Corriere 10.10.16
40 per cento. È la «fetta» di giovani che sanno scrivere soltanto in stampatello
«Come ricominciare da una buona biro e dai fogli a quadretti»
intervista di C. C.
Giorgio Bollani, lei è un ottico optometrista: quanti giovani di oggi sanno ancora scrivere in corsivo?
«Stando
ai dati, sempre meno. Il 40% dei ragazzini, ed è una percentuale in
aumento, scrive soltanto in stampatello, perdendo così la capacità di
trasmettere sul foglio la propria personalità. Quello che manca agli
studenti è qualcuno che insegni loro il gesto visivo-grafo-motorio della
scrittura. Non si tratta di scrivere bene e basta. È una questione di
comprensione delle coordinate spaziali, di corretta postura, di
eccessiva pressione esercitata sul foglio con grande spreco di energie e
relativa stanchezza».
È davvero così grave non saper scrivere in corsivo nell’era digitale?
«A
parte che in certe professioni è ancora richiesta la conoscenza del
corsivo, sapere scrivere soltanto in stampatello significa perdere parte
della tonicità della mano. Significa non esercitare più alcuni gesti
fondamentali, come anche lavarsi le mani con una saponetta, allacciarsi
le scarpe oppure tenere in mano le posate a tavola».
Quali sono i principali difetti visivi dei bambini disgrafici?
«Miopia
progressiva, anisometropia (l’asimmetria nella capacità visiva dei due
occhi) e astenopia (l’affaticamento visivo): sono tutti disturbi legati
anche alla sfera gestuale e motoria dei più piccoli».
Quali consigli suggerisce per aiutare i giovani a scrivere in corsivo?
«Usare
un piano inclinato come si faceva negli Anni 60 e una biro di qualità.
Stare a 35 centimetri di distanza dal foglio e impugnare correttamente
la penna, perché nel pollice ci sono nove muscoli da sfruttare, ma noi
ne utilizziamo solo due con la scrittura in stampatello. Esercitarsi con
i fogli a quadretti e disegnare sono poi i modi migliori per far capire
ai bambini come funzionano spazio e movimento».
Qual è la prova del nove?
«La
prova del nove è saper disegnare la chiocciolina della mail dentro i
quadretti. Pochissimi sanno farla bene, perché è tutto un gioco di
organizzazione spaziale che spesso non sappiamo gestire».