Corriere 27.10.16
La nuova Maturità, addio ai prof esterni
Solo due prove scritte, il test Invalsi si terrà al quarto anno e concorrerà al voto finale
di Valentina Santarpia
Novità
 in arrivo per gli studenti: cambia l’esame di Maturità. Saranno due le 
prove scritte nazionali, i commissari solo interni e i progetti di 
scuola-lavoro diventano fondamentali per i crediti. Addio alla tesina. 
La prova Invalsi si terrà al quarto anno. Queste le nuove regole che 
entreranno in vigore già dal prossimo mese di giugno, in base alla legge
 delega che sarà varata a breve.
Due prove scritte nazionali, 
nessuna tesina, commissari solo interni, e i progetti di scuola lavoro 
che diventano fondamentali per i crediti. Ecco come cambia l’esame di 
maturità, già dal prossimo mese di giugno, in base alla legge delega 
sulla valutazione che il governo ha messo a punto e che sarà varata a 
breve.
L’obiettivo è quello di snellire l’esame di Stato, rendendo
 sempre più importante il percorso che i ragazzi svolgono negli ultimi 
tre anni di scuola superiore, compresi gli stage, piuttosto che la prova
 in sé. Il tanto temuto Invalsi non entra a far parte dell’esame di 
maturità, ma concorrerà alla composizione del voto finale: la prova 
sulle competenze in italiano e matematica si svolgerà durante il quarto 
anno, per non sovraccaricare gli studenti al quinto anno. E i risultati 
saranno determinanti per l’ammissione all’esame di Stato.
Cambierà
 pure la tabella di attribuzione dei cosiddetti crediti che concorrono 
alla valutazione con cui i maturandi si presentano all’esame: diminuirà 
l’incidenza del voto scolastico, aumenterà quella dell’alternanza scuola
 lavoro, che diventa una parte importante anche del colloquio orale di 
esame. Al posto della tesina, gli studenti dovranno infatti presentare 
un progetto realizzato durante i tirocini, spiegandone caratteristiche e
 sviluppi.
Lo presenteranno a una commissione più «amichevole», 
che sarà composta solo da commissari interni, cioè professori che li 
conoscono e con i quali hanno studiato negli anni. Solo il presidente di
 commissione sarà esterno. Anche questa scelta è fatta nell’ottica di 
valorizzare il percorso ed evitare che siano la maldisposizione di un 
giorno o la casualità di una traccia a determinare il voto.
Verrà 
invece archiviata la terza prova scritta, che in passato aveva sollevato
 non poche polemiche per la variabilità in base all’indirizzo di studi, 
alla scuola, alla classe: non essendo una prova ministeriale, poteva 
prevedere domande, materie, discipline e durate molto — troppo, secondo i
 critici — diverse. Ed è stata anche abbandonata l’idea, presa in 
considerazione in un primo momento, di far scegliere alle singole scuole
 la seconda prova. Sempre sulla scia della facilitazione, resteranno due
 prove scritte uguali sul territorio nazionale: la prima sarà un compito
 di italiano, la seconda sarà quella caratterizzante (la matematica al 
liceo scientifico, e il latino al classico).
E con la legge delega
 cambia pure l’approccio con gli studenti più giovani. Alla primaria e 
alla secondaria di primo grado ci saranno le lettere invece dei numeri, 
per attribuire i voti: lettere che descriveranno il raggiungimento delle
 competenze, i livelli di apprendimento, piuttosto che affidare il 
giudizio a una mera operazione da calcolatrice. Sarà impossibile 
bocciare, e anche alle medie si verificherà soltanto in casi 
eccezionali: perché gli studenti che hanno dei deficit dovranno essere 
aiutati a recuperare in ogni caso. Ciò che conta è permettere ai ragazzi
 di raggiungere il risultato: e quindi i professori dovranno studiare 
dei percorsi ad hoc da effettuare durante il tempo scuola.
Ore 
aggiuntive, organizzate grazie all’organico di potenziamento, che 
permettano a tutti di raggiungere lo stesso livello: una sorta di 
doposcuola obbligatorio che utilizzi «tutti gli spazi di flessibilità 
organizzativa e didattica». Perché gli studenti arrivino alla fatidica 
valutazione Ocse (15 anni) finalmente preparati.
 
