lunedì 10 ottobre 2016

Corriere 10.10.16
Vendola e il compagno fanno battezzare Tobia Il vescovo: ho dato l’ok, seguo le parole del Papa
di Fabrizio Caccia

ROMA Una torta a due piani color celeste, di pan di spagna e crema chantilly, con su scritto «Auguri Tobia». E poi festa grande alla Tenuta di Ponio, a Castelforte (Latina), per il battesimo del figlioletto di Nichi Vendola e del suo compagno canadese Ed Testa, padre biologico del bimbo, Tobia Antonio, nato il 27 febbraio scorso a Sacramento, California, grazie alla tecnica della maternità surrogata.
Una grande festa durata due giorni, sabato e domenica, con più di cento invitati arrivati dalla Puglia e dal Canada nel paese d’origine dei genitori di Ed, Antonio e Anna, dove anche il presidente di Sel è ormai di casa: «Lo incontriamo spesso al supermercato o in frutteria — racconta il sindaco di Castelforte, Giancarlo Cardillo, del Pd — ma abbiamo imparato a lasciarlo in pace».
Il battesimo è stato celebrato sabato scorso nella frazione di Suio Alto dal parroco di San Michele Arcangelo, don Natalino Di Rienzo, già cappellano nelle carceri e sulle navi. «I due genitori non hanno dovuto seguire alcun corso prima del sacramento — dicono i parenti di Nichi —. Loro due sono molto religiosi e semplicemente hanno espresso il desiderio di battezzare Tobia». Desiderio subito esaudito dalla Chiesa «che ha voluto accogliere quest’altra pecorella», gioisce uno zio.
In particolare, il vescovo di Gaeta, Luigi Vari, era stato informato già da tempo della volontà dei due genitori e non ha opposto alcuna resistenza. Anzi. Incoraggiato dalle parole del Papa («Non rifiutate il battesimo a chi lo chiede») e dalla storica richiesta di perdono rivolta ai gay da Francesco non più tardi di pochi mesi fa, l’arcivescovo ha subito dato il suo placet: «Sapevo tutto in anticipo. Mi era stato chiesto il permesso, non ho trovato nulla da ridire, perché in linea con ciò che dice il Papa».
Inoltre, il codice di diritto canonico prevede a chiare lettere l’accoglienza non solo per i divorziati e mette comunque sempre al primo posto la tutela dei bambini. Perciò Tobia Antonio, che ormai pesa quasi dieci chili, è stato battezzato senza problemi e ieri — nel secondo giorno di festeggiamenti — se la rideva beato al tavolo dei genitori (Vendola secondo la legge per ora è solo il suo tutore, ma ne chiederà l’adozione), mentre i camerieri della Tenuta di Ponio servivano agli ospiti le prelibatezze locali (mozzarelle, funghi porcini e piatti di selvaggina).
Tra gli invitati, naturalmente, c’erano Enzo, il fratello di Ed; eppoi Gianni il pediatra e Vincenzo l’oculista, i fratelli di Nichi, con la sorella Patrizia e le rispettive famiglie. Ora, passata la festa, Tobia e i genitori rimarranno nella casa di via Ripitella, la casa avita di Antonio e Anna Testa, almeno fino alla fine del mese, quando il papà e la mamma di Ed faranno ritorno in Canada.
A Castelforte la discrezione è massima: «Non posso dire niente per il rispetto della privacy», dice Franco, il titolare della Tenuta di Ponio, dove si sono svolti i festeggiamenti. Anche il parroco e il sindaco di Castelforte preferiscono restare abbottonati: «È un evento del tutto privato, se capiterà mi farà piacere ricevere in municipio il presidente Vendola, ma solo per parlare di politica», taglia corto il primo cittadino, Giancarlo Cardillo. A proposito di politica, però, Nichi Vendola non sembra così impaziente di rituffarsi nell’agone: «La mia vita è cambiata, non m’interessano ruoli di responsabilità, quelli oggi spettano a Fratoianni, a Scotto...», aveva confidato quest’estate ai parenti in Puglia. Al primo posto, ora, c’è Tobia.