Corriere 15.10.16
Se l’Unesco toglie a Israele il Monte del Tempio
di Davide Frattini
S
ul marmo dell’arco di Tito i romani incisero ed esaltarono il
saccheggio di Gerusalemme, il bottino di guerra che comprendeva anche la
menorah a sette bracci. Dopo duemila anni il candelabro a olio che
illuminava il Secondo Tempio è ancora il simbolo di Israele e le pietre
sopravvissute alla distruzione sono le più sacre per gli ebrei tra le
sacre pietre della città. Che resta una metropoli unica per le tre
religioni monoteiste. Eppure l’Unesco ha scelto di ridurre il passato
alle dispute politiche del presente. Presentata dai palestinesi e dai
Paesi arabi, la bozza di mozione per ora è stata approvata in una
commissione: «sbianchetta» il legame dell’ebraismo con il monte del
Tempio, ne scrive solo il nome arabo al-Haram al-Sharif (il Nobile
santuario) e nomina unicamente la moschea Al Aqsa. Sei nazioni si sono
opposte (tra gli europei la Germania, l’Olanda e la Gran Bretagna)
mentre l’Italia si è astenuta e l’invito sarcastico del premier
israeliano a visitare l’arco di Tito a Roma sembra rivolto al governo
che risiede più vicino al monumento. Benjamin Netanyahu ha deciso di
sospendere la cooperazione con l’Unesco dopo «l’ennesimo spettacolo da
teatro dell’assurdo». Il destino della Città Vecchia, delle parti di
Gerusalemme catturate dagli israeliani con la guerra del 1967,
rappresenta l’elemento più complesso delle trattative di pace ormai
ibernate. Netanyahu e i suoi ministri soffocano la mediazione quando
ribadiscono che Gerusalemme resterà per sempre «la nostra capitale unica
e indivisibile» (come votato dal parlamento israeliano nel 1987) e così
negano ai palestinesi la speranza di ottenerne una loro nelle aree
orientali. L’Unesco tradisce il suo mandato quando trasforma le pietre
patrimonio mondiale dell’umanità – che dovrebbe proteggere – in pietre
da scagliare. Lo ha già riconosciuto Irina Bokova, che guida l’organismo
delle Nazioni Unite: «Voler cancellare l’una o l’alla delle tradizioni –
ebraica, musulmana, cristiana – significa mettere in pericolo
l’integrità del luogo».