La Stampa 26.9.16
Kurt Bassuener, analista politico
«Si è superata un’altra linea rossa. Ora c’è il rischio di un’implosione»
intervista di Stefano Giantin
Il
referendum in Republika Srpska scoperchia il vaso di Pandora
dell’instabilità in Bosnia. E il rischio di un’implosione «violenta» del
Paese balcanico non può più essere escluso. Ne è certo Kurt Bassuener,
analista politico del think tank tedesco-americano Democratization
Policy Council.
Cosa cambierà in Bosnia dopo il referendum?
«Un’altra
linea rossa è stata attraversata. Il referendum dimostra che non ci
sono limiti al comportamento dei politici in Bosnia. Tutti gli
ingredienti per minare la stabilità del Paese sono ora presenti».
L’Ue avrebbe dovuto fare di più per evitare il referendum?
«L’Ue
continua a guardare al Paese solo con la lente dell’allargamento. È
accaduto con l’accettazione della domanda d’adesione del Paese, martedì
scorso. Potevano invece pensare a misure restrittive contro Dodik,
impedendogli di viaggiare nell’Ue e congelando i suoi beni. Potevano
farlo, non hanno voluto».
Ritiene credibile l’ipotesi di un collasso della Bosnia?
«Dodik
persegue l’indipendenza della Republika Srpska e ha dichiarato che nel
2018 vuole un referendum sulla secessione. Per il referendum, Dodik ha
scommesso che non ci sarebbe stata una risposta dall’Occidente e che la
Russia lo avrebbe sostenuto e ha avuto ragione. Fallimentare è stato
invece l’approccio dell’Ue e degli Usa. E sì, la Bosnia può collassare,
ma se collasserà lo farà con violenza».
Ancora violenza, vent’anni dopo la fine della guerra?
«Parliamo
di un Paese con molte armi. Vengo dalla Florida e i fanatici delle armi
sarebbero invidiosi di quanto si nasconde nelle case in Bosnia. Tutti
sono stati molto ragionevoli negli ultimi vent’anni, e penso che il
bosniaco medio non abbia alcun interesse a riaccendere il conflitto. Ma
basta solo un atto di violenza per cambiare le dinamiche in un luogo
dagli equilibri così precari, dove molte cose possono andare male».