Il Sole 20.8.16
Nella Russia «assediata» il partito di Putin stravince
L’idea di una destabilizzazione pilotata da fuori fa premio in un elettorato apatico e disilluso
di Antonella Scott
Mosca
La protesta e le speranze di cinque anni fa trasformate in apatia,
rassegnazione, astensionismo: «La classe media russa – è la conclusione
amara di Dmitrij Gudkov, l’ultima voce che era rimasta all’opposizione
nella vecchia Duma, anche lui sconfitto nel voto di domenica – ha avuto
quello che merita». Scrive su Facebook: «Il nostro nemico è stata
l’indifferenza. La sfiducia. E in ogni caso, anche da deputato mi sarei
ritrovato solo».
Alle elezioni parlamentari di domenica la
vittoria di Russia Unita non ha lasciato neppure le briciole al fronte
liberale, cui non resta che far notare che la maggioranza degli aventi
diritto – più di 60 milioni di persone, il dato finale sull’affluenza è
47,91% - è rimasta a casa, ridimensionando la portata del sostegno
nazionale al partito di Vladimir Putin. Ma sul grafico del nuovo
Parlamento il risultato è netto: grazie anche ai seggi conquistati nei
collegi uninominali, Russia Unita aggiunge 105 deputati ai 238 che
aveva, 343 su 450 con il 54,21% delle preferenze nel voto di lista e un
trionfo nel 90% dei confronti maggioritari. Soltanto un seggio a un
candidato indipendente, uno agli ultranazionalisti di Rodina, uno a
Piattaforma Civica: il resto della Duma si divide fra i tre partiti
dell’opposizione “sistemica”, fedeli al Cremlino: comunisti (13,52%,
seggi dimezzati da 92 a 52), nazionalisti di Vladimir Zhirinovskij
(13,25%, 39 seggi), Russia Giusta (6,17%, 23 seggi). A Yabloko, il
partito di Gudkov, solo l’1,91%, e la consolazione di entrare però nei
consigli comunali di Mosca e Pietroburgo, le “culle” delle proteste di
cinque anni fa dove l’affluenza è crollata ai minimi storici.
A
giudizio di Putin, la partecipazione è comunque alta. Commentando ieri
il voto a più riprese, il presidente russo ha sottolineato la fiducia
dimostrata dagli elettori e il desiderio di stabilità, ora che «per la
gente la situazione non è facile». Ma Putin non ha mancato di leggere
nel risultato anche «la reazione dei nostri concittadini ai tentativi
esterni di fare pressioni sulla Russia, le minacce, le sanzioni, i
tentativi di scuotere da fuori la situazione nel Paese». Insiste sul
concetto della Russia assediata, sa che è uno dei temi che alimentano la
sua popolarità, ben più alta di quella di Russia Unita (all’80%) e che
di sicuro si è trasfusa andando ad aiutare il partito guidato da Dmitrij
Medvedev.
Sulla conduzione del voto, che il Cremlino voleva il
più corretto possibile perché non ne fosse messo in discussione il
risultato, il giudizio degli osservatori internazionali è misto.
Guardando il bicchiere mezzo pieno gli osservatori internazionali
dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
presente ovunque in Russia tranne che in Crimea) hanno rilevato dei
miglioramenti, in particolare una maggiore trasparenza
nell’organizzazione e gestione delle operazioni di voto. Ma il quadro
più ampio, quanto successo prima della giornata elettorale, le
restrizioni sui diritti fondamentali «continuano a essere un problema»,
ha osservato ieri pomeriggio a Mosca il deputato finlandese Ilkka
Kanerva, coordinatore elettorale per l’Osce. «Se la Russia vuole
rispettare i propri impegni democratici – ha detto – dovrà lasciare più
spazio al dibattito e alla partecipazione civica». Secondo Ella
Pamfilova, l’attivista per i diritti umani chiamata a presiedere la
Commissione elettorale centrale, il voto si può considerare
«completamente legittimo». Anche se in alcuni casi sparsi per il Paese,
ha avvertito, la verifica delle violazioni segnalate domenica potrebbe
portare all’annullamento del voto.
Nelle elezioni molti
osservatori hanno visto una prova generale delle presidenziali 2018, e
la riconferma dell’«appoggio per il presidente da parte della stragrande
maggioranza dei votanti», come ha detto il portavoce Dmitrij Peskov,
ora potrebbe riaprire il carosello di voci secondo cui Putin potrebbe
anticiparle di un anno, prima che la crisi economica e le oscillazioni
del petrolio aprano nuovi elementi di incertezza, risveglino la
protesta, indichino un’alternativa. Nel frattempo, per chi si interroga
sulla direzione in cui il presidente intende indirizzare una Duma in cui
Russia Unita – con una maggioranza qualificata dei due terzi – può
approvare emendamenti alla Costituzione, il quotidiano Kommersant ha
aperto subito un nuovo fronte rivelando l’intenzione del Cremlino di
attuare una riforma degli organi di sicurezza creando un superministero,
che riunirebbe intelligence e forze dell’ordine in un nuovo grande
organismo, come il Kgb dei tempi sovietici.