domenica 2 ottobre 2016

Corriere Salute 2.10.16
Ansia
Rovinarsi il presente pensando al futuro
di E.M.

L’ansia è una malattia del nostro tempo. Contagiosa e in costante aumento perché la società attuale la “coltiva”: viviamo tutti la sensazione di minacce future che sono presenti ma non sappiamo bene quali siano e se ci riguarderanno davvero, una su tutte il terrorismo. Secondo il saggista Louis Menard, «l’ansia è il cartellino del prezzo della libertà umana» e lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano, conferma: «In passato le paure erano più “normate” e si affrontavano attraverso ritualità collettive. Oggi ciascuno è solo di fronte ai suoi timori e l’ansia cresce e si diffonde: se viviamo in un ambiente ansiogeno più facilmente diventiamo ansiosi».
Così, accanto alle fobie, per molti il vero problema è un disturbo d’ansia generalizzata quando non addirittura di attacchi di panico, acuti e devastanti, in cui l’ansia sale a un livello parossistico e si teme di morire, di perdere il controllo, di impazzire.
«L’ansia generalizzata, come le fobie, compare in genere da giovani o giovanissimi e tende a persistere nel tempo; gli attacchi di panico rapidamente iniziano a ripetersi spesso e non di rado si complicano con l’agorafobia, la paura di trovarsi in spazi aperti o in situazioni cui si ha la sensazione di non avere una via di fuga come, banalmente, stare chiusi in macchina in mezzo al traffico — spiega Bernardo Carpiniello, presidente eletto della Società italiana di psichiatria —. I pazienti con ansia generalizzata si rendono conto di avere preoccupazioni eccessive e inappropriate, ma non riescono a venirne a capo e spesso prima di riconoscere di avere un disturbo d’ansia si sottopongono a innumerevoli visite mediche, ipotizzando le più improbabili malattie organiche, tuttora più “facili” da ammettere con se stessi di un problema mentale, anche se oggi lo stigma sociale è certamente minore rispetto al passato. La maggioranza di chi soffre di ansia generalizzata prima o poi tenta di curarsi, spesso con il fai da te a base di valeriana, fiori di Bach o simili, con esiti alterni e parziali; se si verifica un evento stressante, però, il precario equilibrio si spezza e si ricorre magari all’ansiolitico, che se mal gestito può creare problemi.
«Gli antidepressivi — continua Carpiniello — sono molto efficaci nella terapia cronica dell’ansia generalizzata e anche negli attacchi di panico, dove il trattamento con i farmaci è spesso la prima scelta e la richiesta di aiuto in genere arriva prima, visti gli effetti devastanti della patologia sulla qualità di vita».
Rovinarsi il presente pensando al futuro è l’atteggiamento dell’ansioso e come spiega Mencacci «La sfida è aiutare il paziente a tollerare l’oggi, a spostare il pensiero altrove e su diverse modalità di reazione ai fatti, a vivere le emozioni senza credere che tutto influenzerà il domani. Anche approcci diversi dal farmaco, quindi, sono molto utili: possono aiutare le varie forme di psicoterapia ma anche l’ipnosi, il biofeedback, il training autogeno o alcune tecniche di meditazione e respirazione come lo yoga».
Molti pazienti preferirebbero curare l’ansia senza medicine, ma spesso non è semplice come sottolinea Carpiniello: «Detto che i farmaci non modificano il cervello come molti temono e se usati bene, sotto controllo medico, sono spesso assai efficaci, va anche ammesso che molti non accedono ad altrettanto valide psicoterapie perché sono più costose e le strutture pubbliche difficilmente riescono a erogarle per i disturbi d’ansia. Il Servizio sanitario deve occuparsi prioritariamente delle malattie mentali gravi e l’ansia, per quanto non di rado invalidante, non è considerata tale».