Il Sole 8.9.16
Alta tensione tra Austria e Ungheria
Vienna
e Budapest litigano sui migranti respinti: gli austriaci minacciano di
portare gli ungheresi davanti alla Corte di Giustizia europea e mettono
un tetto alle richeste di asilo
di Vittorio Da Rold
«La
situazione oggi è molto migliore di un anno fa. Ma naturalmente resta
molto da fare».Così la cancelliera tedesca Angela Merkel ha difeso ieri
in Parlamento la sua scelta delle “porte aperte” ai rifugiati, invitando
tutti i partiti in parlamento a far fronte comune contro la “sfida”
rappresentata dalla formazione anti immigrati AfD.
La situazione,
ha detto Merkel, è migliorata grazie allo «sforzo nazionale» compiuto
attraverso il varo di una «legge sull’integrazione» (che prevede anche
“sanzioni” per chi non vuole integrarsi) e il rafforzamento della
«sicurezza» (per la quale la cancelliera ha annunciato altre «misure»).
«Un
grande problema sono i rimpatri», ha ammesso spiegando cosa resta da
fare: «giustamente i cittadini si aspettano che noi aiutiamo coloro che
hanno bisogno di aiuto ma che, a coloro che non hanno diritto di
restare, diciamo: dovete lasciare il nostro Paese altrimenti non
possiamo assolvere al nostro compito».
Intanto più a sud nella
lite sui respingimenti Vienna alza i toni nei confronti di Budapest e
minaccia una causa davanti alla Corte di giustizia europea. «Chi viola
costantemente i diritti, deve anche trarre le conseguenze”, ha affermato
il ministro degli interni Wolfgang Sobotka alla radio austriaca Orf.
La
Convenzione di Dublino prevede i respingimenti verso il Paese dal quale
il migrante è entrato nella Ue, cioè la Grecia nella maggior parte dei
casi in Austria. La Corte di giustizia europea ha però escluso
respingimenti verso la Grecia, a causa dell’attuale situazione. Secondo
Vienna toccherebbe perciò a Budapest farsi carico di queste persone.
Il
ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha immediatamente
respinto le critiche e ha ribadito che accoglierà solo i migranti che
sono entrati nella Ue dall’Ungheria.
Szijjarto ha evidenziato che
grazie ai controlli lungo il confine serbo-ungherese «il numero dei
migranti clandestini in Austria è calato». «Sbaglia perciò chi critica
un Paese che protegge l’Europa e l’Austria», ha aggiunto.
Anche
l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) ha
lanciato l’allarme dopo che il governo austriaco guidato dal neo premier
socialdemocratico Chistian Kern ha approvato a tambur battente un
progetto di “decreto d’urgenza” che permetterebbe a Vienna di bloccare i
migranti alle frontiere. La misura «romperebbe un tabù e
significherebbe una rinuncia al diritto d’asilo in Austria», ha
sottolineato Christoph Pinter, a capo dell’ufficio a Vienna dell’agenzia
delle Nazioni Unite, nel timore che «altri Paesi europei seguano
l’esempio».
Il cancelliere Kern, ha assicurato che il decreto
d’urgenza entrerà in vigore solo quando sarà raggiunto il limite di
37.500 richieste di asilo ammesse per quest’anno dall’Austria, insomma
una specie di numero chiuso per la domande di asilo nel Paese alpino. La
misura quindi resterà in sospeso per diverse settimane e potrebbe anche
essere impugnata a livello legale, anche da parte europea e dalla
Commissione. Non è chiaro inoltre, come funzionerebbe nella pratica la
chiusura dei confini verso i vicini, tra cui l’Italia al Brennero.
Nel
2015 l’Austria ha ricevuto la cifra record di 90mila richieste d’asilo.
Ma il vero motivo della svolta è l’avvicinarsi del secondo turno delle
elezioni presidenziali che si terrannno di nuovo il 2 ottobre, dopo che
la Corte costituzionale ne ha annullato il risultato per irregolarità.
Il 22 maggio scorso si erano affrontati Norbert Hofer, candidato del
partito di destra Fpoe, e il verde Alexander Van der Bellen che erano
passati al ballottaggio poi annullato dalla Corte suprema.