martedì 6 settembre 2016

Corriere 6.9.16
La profezia di Khomeini E la fine del comunismo
risponde Sergio Romano

In una famosa lettera inviata nel 1989 da Khomeini a Gorbaciov, l’Ayatollah iraniano poneva il fondamentalismo islamico quale alternativa al marxismo, di cui pronosticava l’imminente fine. Nella lettera veniva evidenziato che entrambe le ideologie si ispirano ai principi di eguaglianza
economica e sociale e trovano le loro radici nell’anticapitalismo e nell’antioccidentalismo. Ritiene che possano esistere analogie tra un movimento fondato su rigidi precetti religiosi
e una dottrina totalmente materialistica?
Ferdinando Fedi Roma

Caro Fedi,
La lettera di Khomeini a Gorbaciov è un lungo testo infiorato di frequenti richiami coranici e citazioni teologiche, una prolissa predica religiosa. Ma è anche un interessante documento politico. Fu scritto, come lei ricorda, nel 1989, quando esisteva ancora una «Unione Sovietica» e l’autore della lettera non poteva prevedere che si sarebbe disintegrata nel giro di due anni. Ma poteva legittimamente sostenere che la grande sfida, mossa all’Islam nelle sue terre dal marxismo-leninismo durante il Ventesimo secolo, poteva ormai considerarsi fallita. Vi era ancora un’altra sfida: quella rappresentata dal capitalismo e dalla democrazia occidentale. Ma il crollo del comunismo era, agli occhi di Khomeini, un fenomeno più interessante. Mentre sarebbe stato molto difficile sconfiggere il grande Satana americano, l’Unione Sovietica aveva un tallone d’Achille rappresentato dalla presenza sul suo territorio di 60 milioni di musulmani, soprattutto in Asia Centrale. Come è stato ricordato da Renzo Guolo su la Repubblica , qualche anno fa, quei musulmani erano prevalentemente sunniti, ma questo non impediva a Khomeini di pensare che la fine del comunismo avrebbe creato un vuoto ideologico e avrebbe rappresentato per la Repubblica islamica una occasione da cogliere.
Non credo che l’Iran, sul piano religioso e culturale, abbia ricavato particolari vantaggi dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ma la profezia del Grande Ayatollah si è parzialmente avverata là dove l’Islam post-sovietico si è radicalizzato e sta cercando di scalzare dal potere il vecchio notabilato musulmano con cui il regime comunista era riuscito a creare un rapporto di convivenza.
Non si è avverata, invece, la speranza di Khomeini che la crisi del comunismo aprisse l’intera società russa al messaggio coranico. Il vuoto ideologico lasciato dalla scomparsa della dottrina di Marx e Lenin è stato riempito dal ritorno alla fede ortodossa. Credo che questa constatazione, caro Fedi, risponda alla sua domanda. Il comunismo non fu una dottrina totalmente materialistica. Fu anche, per molti milioni di esseri umani, una fede che soltanto un’altra fede poteva rimpiazzare.