giovedì 8 settembre 2016

Repubblica 8.9.16
Dalle macerie alla futura rinascita luci e ombre dell’8 settembre ’43
Una nuova ricerca sulle scelte degli ufficiali dell’Aeronautica svela che quasi la metà voltò le spalle al fascismo e a Salò
di Umberto Gentiloni

Mercoledì 8 settembre 1943 le parole del Generale Alexander: «Avevo sperato che i colloqui del nostro staff con gli italiani sarebbero sfociati almeno in loro preparativi per riceverci e assisterci, ma temo che nonostante le nostre istruzioni dettagliate, non abbiano fatto niente». La campagna d’Italia è a una svolta, sta per essere annunciato l’armistizio tra il governo Badoglio e gli angloamericani.
Tutto entra in discussione: appartenenze, collocazioni geografiche o politiche, punti di riferimento, divise o colori in grado di definire il perimetro dei comportamenti individuali. Ha inizio la guerra civile nel quadro della controffensiva lanciata dagli Alleati verso il cuore del terzo Reich. Vicende in apparenza lontane che spingono ombre e tensioni fino al nostro tempo. Almeno tre gli interrogativi che segnano il confronto tra studiosi e testimoni nel lungo dopoguerra: la dimensione delle scelte (quanti italiani da una parte o dall’altra, quanti alla finestra in attesa); la dialettica sulla fine del fascismo e sull’identità di una nazione fragile (presunte morti e rinascite di patrie antiche o da costruire); la continuità come tratto prevalente di un cammino incerto (nelle carriere, nella pubblica amministrazione, nei centri di potere dello Stato). Oggi si può osare di più per leggere dentro le maglie strette di un passaggio così delicato. È il caso di una ricerca che ha messo a fuoco le scelte dei vertici dell’Aeronautica militare italiana: il segmento apicale dell’arma quantitativamente più contenuta, associata al regime nella sua dizione semplificante e privilegiata di “Regia fascistissima aeronautica”. Se ne sta occupando Edoardo Grassia, dottorando di ricerca che si è immerso nei faldoni dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore in corso di catalogazione. Tra le carte sono emersi i dati sugli alti ufficiali, dal grado di colonnello a quello di generale di squadra aerea, raccolti in fascicoli personali con una scheda predisposta che vaglia tra l’altro comportamenti, attività e scelte di allora: «Se alla data dell’8 settembre si trovava sotto le armi come si è comportato?» .
Schede personali (181 biografie) compilate sotto giuramento, pensate e progettate per facilitare le verifiche delle procedure di epurazione. Al di là degli esiti individuali si tratta di un segmento significativo di classe dirigente, altamente rappresentativo del vertice dell’arma. Se quasi il 90 per cento degli ufficiali risulta iscritto al Partito nazionale fascista, poco più del 12 giura fedeltà alla Repubblica sociale italiana; più del 25 per cento svolge da subito attività di Resistenza nel fronte clandestino militare, quasi il 14 sceglie di sostenere la risalita degli Alleati trovandosi nel mezzogiorno, circa l’8 per cento degli ufficiali viene imprigionato da bande filofasciste. La risposta per quasi il 20 per cento recita così: «Ho cercato di attraversare le linee, non essendoci riuscito mi sono reso irreperibile». Storie segnate dal peso dalle scelte in un mosaico di atteggiamenti ambigui e possibilità di rinascita. Una via stretta, un nuovo inizio per un paese ancora da costruire.