La Stampa 24.9.16
Una spia presa dai fascisti nel ’43
Ecco chi era il vero James Bond
Inglese,
 venne paracadutato a Como e usava le stesse armi dell’eroe di Fleming 
La sua storia riscoperta da un italiano. Siena lo celebra con una 
medaglia d’oro
di Vittorio Sabadin
James Bond è 
esistito davvero, e quando era in missione usava gli stessi gadget che 
abbiamo visto nei film di 007: coltelli nascosti, apparecchi per 
trasmettere a distanza, pellicole celate nelle batterie di una pila e 
persino tute da sub sotto le quali indossare normali vestiti, come lo 
smoking che Sean Connery sfoggia uscendo dall’acqua in «Goldfinger». 
Richard Mallaby era uno Special Operation Executive inglese, e aveva 
solo 24 anni quando fu paracadutato sul Lago di Como da un bombardiere 
Halifax. Nell’agosto del 1943, la sua missione era prendere contatto con
 i gruppi partigiani, per coordinarne l’attività con il comando 
britannico. Prima della partenza, anche lui aveva incontrato il mister Q
 dell’epoca, che lo aveva dotato di una serie di dispositivi che 
potevano aiutarlo nella missione. Il primo era proprio una tuta a tenuta
 stagna che aveva protetto i suoi abiti durante il tuffo nel lago, 
consentendogli di arrivare a riva perfettamente asciutto.
Come 
sempre accade nei film di James Bond, pure nel caso di Mallaby le cose 
all’inizio non sono andate per il verso giusto. L’incursione nel 
territorio dei cattivi si è conclusa con una cattura da parte dei 
fascisti, che lo hanno interrogato duramente, com’è poi toccato a Daniel
 Craig in «Casino Royale» o a Pierce Brosnan in «La morte può 
attendere». Come nei film, non c’è stato però bisogno di confessare: la 
sua identità di agente segreto è stata scoperta dai gadget che portava 
con sé. Mescolati al dentifricio c’erano dei codici segreti, nel 
pennello da barba era nascosto un piccolo cristallo che poteva servire a
 costruire una radio trasmittente, nelle pile di una torcia c’erano 
pellicole fotografiche e sotto a un braccio l’agente segreto nascondeva 
un coltello.
Mallaby rischiava di essere fucilato, ma come nei 
film di Bond riuscì a farsi qualche amico nel campo dei cattivi. Era 
nato a Ceylon da genitori inglesi che si erano poi trasferiti in una 
proprietà di famiglia nei pressi di Siena, Villa Poggio Pinci. Parlava 
perfettamente italiano e riuscì a convincere i suoi aguzzini che, visto 
che la guerra per loro era ormai persa, avrebbero fatto meglio a 
portarlo a Roma, dove c’era molto da fare. In poco tempo, Mallaby 
conquistò la fiducia di Badoglio e divenne il tramite tra il Maresciallo
 e il comando anglo-americano di Algeri nel negoziato per l’armistizio. 
Quando Badoglio e Vittorio Emanuele III fuggirono a Pescara e poi a 
Brindisi, c’era anche lui ad accompagnarli. Conclusa la sua missione, 
Mallaby tornò a Londra come se niente fosse, senza nemmeno una 
Moneypenny ad aspettarlo nell’anticamera dell’ufficio di M.
Due 
anni dopo, nel 1945, l’agente segreto fu nuovamente mandato in Italia, 
questa volta attraverso il confine svizzero. Il nemico ora erano i 
tedeschi, che immancabilmente lo catturarono subito. Nelle mani delle SS
 Mallory rischiò di nuovo il plotone di esecuzione, ma riuscì invece a 
entrare in contatto con il comandante Karl Wolff, e a diventare anche 
questa volta l’uomo di collegamento nella trattativa con gli Alleati che
 portò alla resa degli 800.000 soldati tedeschi stanziati in Italia.
Alla
 vita di questo nascosto eroe della Seconda guerra mondiale ha dedicato 
un libro lo storico italiano Gianluca Barneschi («L’inglese che viaggiò 
con il Re e Badoglio»), un saggio che ha avuto il merito di risvegliare 
anche a Londra l’interesse dei giornali e del Foreign Office per le 
imprese del loro agente. Mallaby è morto a Verona nel 1981, a 62 anni, 
ed è sepolto nella proprietà di famiglia, a Villa Poggio Pinci. Il 
Comune di Asciano, il suo paese in provincia di Siena, gli ha ora 
conferito una medaglia d’oro, consegnata ai tre figli, per ringraziarlo 
del coraggio e dell’eroismo dimostrati nelle sue missioni in Italia. 
Giorgio VI gli aveva assegnato una semplice Military Cross, la medaglia 
che era stata data anche a Francesco Baracca e a Gabriele D’annunzio. 
Questa gli farà sicuramente più piacere.
 
