il manifesto 22.10.16
«Basta attacchi a Israele» e Tel Aviv ringrazia l’Italia
Gerusalemme.
Il presidente del consiglio rimprovera Gentiloni e definisce
"allucinante" la risoluzione dell'Unesco sulla Spianata delle Moschee ma
l'agenzia dell'Onu ha ribadito ciò che è chiaro da 50 anni: Israele è
una potenza occupante a Gerusalemme Est
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
«Ringraziamo e ci felicitiamo con il governo italiano per questa
importante dichiarazione». Con queste parole del portavoce del ministero
degli esteri, Emmanuel Nahshon, Israele ha applaudito alle parole del
presidente del consiglio italiano Matteo Renzi che ha definito
«allucinante» la recente risoluzione dell’Unesco sullo status della
Spianata delle mosche, risoluzione sulla quale l’Italia si è astenuta,
in linea con la posizione europea. Secondo Renzi, che ha addossato ogni
responsabilità al ministro degli esteri Gentiloni, accusandolo di aver
votato «in automatico», «Non si può continuare con queste mozioni
finalizzate ad attaccare Israele». Il premier ha lanciato un
avvertimento: «Se c’è da rompere su questo l’unità europea che si
rompa».
Renzi si dice addirittura pronto a rompere con l’Ue. Lo
farebbe per Israele e non per le politiche scellerate dell’Europa a
guida tedesca che penalizzano lo sviluppo, il lavoro, la ripresa
economica a danno anche di milioni di essere umani. In realtà non si
deve dare peso eccessivo a questo gesto, quasi una boutade, che non ha
alcun valore politico concreto e che vuole solo riaffermare l’alleanza
con il governo Netanyahu, è un modo per dire «presente, ho fatto la mia
parte». Renzi ha segnalato di aver accolto le pressioni che Tel Aviv sta
facendo sui principali alleati in Europa – la Repubblica Ceca e,
appunto, l’Italia – dopo il voto all’Unesco che Israele descrive come
una negazione dei legami tra gli ebrei e la Spianata delle Moschee, il
sito religioso islamico che secondo gli ebrei coincide con il Monte del
biblico Tempio distrutto duemila anni fa.
Il presidente del
consiglio italiano deve sapere che si è accalorato tanto per qualcosa,
lo status del luogo santo, che Israele non può mutare, se non vuole
andare alla rottura delle relazioni con la Giordania, sua strettissima
alleata, e scatenare reazioni ovunque nel mondo arabo-islamico perdendo
le amicizie che si è costruito dietro le quinte in questi anni. Quando
sul tavolo ci sono le moschee di al Aqsa e della Roccia nessun re,
principe e presidente musulmano può mostrarsi compiacente, la difesa del
luogo santo è sicura ed automatica. Netanyahu lo sa bene. La monarchia
hashemita, discendente dalla famiglia di Maometto, si considera custode
di Haram al Sharif, la Spianata delle moschee. E ha già fatto la voce
grossa un anno fa di fronte alle “visite” al sito da parte di militanti
della destra religiosa israeliana, obbligando Netanyahu a rispettare lo
status deciso quasi 50 anni fa, dopo l’occupazione di Gerusalemme est da
parte di Israele, che non nega ai fedeli di altre fedi di visitare il
sito ma riserva il diritto di pregarvi solo ai musulmani.
A
Gerusalemme gli ebrei pregano al Muro del Pianto, i cristiani al Santo
Sepolcro e i musulmani alla Spianata. Rompere questo equilibrio
scatenerebbe reazioni imprevedibili. E Renzi farebbe bene a domandarsi
cosa accadrebbe se i musulmani o i cristiani chiedessero di pregare al
Muro del Pianto che pure è parte della Spianata/Monte del Tempio. Lo
status quo perciò è la condizione migliore per le tre fedi monoteistiche
a Gerusalemme e l’Unesco – al di là del tono del testo e dei toponimi
islamici usati nella risoluzione – non ha fatto altro che ribadirlo e
richiamare Israele al suo rispetto. La risoluzione dell’agenzia dell’Onu
approvata martedì scorso, condanna le presunte visite di preghiera
degli attivisti israeliani e chiede al governo Netanyahu di adottare
misure per prevenire provocazioni che violano l’integrità delle moschee.
Denuncia gli scavi fatti e le infrastrutture costruite unilateralmente
Israele nell’area che riguarda anche la Spianata delle Moschee. Più di
tutto il documento dell’Unesco ribadisce che Israele è la potenza
occupante a Gerusalemme est. Il testo perciò è in linea con il diritto
internazionale e le risoluzioni dell’Onu 242 e 338 votate dopo la Guerra
dei Sei Giorni.
Le violazioni dello status quo sono sempre
sfociate in violenze con morti e feriti. Nell’ottobre 1990 il progetto
di una organizzazione messianica israeliana di cominciare la costruzione
del Tempio sulla Spianata causò scontri tra dimostranti e polizia che
si conclusero con la strage di 20 palestinesi. Nel settembre 2000 la
famosa “passeggiata” dell’ex premier israeliano Ariel Sharon sulla
Spianata innescò la seconda Intifada palestinese.