il manifesto 26.10.16
Walter Benjamin, la felicità profana degli uomini
«La Politica e altri scritti» di Walter Benjamin, a cura di Dario Gentili
di Roberto Ciccarelli
Filosofo
dei frammenti, e del loro montaggio, Walter Benjamin ha fatto di
necessità virtù. La sua esistenza nomade, alla prese con una precarietà
che non ha nulla da invidiare alla nostra, si è conclusa in fuga dai
nazisti con un tragico suicidio. Un’esistenza costellata di
illuminazioni e anticipazioni sulle quali si continua ancora a
riflettere. L’ultimo caso è quello della «Politica»: sin da giovane il
filosofo aveva concepito un’opera organica di cui si conoscono frammenti
notissimi come Sulla critica della violenza, pubblicata nel 1921.
La
Politik è al centro di una discussione intensa almeno quanto le
discussioni sulla valigetta che Benjamin portava sempre con sé e che si
pensa custodisse il suo ultimo lavoro, un libro a cui il filosofo diceva
di tenere più che alla sua vita. Oggi non è possibile ricostruirla
completamente, ma dai frammenti emergono lampi significativi. È questo
il tema de La politica e altri scritti (Mimesis, pp.122, euro 12), un
volume per il quale il curatore Dario Gentili ha scelto un filo
conduttore che, pur non rispettando la disposizione dei materiali
nell’opera completa, permette di organizzarli secondo un ordine tematico
e cronologico. Per ricostruire il senso di questa opera incompiuta è
decisiva la corrispondenza con l’amico e filosofo Gershom Scholem. In
questi scritti Benjamin lega la «verità» all’opera «comune» che gli
uomini possono fare insieme. A differenza di una lunga tradizione
iniziata con Weber, il politico non è una personalità o individualità,
ma si dà nella radicale immanenza dell’opera comune degli uomini. In
questo consiste la loro felicità profana.
La politica, nella sua
caducità, non aderisce a ciò che esiste, ma adempie a un compito
messianico. Accompagnato da visioni materialistiche, il messianesimo
comunista di Benjamin procede in senso inverso rispetto alla teologia e
alla volontà di rappresentare il Regno di Dio sulla Terra. Tra
l’anarchismo giovanile e la stagione marxista della maturità la distanza
è notevole, ma esistono alcune costanti.
In questa raccolta di
frammenti emergono due idee che Benjamin ha coltivato ancor prima di
scoprire il materialismo: la rivoluzione è «innervazione degli organi
tecnici della collettività» e «scassinare la teleologia naturale».
Concetti che ribaltano molte versioni del materialismo che ha ignorato
il fatto che la tecnologia è un fenomeno sociale e incarnato nella forza
lavoro. Per non parlare della filosofia della storia che ha legato il
comunismo alla teleologia naturale. Per Benjamin nulla è irreversibile,
la tecnica è una questione politica, la politica si dà quando l’azione
non ha uno scopo finale, ma è l’espressione di una felicità comune.