
Con i nuovi provvedimenti, la
 Grecia, come previsto dal Terzo Memorandum, viene posta letteralmente 
in vendita: tutte le proprietà pubbliche vengono trasferite all’Hellenic
 Company of Assests and Partecipations (HCAP), un superfondo finanziario
 con l’obiettivo esplicito di «ricavare liquidità a breve termine, 
facendo fruttare il patrimonio pubblico oppure vendendolo».
Basta 
scorrere l’elenco per vedere quanti settori strategici e proprietà 
pubbliche saranno coinvolte in quello che è già stato definito il più 
grande piano di privatizzazioni messo in campo in Europa dopo 
l’istituzione nel 1990 del Treuhandanstalt tedesco, l’ente di gestione 
fiduciaria che, tra il 1990 e il 1994, garantì, per la riunificazione 
della Germania, la dismissione di circa 8.000 aziende dell’ ex Ddr, per 
un valore patrimoniale pari a 307 miliardi di euro attuali.
Il 
piano di Tsipras prevede la vendita dell’aeroporto internazionale di 
Atene (a Lambda Development, con la costruzione di una città privata su 3
 milioni di mq davanti al mare) e di 14 aeroporti regionali (già 
acquistati dal consorzio tedesco Fraport-Slentel); del porto del Pireo 
(consorzio cinese Cosco) e di quello di Salonicco (capitali russi); 
della Ferrovia Tranoise (questa volta arrivano i «nostri» di 
Trenitalia); delle autostrade; delle società pubbliche di energia 
elettrica, gas e petrolio; delle poste, della società di 
telecomunicazioni e –last but non least- delle compagnie Eydap e Eyath, 
che gestiscono rispettivamente l’acqua ad Atene e a Salonicco.
Il 
superfondo HCAP avrà la durata di 99 anni e sarà gestito da tre tecnici 
nominati dal governo greco e da due dell’ESM (European Stability 
Mechanism).
È l’ennesimo sacrificio per uscire dalla spirale del 
debito? Naturalmente no, e i dati sono lì a dimostrarlo: mentre 
l’economia greca è sprofondata del 40% (la stessa caduta delle economie 
europee durante la seconda guerra mondiale), il 95% degli «aiuti» 
finanziari dati alla Grecia è servito a mettere in sicurezza le banche 
europee che lì si erano sovra esposte; e il rapporto debito/Pil, che 
prima della crisi era del 130%, oggi veleggia sopra il 180%.
Alla 
luce di quanto sopra, alcune domande tornano utili: le privatizzazioni 
servono a ridurre il debito, o è lo shock artefatto del debito ad essere
 messo in campo per poter proseguire con le privatizzazioni?
La 
resa di Tsipras, dopo che la Commissione per la verità sul debito greco,
 istituita nella primavera del 2005 per iniziativa dell’allora 
Presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou, aveva dimostrato la 
totale illegittimità e insostenibilità del debito stesso, e soprattutto 
dopo lo straordinario «No» del referendum popolare contro le misure 
imposte dalla Troika, era inevitabile?
L’attualità dimostra dove 
ha portato quella strada: oggi la Grecia è un paese in vendita e la 
democrazia un abito formale, dietro il quale i poteri finanziari 
estendono la propria sfera d’influenza sull’intera società greca.
A
 Tsipras non rimane che raccomandare alle forze dell’ordine di non usare
 i gas lacrimogeni contro le manifestazioni dei pensionati.
 
