Repubblica 12.9.16
Per la prima volta , l’Italia decide di schierare un discreto contingente militare nella sua ex colonia
Missione a Misurata l’Italia invia in Libia 100 medici e 200 parà
di Vincenzo Nigro
I
dettagli del dispiegamento sono stati concordati con il governo Serraj
che da mesi aveva richiesto assistenza sanitaria per i suoi soldati
impegnati contro l’Isis a Sirte. Il comando ha ultimato le ricognizioni
ad agosto
Domani il governo presenta il piano alle
Commissioni Esteri e Difesa. Ma sul terreno la situazione peggiora Il
generale Haftar occupa i terminal petroliferi dell’Est
PER
LA prima volta dalla rivoluzione del 2011, l’Italia decide di schierare
un discreto contingente militare nella sua ex colonia. Rispondendo alle
continue richieste di aiuto del governo libico impegnato a Sirte nella
battaglia finale contro l’Isis, il governo italiano ha deciso di
trasferire a Misurata un ospedale da campo, con 100 fra medici e
infermieri e con un nucleo di protezione di 200 paracadutisti della
Folgore. Domani il governo presenterà i suoi piani alle Commissioni
Esteri e Difesa delle Camere; a rigore il passaggio parlamentare non
sarebbe stato necessario, in quanto questo tipo di assistenza avverrà
nel quadro delle operazioni umanitarie e militari già coperte dall’Onu.
Ma il premier Matteo Renzi ha chiesto al ministro della Difesa Roberta
Pinotti di ottenere comunque un sostegno parlamentare esplicito per una
missione militare che ha risvolti politici e di sicurezza delicati.
I
medici militari e i parà che creeranno la cornice di sicurezza per
l’ospedale verranno schierati all’interno della base dell’accademia
aerea libica di Misurata, praticamente nella stessa area che ospita
anche i gruppi delle forze speciali americane, inglesi e italiane che in
questi mesi hanno sostenuto l’offensiva libica contro l’Isis a Sirte.
L’Italia risponde alle richieste sempre più pressanti che nei mesi il
governo libico ha avanzato prima ancora che partisse l’operazione
militare contro i miliziani del Califfato che da 2 anni occupavano
Sirte.
Il primo a fare questa richiesta, quella di un aiuto
medico, era stato il vice-premier Ahmed Maitig, che a Roma aveva anche
avanzato l’idea che la Marina Militare potesse ormeggiare una
nave-ospedale nel porto di Misurata. Maitig e il primo ministro Fayez
Serraj hanno poi ripetuto più volte la richiesta, presentandola
ufficialmente a Tripoli il 10 agosto al sottosegretario agli Esteri Enzo
Amendola. Il 15 agosto, nel pieno dell’offensiva di Sirte, il Comando
Operativo Interforze di Centocelle ha coordinato una missione di
ricognizione per capire dove poteva essere schierato l’ospedale, quali
erano le condizioni delle strutture a Misurata e soprattutto che tipo di
assistenza sarebbe stata utile per i soldati libici.
Fathi
Bishaga, il deputato che è coordinatore politico-militare nella città ed
è il potenziale “national security advisor” del governo libico, ha
seguito i lavori della missione italiana e coordinato il lavoro con i
medici libici che curano a Misurata e Tripoli le centinaia di feriti che
da giugno arrivano dal fronte di Sirte. Ed è Bishaga che a Misurata
seguirà l’integrazione fra l’ospedale italiano e le varie strutture
libiche.
Il problema è che come sempre il caos libico è pronto a
cambiare forma: da ieri la minaccia di una nuova fase nella guerra
civile si è fatta molto più seria. Il generale ex gheddafiano Khalifa
Haftar, capo di una milizia che in Cirenaica è sostenuta e armata
dall’Egitto, ha occupato 3 dei principali terminal petroliferi dell’Est.
Mentre Tripoli e Misurata combattevano a Sirte, le truppe di Haftar da
un paio di settimane si erano avvicinate ai terminal petroliferi. Ieri,
alla vigilia della festa musulmana del sacrificio, i soldati di Haftar
sono entrati a Es Sider, Ras Lanuf e Brega. Ieri notte il Consiglio
presidenziale ha ordinato alle sue truppe di marciare per riprendere i
pozzi.
È la prima volta che i soldati di Haftar affrontano forze
leali al governo di Tripoli. Il colpo di mano è stato deciso da Haftar
alla vigilia della importante festa musulmana dell’Eid (il premier Fayez
Serraj era all’estero in vacanza ed è stato costretto a rientrare), ma
soprattutto è stato messo a segno proprio mentre le Nazioni Unite
stavano lavorando a una mediazione fra Haftar, Tripoli e Misurata.
L’inviato Onu Kobler esamina una proposta che sarebbe stata avanzata
dallo stesso Haftar, quella di creare un “consiglio supremo di Difesa”,
un organismo in cui fare entrare lo stesso Haftar e il presidente del
parlamento di Tobruk Agila Saleh assieme al premier Fayez Serraj, al
vice-premier di Misurata Ahmed Maitig e a un vice- premier del Sud, Musa
al Koni.
Il commento di Kobler sulla mossa di Haftar è stato
assai duro: «Questa vicenda non farà altro che aumentare la divisione e
fermare le esportazioni di petrolio, il petrolio di tutti i libici, le
divergenze vanno risolte solo attraverso il dialogo e non con i
combattimenti». L’Onu teme quello che tutti vedono come un pericolo
assai concreto: Haftar ha attaccato i pozzi mentre Misurata sta
chiudendo le operazioni militari a Sirte. Il governo di Tripoli adesso
dovrà affrontare un nuovo confronto militare spostando alcuni dei
soldati che sono a Sirte verso la zona dei pozzi petroliferi, per dare
sostegno alle guardie di Jadran e bloccare l’operazione di Haftar.
Potrebbe scoppiare una terza fase nella guerra civile. E questa volta in
Libia sarebbero presenti anche i militari italiani dell’ospedale che
presto verrà schierato a Misurata.