il manifesto 4.10.16
Governo Rajoy? Il Psoe verso l’astensione
Spagna.
Il partito socialista in crisi celebrerà un nuovo comitato federale. La
linea del comitato di gestione è non votare consegnando il paese al Pp
di Luca Tancredi Barone
BARCELLONA
Quello che resta del Partito socialista operaio spagnolo inizia a
preparare i suoi elettori al radicale cambio di strategia politica, cioè
all’inevitabile astensione al governo di Mariano Rajoy, che gli
permetterà di dare il via alla legislatura.
Ieri il comitato di
gestione del Psoe che è subentrato a Pedro Sánchez si è riunito per la
prima volta dopo il tumultuoso comitato federale di sabato e ha
cominciato il lungo lavoro di raccolta dei cocci.
A presiedere la
gestora che traghetterà il partito verso il prossimo congresso (si parla
ormai di febbraio, con calma) è uno dei principali nemici dell’ex
segretario, il presidente asturiano Javier Fernández. Solo due dei dieci
membri della gestora sono ascrivibili all’aerea fedele a Sánchez. La
prima decisione che è stata presa è quella di celebrare un nuovo
comitato federale, ma non sabato prossimo. Probabilmente sabato 15 o
addirittura quello successivo, praticamente con la scadenza di questa
legislatura alle porte.
Se il giorno 31 la Spagna è ancora senza
governo, scattano le elezioni anticipate a dicembre. L’idea è quella di
concordare con i “baroni” del partito una linea da portare alla
discussione ed evitare scene come quelle di sabato scorso.
La
linea, è noto, è quella di dare il via al governo Rajoy mediante
un’astensione. Dato che l’accordo con Podemos è escluso – è stato il
principale scoglio contro cui Sánchez si è scontrato – andare alle
elezioni anticipate sarebbe dare il colpo di grazia a un partito
sull’orlo del baratro. «L’astensione non vuol dire appoggiare Rajoy», ha
però spiegato Fernández, pur aggiungendo che la posizione
sull’investitura del nuovo governo la prenderà un nuovo comitato
federale.
Ha escluso anche la libertà di voto al momento della
verità: vedremo cosa faranno Sánchez, ormai solo deputato semplice, e i
suoi fedeli che sul «no è no» a Rajoy si sono giocati la carriera
politica. La federazione catalana, la seconda più importante dopo la
andalusa, per esempio, già minaccia di votare no in dissenso dal gruppo.
Podemos ha nuovamente ventilato conseguenze nei governi regionali dove
appoggia il partito socialista.
Il Pp per il momento tace, ma è
chiaro che sarebbe tentato di andare a nuove elezioni per ottenere una
certamente assai più comoda maggioranza date le condizioni del suo per
ora principale avversario. Ma è molto probabile che né il capo dello
stato, né il partito socialista glielo permetteranno.