Repubblica 23.9.16
Franceschini: “Niente fondi a Milano la loro è una fiera, non cultura”
Il ministro ribadisce l’appoggio al Salone di Torino contro il progetto Aie
Ma bacchetta Chiamparino: dovevate accettare l’accordo con gli editori
di Diego Longhin
TORINO
«L’evento di Milano? Ha un carattere commerciale. Noi non parteciperemo
». Non ha fine la querelle sui Saloni del Libro dopo la rottura del
tavolo romano che ha fatto naufragare l’ipotesi della Fiera unica su due
città. Ieri il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, ha
ribadito che il governo, rappresentato dal suo ministero e da quello
dell’Istruzione guidato da Stefania Giannini, sta con Torino. E a Milano
non si va. Non è mancato nemmeno il botta e risposta a distanza con il
numero uno dell’Associazione Italiana Editori, Federico Motta, offeso
dalle parole del ministro sul valore commerciale, e non culturale, della
kermesse che l’Aie organizzerà insieme con Fiera Milano dal 19 al 23
aprile 2017.
Ieri Franceschini era all’inaugurazione del Salone
del Gusto. Non ha dato solo rassicurazioni sulla partecipazione dei
ministeri alla Fondazione per il Libro di Torino come soci fondatori, ma
ha detto che la manifestazione milanese dedicata al libro «è un evento
di natura prettamente commerciale» e che il ministero dei Beni Culturali
«non parteciperà. D’altronde l’Aie non ce l’ha chiesto». La replica di
Motta non si è fatta attendere: «Perché la manifestazione milanese
dedicata al libro dovrebbe essere, secondo il ministro, commerciale? La
visione culturale dell’evento che stiamo organizzando va ben oltre
qualsiasi iniziativa realizzata nel nostro Paese. E invitiamo
pubblicamente il ministro non solo il 19 aprile del 2017, ma anche alla
presentazione del 5 ottobre a Milano. Gli inviti erano già partiti».
Il
ministro a Torino ribadisce di essere amareggiato per come è finita la
trattativa tra le due città sul Salone unico: «Si tratta di un’occasione
persa, ora la situazone è chiara, si tratta di capire come evitare che i
due eventi possano farsi troppo male tra di loro». E di fronte al
presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e alla sindaca di
Torino, Chiara Appendino, si impegna sulla kermesse torinese in vista
della trentesima edizione: «Siamo presenti da quattro mesi nella
fondazione di Torino e non c’è nessun motivo per uscire». E aggiunge:
«Discuteremo con Torino come la manifestazione può essere legata alla
promozione della lettura, che è la nostra missione, e che quindi
garantisca e giustifichi la nostra presenza».
Le parole del
ministro fanno chiarezza. Dopo la rotttura del tavolo sembrava che
Franceschini e la collega Giannini volessero mollare Torino, rinunciando
al ruolo di soci fondatori che “costa” 300 mila euro all’anno a ciascun
ministero. Franceschini non è entusiasta della situazione. Lo si
caspice da uno scambio di battute con il governatore del Piemonte
Chiamparino quando arriva al parco del Valentino per il taglio del
nastro della rassegna di Slow Food. Chiamparino gli va incontro: «Ti ho
cercato perchè volevo parlarti del Salone del Libro. Noi siamo sempre
disponibili a lavorare con voi». La risposta del ministro è secca: «Lo
so, ma avete sbagliato. Dovevate mollare gli editori. Il confine tra
fiera e grande libreria è labile oramai».
Il clima di festa e il
cibo rasserenano gli animi. Franceschini conferma che i ministeri stanno
con Torino, nonostante le critiche lanciate dall’Aie sull’uso dei soldi
pubblici e sul rischio dumping. Da qui i distinguo sui progetti per la
lettura e sul valore culturale. Paletti che fanno irritare ancora di più
Motta. In serata Franceschini calibra le parole: «Non ho mai detto che
non andrò alla Fiera del Libro di Milano, ho detto che non saremo parte
della società». E specifica il significato del termine commerciale:
«Siamo dentro il Salone di Torino. È una fondazione senza scopo di
lucro, mentre è evidente che non parteciperemo alla compagine azionaria
di Milano. Ci è impedito anche dalla sua natura di società commerciale
tra Fiera Milano e Aie».