La Stampa 30.9.16
La guerra nell’Inps
Il Consiglio boccia la riforma di Boeri
Il presidente assediato rilancia: pensioni anticipate a rischio
di Paolo Baroni
All’Inps
volano gli stracci. Dopo mesi di frizioni e attriti, coi sindacati in
prima fila a sparare contro il «nemico dei pensionati», adesso la
Commissione di vigilanza dell’ente (dove gli stessi sindacati sono
presenti in forze) alza il tiro e impugna davanti al Tar il piano di
riorganizzazione presentato a gennaio da Tito Boeri. «Toglie competenze e
porta ad una semplificazione così estrema da asciugare anche la
democrazia. Alla fine resta un uomo solo al comando», accusa il
presidente del Civ Pietro Iocca.
Il numero uno dell’Inps, che sin
dal primo giorno di incarico ha preso di petto un po’ tutte le
questioni, non ci sta a finire sott’accusa e contrattacca: «Se vogliamo
far decollare l’Ape serve una macchina efficiente. L’Ape è una
operazione complessa e necessita di una presenza capillare sul
territorio per gestire le domande. Fermare ora la riforma porterebbe a
problemi per l’attuazione dell’Ape».
Duello in Commissione
È
un vero duello quello che va in scena di fronte alla Commissione
bicamerale di vigilanza sugli enti di previdenza. Alle due parla Iocca e
spara ad alzo zero contro Boeri ricordando che rilievi analoghi ai suoi
sono venuti anche dai sindaci, dal direttore generale, dal magistrato
della Corte dei Conti, dai ministeri dell’Economia e del Lavoro e dalla
Funzione Pubblica». Il ricorso al Tar? Una mossa obbligata «per far
rispettare la legge. Se Boeri ritira le violazioni, il Civ è pronto a
ritirarlo». Passano pochi minuti e l’interessato ribatte: «Assolutamente
non ritireremo nulla. Apporteremo alcuni chiarimenti per rispondere ai
rilievi, ma la riforma andrà avanti». Quindi spiega di battersi da tempo
per una riforma della governance ed una riduzione dei poteri del
presidente e accusa Iocca di aver promosso un ricorso «drammatico e
costoso» mentre «in passato di fronte a momenti ben più difficili non si
è arrivati a tanto».
La scure sui dirigenti
Per Boeri il
riassetto, che tra l’altro taglia da 48 a 36 le direzioni generali,
lasciandone a Roma appena 14, «definisce in modo chiaro le competenze
dei diversi organi dell’istituto nel pieno rispetto delle norme di
legge» e fa risparmiare 8 milioni di euro che contribuiranno a
finanziare il piano di assunzione di 900 giovani laureati. Ma forse sono
proprio i tagli a «disturbare» il Civ. Visto che, come ricorda lo
stesso Boeri, il suo piano prevede «di ridurre in modo consistente il
numero dei suoi componenti». In ballo ci sono 24 poltrone, mica poche.