La Stampa 6.9.16
Dio e marketing
Francesco prima di Jobs
Furono i francescani del Medioevo a inventare la politica aziendale adottata oggi dai giganti globali
di Alessandro Barbero
Immaginiamo
una grande organizzazione multinazionale, conosciuta in tutto il mondo,
fondata grazie allo slancio visionario di un giovane fondatore
carismatico, che è diventato un mito già da vivo e ancor più dopo la
morte; un’organizzazione riconoscibile anche visivamente per le sue
scelte di comunicazione e per il look inconfondibile che la
caratterizza. Sto parlando della Apple e di Steve Jobs? No, sto parlando
di san Francesco e dell’ordine francescano.
Le analogie tra gli
ordini religiosi del Medioevo e le grandi aziende odierne sono così
vistose che viene da chiedersi se le strategie e il linguaggio delle
multinazionali non si siano ispirati consapevolmente a quell’esperienza.
Oggi non c’è documento di marketing o manuale di comunicazione
aziendale che non impieghi a ogni riga le parole vision e mission, che
rivelano immediatamente la loro appartenenza al linguaggio dei frati e
dei monaci. E d’altra parte, perché le aziende non dovrebbero ispirarsi a
un modello di tale successo? Dieci anni dopo che Francesco ebbe
l’intuizione di fondare il suo ordine, i francescani erano già alcune
migliaia, il che vuol dire che erano quasi raddoppiati ogni anno; per
l’esattezza, si è calcolato un tasso di crescita dell’80% annuo. La
conquista di nuovi mercati era gestita con campagne mirate: nati in
Italia Centrale, dopo un po’ i francescani decidono di espandersi a
Nord, e mandano apposite task force in Lombardia e in Germania, affidate
a frati che sanno predicare nelle lingue straniere, «in lombardico et
in theutonico». Nel 1219 Francesco decide di mandare un gruppo di frati
in Francia, per diffondere l’Ordine anche in quel regno; vent’anni dopo
sono già fondati qualcosa come 72 conventi.
Non stupisce che
Francesco, a un certo punto, abbia aperto gli occhi e si sia accorto di
aver creato un mostro: era a capo di una multinazionale, lui che voleva
andare in giro scalzo con un gruppetto di amici, parlando di Gesù alla
gente e scaricando casse al mercato per mantenersi. Negli ultimi anni di
vita Francesco si dimise dalla guida dell’ordine, creando grossissimi
problemi ai suoi successori, perché per l’immagine dell’organizzazione e
la motivazione dei membri il mito del fondatore è essenziale. Fra il
Novecento e il Duemila i grandi fondatori di aziende, gli Henry Ford, i
Bill Gates, gli Steve Jobs sono stati mitizzati in vita, e sono
diventati delle leggende dopo la morte, grazie anche all’invenzione di
quel peculiare genere letterario, la biografia autorizzata, erede
diretto dell’agiografia medievale.
Il caso di Steve Jobs conferma
che i visionari del Medioevo avevano ragione quando insistevano
sull’importanza del look. La biografia autorizzata di Walter Isaacson ci
svela che non era certo un caso se Jobs vestiva sempre uguale, jeans
blu senza cintura e maglioncino nero a collo alto. Più volte il
fondatore di Apple propose che tutti i dipendenti dell’azienda si
vestissero allo stesso modo, ma i lavoratori non apprezzavano l’idea, e
Jobs dovette accontentarsi di vestirsi lui così: nell’armadio aveva un
centinaio di dolcevita neri, tutti uguali, e previde correttamente che
gli sarebbero bastati per tutta la vita. Francesco, invece, riuscì a
imporre ai frati di vestirsi tutti allo stesso modo, con un saio bigio e
un cappuccio a punta, da contadino; ma dopo la sua morte i francescani
ebbero dei sai larghi e comodi, di ottima stoffa, e il cappuccio diventò
ampio e arrotondato, come voleva la moda. Grazie alle tecnologie
moderne gli storici dell’arte hanno scoperto che diverse tavole col
ritratto di San Francesco sono state modificate dopo la sua morte,
cancellando l’odiato cappuccio a punta e sostituendolo con un cappuccio
da giovanotto elegante.
Tutti sapevano che l’immediata
riconoscibilità era un ingrediente del successo. Quando il monastero di
Cîteaux cominciò a fare concorrenza a quello di Cluny, i cistercensi
scoprirono che nella regola benedettina non stava scritto da nessuna
parte di che colore doveva essere l’abito; per tradizione era nero, ma
loro si vestirono di bianco, perché la gente doveva vedere la
differenza. Il mantello bianco era anche la prerogativa dei Templari, e
quando un ordine concorrente, i Teutonici, volle adottarlo, i templari
protestarono col papa, perché impedisse quella concorrenza sleale: il
copyright era loro!
Poi gli ordini militari ebbero il problema,
comune a tante aziende, di una crisi di mercato che ridusse la domanda.
Dopo la perdita della Terrasanta e la fine delle crociate non c’era più
un gran bisogno di monaci guerrieri. C’erano ben tre ordini militari, i
Templari, gli Ospedalieri e i Teutonici, e sempre più voci si levavano
contro questi enti inutili, che per la cristianità rappresentavano un
passivo netto. Gli ordini reagirono presentando un progetto di fusione:
così, argomentò il Gran Maestro del Tempio, si realizzeranno dei grossi
risparmi, dove prima c’erano tre poltrone ne rimarrà una sola. Ma
l’antitrust intervenne: i sovrani europei fecero sapere al papa che non
avevano nessuna voglia di trovarsi fra i piedi una multinazionale
monopolistica e strapotente. Alla fine, com’è noto, Filippo il Bello
risolse a modo suo il problema della ridondanza dei templari; ma i loro
rivali, gli Ospedalieri, esistono ancora, col nome di Ordine di Malta.
E
a questo proposito, ci sono due organizzazioni che recentemente hanno
lanciato un progetto chiamato Vision 2050. Sono progetti che non hanno
niente in comune, ma sono stati chiamati nello stesso modo per caso da
manager che condividono lo stesso tipo di linguaggio. Una è il Wbcsd,
organizzazione che riunisce circa 200 multinazionali, e che col progetto
Vision 2000 si propone di guidare la «global business community» verso
un futuro sostenibile. L’altra è appunto l’Ordine di Malta, che col
progetto Vision 2000 si propone di reclutare giovani e finanziare
iniziative fino alla metà del secolo. Così una potentissima associazione
di multinazionali, fondata nel 1992, con sede a Ginevra, e l’Ordine di
Malta, il vecchio concorrente dei Templari, che nel suo sito ufficiale
dichiara di essere in attività dal 1048, usano lo stesso linguaggio; ed è
molto difficile decidere chi è che sta imitando l’altro.