Repubblica Cult 11.9.16
Il successo a ogni costo
Gli imprenditori dell’esistenza
di Michela Marzano
Come
fare per ottenere tutto quello che si desidera, diventare tutto ciò che
si vuole ed essere finalmente e pienamente sé stessi? Semplice,
spiegano i sempre più numerosi manager e coach dell’esistenza: basta
tanta buona volontà e molto rigore! Semplice, si legge nei manuali di
sviluppo personale e nei breviari di felicità in pillole che riempiono
gli scaffali di ogni libreria: basta perseguire i propri obiettivi come
se si stesse competendo su un mercato! Semplice, abbiamo imparato a
ripeterci da soli, facendo la lista dei buoni propositi e sentendoci in
colpa per tutte quelle volte in cui, cedendo alle tentazioni e alla
debolezza, siamo stati costretti a constatare i nostri fallimenti. Per
ottenere tutto, infatti, basterebbe impegnarsi. Per essere tutto,
basterebbe volerlo. Volere è potere, quindi. Soprattutto se si apprende
l’arte della gestione e del controllo e, esportando i modelli di
competizione e di performatività aziendale nel campo della vita privata,
ci si convince che ognuno di noi ha vocazione a diventare “imprenditore
della propria esistenza”. Ma si può davvero immaginare che tutto sia
possibile a patto di volerlo e che, tra le competenze da coltivare, non
ci sia più solo il “saper fare”, ma anche e soprattutto il “saper
essere”?
Uno dei termini più utilizzati oggi quando si parla
dell’esistenza è proprio “gestire”: si gestiscono le relazioni affettive
e si gestiscono i conflitti personali; si gestisce la forma fisica e si
gestisce lo stress; si gestisce il linguaggio e si gestiscono le
emozioni. A patto di volerlo, certo. Nonostante i limiti del reale, i
vincoli dell’esistenza e il fatto che, anche quando si vuole fortemente
qualcosa, c’è sempre qualcos’altro che resiste, va storto, si oppone. Ma
riconoscere vincoli e contraddizioni significherebbe ammettere che il
mito tutto contemporaneo del volontarismo sfrenato non fa altro che
aumentare la sofferenza che c’è nel mondo. Cosa che sa bene chi, non
avendo successo, è condannato dal management dell’esistenza a
prendersela solo con se stesso: o non ha ben compreso il messaggio o non
ha applicato le ricette giuste o non si è impegnato a sufficienza. “Sta
a voi riconoscere che siete gli unici responsabili della vita che avete
scelto”, scrive il guru americano Mike Hernacki. “Sta a voi riconoscere
che è soltanto vostra la responsabilità”, continua Hernacki. “Il vostro
stato di salute, i vostri averi, la vostra vita affettiva e
professionale, tutto ciò è opera vostra”.
È il modello dello
sforzo e del sacrificio: fin dalla più tenera età si deve tendere alla
perfezione. A qualunque costo. Poco importa quali siano le conseguenze.
Fino al paradosso di chiamare “autonomia” - quel principio morale
secondo il quale è ognuno di noi a definire il proprio progetto di vita -
quella che non è altro che una nuova forma di “servitù volontaria”: è
autonomamente che decido attraverso quali mezzi raggiungere il successo,
ma è la società che stabilisce che cosa sia o meno il successo e che
cosa significhi o meno realizzarsi. E se quelle che, da un punto di
vista sociale, vengono considerate delle “riuscite”, non fossero poi
altro che dei “fallimenti ritardati”, come spiegava il medico e filosofo
francese Georges Canguilhem?
MITI D’OGGI Michela Marzano parla il 17 alle 15 a Modena su “Management dell’esistenza”