Il Sole Domenica 11.9.16
Pluralismo
Il punto di vista del riccio
di Roberta de Monticelli
«La
 volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una importantissima. Il valore è
 una cosa importantissima». Il motto di Archiloco, già citato in un 
famoso saggio di Isaiah Berlin, apre il testamento filosofico di Ronald 
Dworkin, Giustizia per i ricci. Il riccio e la volpe rappresentano 
rispettivamente due visioni contrapposte di quello che oggi chiamiamo il
 pluralismo. La questione è: il pluralismo delle nostre società – e del 
mondo – è o non è compatibile con l’assenza di conflitto? No, dice la 
volpe; sì, pensa il riccio. Nel suo La ricerca dell’ideale, Berlin pone 
il problema in maniera quasi classica. Parlando della sua giovanile 
scoperta di Machiavelli, per il quale «la combinazione della virtù 
(antica, repubblicana) e dei valori cristiani è qualcosa di 
impossibile», Berlin conclude: «Tutto questo istillò in me un’idea che 
ebbe quasi l’effetto di uno shock… veniva a minare la mia precedente 
convinzione, basata sulla philosophia perennis, che non potesse esservi 
conflitto fra fini veri, tra risposte vere ai problemi fondamentali 
della vita».
La prima questione che questo passaggio solleva è: se
 c’è incompatibilità fra «risposte vere» ai problemi fondamentali della 
vita, in che senso ci possono essere risposte vere? Certo non nel senso 
ordinario: se p e q sono incompatibili, non possono essere entrambe 
vere. D’altra parte Berlin non vuole sostenere che sono vere le nostre 
convinzioni e false quelle degli altri, sempre. Non resta allora che lo 
scetticismo: nel senso proprio di «verità», i giudizi di valore non 
possono essere veri, né falsi. E questa è la posizione mainstream. 
Berlin fa emergere a poco a poco gli eroi della modernità disillusa.
Sono
 Machiavelli, Vico, Herder, Herzen… vi possiamo aggiungere Niezsche, 
Weber, gli storicismi, i post-moderni. Anche se Berlin vede una gran 
differenza fra il semplice relativismo e…il vero pluralismo. Come a Max 
Weber, il relativismo gli sembra frivolo. «Io preferisco il caffè, tu 
preferisci lo champagne. Abbiamo gusti diversi… Ma non è questa la 
visione di Herder, né la visione di Vico: nel loro caso parlerei 
piuttosto di pluralismo …sono molti e diversi i fini cui gli uomini 
possono aspirare restando pienamente razionali, capaci di comprendersi 
tra loro….. Ma i nostri valori sono i nostri e i loro sono i loro».
Cosa
 dirà il riccio? Vorrà forse negare che esistano ordinamenti differenti 
di priorità di valore, che sono anche alla base della struttura 
normativa di una cultura, della sua civiltà, della sua pedagogia e 
tecnologia? Vorrà negare il fatto del pluralismo? No certamente. Sarebbe
 la peggior violazione di quel valore che è costitutivo della giustizia 
quanto lo è la pari dignità: la libertà, fondamento del diritto di 
vivere secondo il proprio ethos nei limiti del rispetto di quello 
altrui. Idealmente, una «democrazia costituzionale dei diritti» (Rodotà)
 alberga molte diverse concezioni comprensive del bene, forse tante 
quanti sono i cittadini o almeno le comunità, le «identità». Non è qui 
l’opposizione fra il riccio e la volpe. Dove allora? L’opposizione 
riguarda il modo di concepire il fenomeno forse più universale e 
importante della storia umana: il conflitto, il disaccordo, il dissenso.
 E quindi, naturalmente anche la politica e la guerra.
Prendiamo 
l’incipit di un altro saggio di Berlin, Due concetti di libertà: la 
teoria politica non sarebbe mai stata concepita «se gli uomini non 
fossero mai entrati in disaccordo sui fini della vita, se i nostri 
antenati fossero rimasti nel Giardino dell’Eden». Vero. Il punto di 
vista del riccio sarebbe ben miope se consistesse nel negare l’esistenza
 delle guerre, da quelle che insanguinano il mondo a quelle che scuotono
 la pace delle case e perfino l’intimo delle persone, a quelle 
civilizzate che si dovrebbero svolgere sotto «l’impero della legge» 
(Dworkin), nella vita politica.
Il riccio e la volpe dissentono 
quindi nella lettura dei conflitti e più in generale del dissenso in 
materia assiologica, sale del resto della vita di ogni democrazia. Per 
la volpe,«Questi conflitti di valori fanno parte dell’essenza di ciò che
 sono i valori e di ciò che siamo noi stessi». Il riccio dubita che 
questa posizione sia coerente con un liberalismo politico moderno. Il 
fatto è che Berlin “prende sul serio” il politeismo dei valori almeno 
quanto Dworkin “prende sul serio” l’universalità dei diritti. È una 
nuova edizione della disputa fra Eutìfrone e Socrate questa. Qual è la 
fonte della norma e del valore? Forse siamo almeno riusciti a vedere in 
che direzione dovrà muovere il riccio, l’erede di Socrate.
Roberta de Monticelli sarà a Modena, piazza Grande, domenica 18 alle ore 16