lunedì 19 settembre 2016

Scuola, potere e identità
di Gloria Gabrielli

Settembre, un milione di insegnanti è entrato in classe e le campanelle che scandiscono il tempo della scuola, però, non bastano a superare polemiche e svalutazioni. Dalla lettera di un padre orgoglioso di aver superato il senso di colpa per non aver aiutato il figlio con i compiti per le vacanze, alla disperazione di docenti trasferiti a forza da un algoritmo impazzito (e la percentuale degli errori è stata riconosciuta al 16,7%, secondo la Uil), al concorso che promuove meno della metà di candidati, alla cronica mancanza degli insegnanti di sostegno, alle molte, moltissime scuole senza dirigente e, soprattutto, senza docenti. Moltissime. 
Al padre orgoglioso chiederei dove sta il resto dell'anno, se insegna al figlio a vivere solo nei tre mesi estivi, e se si è mai chiesto che relazione c'è tra studiare e pensare. Mi sembrerebbe superfluo spiegare l'importanza del pensiero... forse non è così. Forse si è perso il ricordo della denuncia del 'paese dei balocchi' e anche Pinocchio è rimasto sul carretto insieme a quell'omino di burro che lo conduceva lontano da... la capacità di ribellarsi? “Lei non non si ribella perchè è identificato”. E il padre si identifica con la pigrizia del figlio, il figlio si identifica con il padre che lo vuole castrato, eternamente euforico a girare intorno al paese dei balocchi. E questo è funzionale, rientra nel progetto della riforma e anche prima della Buona Scuola.
Si sta svolgendo, ormai è a buon punto, l'attacco alla scuola pubblica. Le armi che i cittadini avevano storicamente per difendersi dagli interessi di chi si sfila dall' appartenenza alla popolazione, sono state aggirate. La stampa, fondamentale, che nella rivoluzione francese ebbe un ruolo determinante nel divulgare valori e informazioni unendo i cittadini contro il potere, è stata inglobata dal potere stesso, che non dovrebbe esserci in una democrazia. E l'Italia è scivolata al 77esimo posto nel mondo per libertà di stampa. 
E' un'altra storia? No. 
Anche chi cerca di raccontare le difficoltà dei professori incontra enormi difficoltà di sintesi, non riesce a trovare una immagine che possa rappresentare, con efficacia, il declino lento della cultura. Gli stessi insegnanti non sanno nulla di ciò che succede ad altri colleghi. 'Dividi et impera'... non abbiamo imparato nulla... 
Difficile raccontare perchè l'attacco è stato organizzato in mille rivoli, dividendo gruppi di docenti da altri senza nessuna vera differenza, dividendo proteste e sindacati che non riescono ad organizzare uno sciopero tutti insieme, dividendo i docenti dai dirigenti – il preside-sceriffo-, dividendo genitori e insegnanti dall'alleanza che porterebbe i figli e studenti ad una preparazione culturale che non soffochi il pensiero. Tante divisioni, tante piccole violenze, piccoli soprusi e scorrettezze (dice la UIL: anche per un solo errore varrebbe la pena ripetere l'algoritmo), tante domande senza risposta da parte dell'istituzione che, da sole, non sembrano determinanti. Punture di vespa. "Una è nulla, cento uccidono". L' aggressione è stata puntuale e a svuotare l'identità degli insegnanti ha concorso un che di subdolo che li ha resi rassegnati. Spesso sono molto preparati, con lauree e titoli. Ma i corsi importanti per avere punteggio sono invece organizzati  male, danno una preparazione ridicola. Invece una laurea triennale, ottenuta seriamente all'università, stranamente non dà punteggio... così una identità forte e consapevole è stata impedita. 
Qualche esempio. Le fasi di immissione in ruolo del 2015, sono state divise, chissà perchè, in 0, A, B e C. Più o meno 200.000 persone sono state costrette a fare domanda di mobilità. 
Alcuni sono stati immessi in ruolo nella provincia di appartenenza e altri hanno dovuto obbligatoriamente fare domanda su tutta Italia. Così, racconti di docenti, la maggior parte donne e con punteggi alti, costrette e scegliere tra famiglia e lavoro, affollano la rete, disperate. Si è detto sono pochi, l'algoritmo ha sbagliato... ma a guardare gli interminabili elenchi appare che molti, moltissimi, sono stati scavalcati da colleghi con punteggi inferiori, e questo metodo, per qualche motivo imperscrutabile, non viene reso pubblico. Il Miur tace, non riceve i sindacati, dà risposte evasive e non offre soluzioni ovvie. I colleghi che non sono coinvolti non sono... coinvolti,  una protesta efficace non si può organizzare, quindi. Solo una enorme quantità di casi singoli ai quali lavoreranno gli avvocati, che hanno già ottenuto dei risultati ovviamente positivi. La classe insegnanti, tutta insieme avrebbe un grosso potere, ma 20.000... 30.000 persone occupate a fare le valigie, non fanno un gruppo con potere contrattuale in grado di colloquiare col Miur. 
Proteste arrivano anche dai partecipanti al concorso (laureati e abilitati) - interrogati da colleghi pagati un (Uno!!) euro l'ora e tanto per umiliare di più, da test spesso assurdi -, dai colleghi dimenticati nelle GAE, al TFA, dalle SISS, allo sfruttamento degli studenti nelle aziende per l'alternanza scuola-lavoro... per non parlare della carenza di presidi, un quarto delle scuole in Italia senza un dirigente. E, vi assicuro, nelle scuola è un gran problema quando il DS non c'è. E, ancora, la legge 107 non è riuscita a coprire le cattedre, che risultano vuote e si legge in rete di classi divise perchè senza docenti, addirittura dirottate alle elementari... E se andiamo a toccare i contenuti dell'offerta didattica (come fosse un'azienda, è esplicito. Un'azienda non promuove cultura) allora tutti sanno delle polemiche sui test Invalsi, indirizzati più ad una preparazione  tecnica che ad una cultura umanistica. 
Perchè per la cultura, il sapere (e pensare...) non c'è posto, solo 'competenze', un saper fare che tende a creare cittadini che non 'sanno', ma 'fanno', perfetti burattini facilmente gestiti dalla marionetta senza umanità che crea l'industria. Quella cultura americana dei test a risposta chiusa, dove non è necessario pensare, continuamente perseguita dalla nostra politica scolastica, quella cultura che ha nella sua Costituzione il 'diritto alla felicità', dimentica che non è la soddisfazione che fa un mondo migliore, ma la realizzazione.
Raccontare tutto è impossibile. Il fallimento della scuola pubblica, predetto da Calamandrei,  è stato organizzato troppo bene, tutto parcellizzato, smantellato a cominciare dagli organi collegiali con sempre meno potere, allo strapotere dei presidi, alle classi senza docenti. 
Non tocco la carenza di investimenti e la situazione, a volte drammatica e sempre insufficiente di strutture ed edifici... non la tocchiamo nemmeno di striscio... potrebbe crollare.
Un puntello? Non basta. 
E' necessario molto di più per trovare un rapporto docente-studente che sostenga la realizzazione dell'identità dei giovani, senza cadere nelle strade buie dell'identificazione, della dissociazione ragione-religione, della depressione per non avere trovato risposte, senza sostituirsi ai genitori, senza buonismo materno, senza mai perdere la propria professionalità. Magari trovando il modo di dar voce al silenzio dei giovani, che, inchiodati ai banchi, non sentono le gambe che li porterebbero a studiare per ribellarsi al sistema.
La strada è dritta e senza nebbia ormai, è quella tracciata nei lunghi anni di lavoro da Massimo Fagioli, a partire dalla teorizzazione della nascita umana, dalla quale non è più accettabile prescindere; è la strada sulla quale corre l'Analisi collettiva, il cui volto limpido parla di quell'amore per l'umanità con cui ci siamo dissetati, che tanto manca nell'istituzione scolastica. E' necessaria la consapevolezza che perseguire la capacità di cambiare lo stato delle cose è tutt'altro che facile; bisogna scoprire quello che non si vuole vedere, perchè costringerebbe ad una spietata autocritica, bisogna scoprire il rapporto interumano che porta all'identità di tutti, e, nella scuola, in primis degli insegnanti; un'identità che ora non hanno, perchè i titoli e i diplomi non bastano, evidentemente, a ribellarsi. E' necessaria un'egemonia culturale che consenta la realizzazione di quel volto capace di aprire gli occhi su una storia che è riuscita ad avere quella resistenza necessaria ad opporsi all'embargo dei poteri forti, che non vogliono un mondo migliore, come a Cuba. Più di Cuba, perchè a noi dell'Analisi collettiva le risposte non sono mai mancate.