lunedì 31 ottobre 2016

Corriere 31.10.16
Israele: lo scrittore Etgar Keret
«Una deriva messianica nella nostra politica. E si invocano sciagure»
di Davide Frattini

GERUSALEMME Ariel Sharon era morto da poco meno di quattro ore e i profeti su Twitter già proclamavano come il primo ministro fosse stato punito per aver dato ordine di evacuare i coloni israeliani dalla Striscia di Gaza nel 2005. I rabbini oltranzisti allora lo avevano maledetto per poi sostenere che i loro strali devoti lo avessero spedito nel coma da cui non si è mai risvegliato. «Invocare le ritorsioni divine è ormai la continuazione della politica con altri mezzi», commenta lo scrittore Etgar Keret. Per spiegare che richiamare la sciagura — come ha fatto il viceministro Ayou Kara — non è una sciagura isolata. «Dentro al governo israeliano soffia uno spirito messianico. Tzipi Hotovely, viceministra degli Esteri, è convinta che il Tempio a Gerusalemme verrà ricostruito nel nostro tempo. Io sono agnostico e anche se credessi in Dio non penso lavorerebbe per Netanyahu, di certo Kara non sarebbe il suo profeta. Non è un problema di fede religiosa, ma di uso che viene fatto della religione. Se un partito è convinto di possedere la verità piovuta dal cielo, considererà gli altri sempre dalla parte sbagliata. E da punire per le loro idee».
Kara è invece un’eccezione — continua Keret — come politico arabo che siede in una coalizione di destra. Anche tra i drusi che sono gli unici arabi israeliani a prender parte alla leva obbligatoria e dimostrano storicamente lealtà allo Stato israeliano. Ayoub è così fedele al primo ministro Benjamin Netanyahu e al partito al potere da aver voluto sacrificare in passato una pecora per ogni deputato che aveva lasciato il suo Likud per allearsi con i rivali.
«Non ci sono dubbi che il nostro parlamento sia sempre più tribale», commenta il romanziere che nel Paese rappresenta la «tribù» laica di Tel Aviv. «Una volta era possibile discutere, essere pro o contro un accordo di pace con i palestinesi, senza venir colpiti da un incantesimo di sfortuna lanciato dai manichei». In realtà Ayoub ha un rapporto con la divinità più tollerante di quello che la sua frase sul terremoto come punizione per l’astensione dell’Italia all’Unesco lascerebbe pensare. «Credo in un potere ultraterreno — ha risposto qualche settimana fa al quotidiano Haaretz che gli chiedeva della sua religiosità —, un potere che è comunemente chiamato Dio. Tuttavia non credo nelle religioni perché Dio non permetterebbe le lotte e le divisioni che causano nel mondo da lui creato».
La risoluzione votata all’Unesco — con una formulazione che cancella i legami dei luoghi sacri a Gerusalemme con l’ebraismo — rappresenta secondo Keret un doppio errore: «L’organismo dell’Onu non può sostenere una parte o l’altra, preferire una religione o l’altra. È assurdo negare la Storia, il valore che ha per noi il Muro del Pianto. Anche perché permette al governo di destra di respingere le proposte e gli interventi della comunità internazionale anche quando sono positivi e, per esempio, vengono esercitate pressioni perché Netanyahu ritorni ai negoziati».