giovedì 22 settembre 2016

La Stampa 22.9.16
Bufera su Lorenzin per il Fertility Day:
“Opuscolo razzista”
Oggi la giornata della fertilità voluta dal ministero Ma in media le italiane sognano di fare due figli
di Francesco Zaffarano

Nessuno, dotato di senno, può negare che ci sia un problema di ricambio generazionale in Italia. Ma nessuno, dotato dello stesso senno, può lanciare una campagna come quella del Fertility Day. Non pago della figuraccia delle prime locandine, il ministero della Salute è finito di nuovo al centro delle polemiche. E alla vigilia della giornata, che si celebrerà appunto oggi. Questa volta a sollevare le proteste è stato l’opuscolo sugli stili di vita corretti per preservare la fertilità, additato come razzista per il confronto in copertina tra un sorridente quartetto di ragazzi bianchi e un gruppo che fuma hashish, tra cui due neri. Il passo falso, oltre a causare l’ennesimo ritiro della campagna, è costato il posto al responsabile della comunicazione del ministero. Intanto, però, il dicastero guidato da Beatrice Lorenzin, perde di vista il punto della questione: l’età media della popolazione è di 44,7 anni, nel 2015 ci sono stati più morti (653 mila) che nati (488 mila), e nessuno degli ultimi governi è stato in grado di proporre soluzioni. Il vero problema non sono le donne che non fanno figli, bensì un sistema Paese che non glielo permette. È questo il motivo delle proteste che hanno accompagnato il Fertility Day: le donne italiane non hanno bisogno di qualcuno che ricordi loro che il tempo sta passando. Perché è vero che rimandare una gravidanza è un rischio per la salute, ma è ora di uscire dal luogo comune delle italiane che antepongono la carriera alla maternità e che non vogliono fare figli: secondo l’Istat, infatti, le nostre connazionali fanno in media 1,3 figli ma vorrebbero averne due. E proprio su una media di due figli a coppia si attesta la quota necessaria per garantire il famoso ricambio generazionale. Quello che emerge dai numeri, quindi, è un sistema che da qualche parte si è inceppato. Gli ostacoli che ci separano dal traguardo di una natalità che sia in grado di rispondere alle esigenze del nostro sistema economico e di welfare sono diversi: la mancanza di lavoro, la precarietà dei contratti, le dimissioni in bianco che le lavoratrici sono costrette a firmare, i fondi pubblici che mancano per le politiche di sostegno alla famiglia, l'assenza di posti negli asili nido, il fatto che l’innalzamento dell’età pensionabile impedisce ai nonni di prendersi cura dei nipoti sfasciando quell’ultimo straccio di patto intergenerazionale che a lungo si è fatto garante di un welfare che faceva acqua da tutte le parti. Ed è a questi problemi che va trovata una risposta.