martedì 25 ottobre 2016

Corriere 25.10.16
Morta di parto: «Non fu obiezione di coscienza»
Gli ispettori del ministero a Catania: «Aborto iniziato spontaneamente trattato in emergenza, cure adeguate»
Il legale della famiglia: «Sono conclusioni unilaterali, aspettiamo gli accertamenti della magistratura»
di Claudio Del Frate

La morte di Valentina Milluzzo e dei due gemelli che portava in grembo non è stata determinata dal fatto che il medico di turno fosse un obiettore di coscienza. A questa prima conclusione sono approdati gli ispettori inviati dal ministero della Salute all’ospedale Cannizzaro di Catania, dove il 16 ottobre scorso Valentina, 32 anni, incinta al quinto mese, è deceduta per una setticemia dopo una sofferenza durata oltre 24 ore.
Per gli esperti arrivati da Roma, il tragico evento è «iniziato spontaneamente» ed è stato «inarrestabile, trattato in regime di emergenza« e il suo epilogo «non è in alcun modo correlabile all’obiezione di coscienza». Il responso degli ispettori ministeriali, per quanto netto, non chiude la questione: la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta, con 12 medici indagati e domani procederà alla nomina di un collegio peritale per accertare le cause della morte e anche il nesso con l’obiezione di coscienza, denunciato da un esposto dei familiari.
La relazione definitiva degli ispettori verrà depositata tra un mese. Il professor Francesco Enrichens, che firma le conclusioni, ricostruisce anche la sequenza dei fatti che hanno preceduto la morte di Valentina: «I parenti sono stati tenuti costantemente informati dall’intera equipe di ostetrici e anestesisti. Alle 23.30 (del 15 gennaio, ndr ) c’è stata l’espulsione spontanea del primo feto morto... alle 24 è iniziata l’infusione di ossitocina in coerenza con la necessità clinica di indurre l’espulsione del secondo feto, avvenuta all’1.40». Quest’ultimo passaggio è cruciale perché sembrerebbe negare un atteggiamento «attendista» del medico obiettore, così come era stato denunciato dai familiari della vittima. Il calvario della partoriente, sulla quale era già stato riscontrato uno stato febbrile la mattina del 15 gennaio comunque non si conclude: a seguito dell’infezione, sulle cui cause gli ispettori non si sono pronunciati, la donna muore alle 13.45 del 16 gennaio.
Il caso può considerarsi chiuso? Non è di questo avviso l’avvocato Salvatore Catania Milluzzo, che sta tutelando il marito e i genitori di Valentina: «Le conclusioni degli ispettori ci lasciano indifferenti — dice — perché sono unilaterali. Si basano solo sulle dichiarazioni dei medici e su quanto riportato sul diario clinico; la versione dei familiari non è stata raccolta. L’accertamento dei fatti sarà compito della magistratura».